Nocciola dei monti Cimini PAT Lazio

Prodotto Agroalimentare Tradizionale del LAZIO

La Nocciola dei Monti Cimini è riferibile alla specie Corylus avellana cultivar “Tonda Gentile Romana”. Tale cultivar presenta guscio di medio spessore, subsferoidale con l’apice leggermente a punta; colore nocciola e scarsa lucentezza. Il seme è medio-piccolo, di forma variabile subsferoidale, colore molto vicino a quello del guscio, per lo più ricoperto di fibre. La nocciola “romana” o “tonda gentile romana” trae il suo nome dalla forma sferoidale, dall’aroma gradevole e dal luogo d’origine della sua produzione.

the background of a hazelnuts in shell

METODO DI PRODUZIONE

Le piantagioni di questa “cultivar” trovarono nei terreni di origine vulcanica, posti alle falde dei Monti Cimini, un eccellente areale di coltivazione. La raccolta viene efettuata dalla metà del mese di agosto fino alla metà del mese di novembre. Il prodotto viene sottoposto ad un procedimento naturale di essiccazione efettuato disponendo le nocciole su aree pavimentate, in strati sottili, al sole, rigirandole periodicamente e coprendole la notte o in caso di pioggia.

CENNI STORICI

Molti sono i riferimenti storici che attestano la tradizionalità della Nocciola dei Monti Cimini. Già nel 1949 Giuseppe Nizi, nel “Il Nocciuolo nella zona del Cimino”, narra che presso i Romani il legno di nocciolo era bruciato durante i sacrifici al dio Giano, sul colle di Carbognano, e utilizzato per torce augurali durante le nozze. Il Martinelli in “Carbognano illustra” mette in risalto che la coltura del nocciolo risale al 1412 circa. Questa nocciola è di notevole interesse per le industrie dolciarie più conosciute nel nostro paese: fin dall’epoca delle sanzioni al regime fascista, quando si rese necessario sopperire al cacao con altri ingredienti nella produzione del cioccolato. La coltura del nocciolo si è difusa estensivamente nel viterbese agli inizi degli anni ’50. Fra i tanti elementi che ancora attestano la tipicità del prodotto, bisogna ricordare la “Sagra della Nocciola di Caprarola” che dal dopoguerra in poi, attira numerosi visitatori, dall’ultima domenica di agosto fino ai primi giorni di settembre.

Territorio di produzione

Provincia di Viterbo e parte della Città Metropolitana di Roma

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