Prodotto Agroalimentare Tradizionale della LIGURIA
Tubero tondo-ovale, di pezzatura media; buccia scabrosa, quasi a “scaglie” e giallastra. Patata a pasta gialla, farinosa, di tessitura grossolana come una “grattugia”; gemme chiare e superficiali; germoglio bianco con base violacea. Fiore viola molto chiaro, con raggiature bianche. Si tratta di una varietà semitardiva, assai serbevole, molto produttiva e resistente alle fitopatie. Oggi la patata Cabannese è conservata dal Consorzio della Quarantina, ma non è commercializzata a causa delle sue scarse qualità di sapore e rendimento culinario.
Zona di produzione: Val d’Aveto e parti alte delle valli retrostanti il Tigullio
Lavorazione: La coltivazione del tubero segue tre fasi: pregerminazione a marzo, semina fra aprile e giugno, raccolta dopo 120 giorni dalla semina. Il tubero non necessita di particolari attenzioni. Ancora oggi, la Cabannese è coltivata con le stesse modalità del passato.
Curiosità: Il nome Cabannese si riferisce alla frazione Capanne di Rezzoaglio, in alta Val d’Aveto, da dove si pensa sia partita la coltivazione. Testimoniata in altre zone dell’entroterra ligure (Stura, Varo, Ceno) oggi è conservata, senza obiettivi commerciali, presso l’Associazione Consorzio della Quarantina.