Gli orti sociali sono una realtà che comincia a svilupparsi nelle grandi metropoli americane dal 1970 circa, soprattutto a New York che è stata pioniera in questa pratica. Dalla fine del secolo scorso, dei gruppi di cittadini auto-organizzati, hanno iniziato a pulire e coltivare degli spazi inutilizzati tra giardini pubblici, palazzi e cortili condominiali. Ne è nata una vera moda, esportata presto oltre oceano, soprattutto in Gran Bretagna e in seguito negli altri paesi europei.
Oggi sono moltissimi gli orti coltivati nelle grandi metropoli, sia su terreni demaniali che in strutture organizzate che affittano ai cittadini un pezzetto di terreno per fare l’orto, di solito annualmente e già comprensivo di ricovero degli attrezzi e impianto di irrigazione.
Le esperienze più belle e costruttive nascono naturalmente dalle associazioni territoriali che si occupano di divulgare pratiche di sostenibilità, mettendo a disposizione dei terreni per i loro soci oppure coltivando in comunità un orto esteso.
Sono inoltre molti i comuni, soprattutto nel nord Italia e nelle zone rurali, che hanno progetti di orti urbani permanenti aperti a giovani, famiglie, anziani, coppie di mezza età, rifugiati politici. Ogni anno viene emesso un bando e assaegnate le zone coltivabili in base a una graduatoria. Nei comuni più piccoli ci si può informare a riguardo di queste iniziative presso l’ufficio per il territorio, mentre nelle città è di solito responsabile il settore per le Politiche Ambientali ed Energetiche. Purtroppo, nelle norrmative di alcuni di questi progetti è consentito l’uso di diserbanti e pesticidi, quindi è meglio informarsi prima leggendo il regolamento di uso dell’area, per non ritrovarsi a coltivare accanto a spargitori di veleni che inquinerebbero inevitabilmente anche le nostre coltivazioni.
Se non esistono esperienze del genere nella propria zona, si può procedere alla creazione di un comitato di cittadini per chiedere gli spazi al comune e gestirli in seguito come associazione.
Tra i progetti più innovativi di socializzazione legata agli orti, merita una menzione quella di Chiasso, in Svizzera: 2000 mq con 60 orti progettati come luogo condiviso per tutti i cittadini. Oltre alle parcelle da coltivare e i capanni per gli attrezzi, hanno inserito una lunga tavolata di legno di castagno che attraversa la parte centrale, ideata per mangiare insieme. L’area è stata dotata anche di grill, pergolati con panchine e spazi per dialogare. Inoltre sono state eliminate le recinzioni tra una coltivazione e l’altra. Le coltivazioni di questi orti sono di tipo naturale e l’architetto che li ha progettati ha fatto anche un lavoro paesaggistico, prendendo molti spunti dalla permacultura.
In Italia il più grande progetto di orti sociali urbani è quello di Bologna: quasi 3000 orti messi a disposizione dei residenti, suddivisi in una ventina di aree ortive fornite dal comune.. L’esperienza di Bologna è stata trainante in Italia, cominciata nel 1980 come occasione di incontro per i residenti dei diversi quartieri. L’ingresso è molto semplice: possono accedere alla coltivazione di un orto sul territorio del comune tutti i residenti di Bologna, con liste di priorità per i rispettivi quartieri in cui si trovano gli orti. Negli stessi, insieme alle scuole,sono state avviate attività didattiche e iniziative culturali. Addirittura, nel caso di Bologna, il sistema di assegnazione degli orti è completamente informatizzato e le graduatorie vengono rinnovate ogni 4 mesi. Alcune associazioni nate da questo progetto offrono corsi gratuiti ad altri cittadini o associazioni su come costruire un progetto di orti urbani. Le informazioni sono reperibili su Iperbole, la rete civica del comune di Bologna, settore Aree Ortive Condivise.
Un’altra esperienza molto interessaqnte di orti sociali, sorta solo negli ultimi anni, riguarda quelli impiantati su terreni confiscati alla camorra, uno su tutti il progetto Orti a Casal di Principe, gestito dalla N.C.O., Nuova Cooperazione Organizzata, che ha utilizzato ironicamente la stessa triste sigla della nuova camorra organizzata, perché rimanga sempre chiaro lo scopo sociale di questa attività: gestire un territorio pulito e collaborativo. Per informarsi su esperienze di questo tipo o avviarne una, il referente principale è l’Associazione Libera
COIN DE TERRE : è invece un’organizzazione Europea che riunisce le associazioni di orti urbani, di cui fanno parte oltre un milione di famiglie che gestiscono un orto urbano o un giardino familiare nei paesi dell’Unione Europea. Coin de Terre pone molto risalto sull’utilità sociale e il benessere psico-fisico che l’orto può generare, quindi non è solo una rete informativa ma soprattutto una rete di promozione sociale dell’ortoterapia (www.jardins-familiaux.org). Purtroppo non comprende ancora le associazioni Italiane, ma può essere un buon riferimento per navigare tra molte esperienze europee e trarre spunti utili per il proprio progetto di orti urbani.
Estratto dal libro “L’orto naturale” di Grazia Cacciola
Menta
Coltivazione BIO
Per capire come coltivare la menta nell’orto bisogna sapere intanto che questa è una pianta che vive bene in diversi climi tanto che si può trovare dall’Alaska al Kenya ma è più frequente dove la primavera è fredda e umida e l’estate è calda e asciutta. Da qui ne deriva che può crescere sia in…
Zenzero
Coltivazione BIO
Lo zenzero (Zingiber officinale Roscoe) è una specie officinale coltivata nei paesi esteri. Coltivarlo in Italia, nel nostro orto o balcone avrebbe un grande valore ecologico. Alcune aziende agricole italiane si stanno attrezzando per introdurne la coltivazione, e finora tra i paesi europei che già la praticano in modo significativo c’è ad esempio l’Inghilterra dove…
Alliaria
L’alliaria è una pianta erbacea biennale, della famiglia Brassicaceae, che cresce comunemente nei luoghi umidi e ombrosi nelle radure e al margine dei boschi.
Anice
Coltivazione BIO
L’anice (Pimpinella anisum L.) è una pianta erbacea annuale, che si può coltivare in maniera del tutto ecologica e che può essere propagata e coltivata essenzialmente per seme.