Patate di montagna PAT

Prodotto Agroalimentare Tradizionale del PIEMONTE

La coltivazione della patata ha antiche tradizioni in tutto l’arco alpino piemontese; documenti storici evidenziano come la coltivazione della patata si sia diffusa nelle vallate del Saluzzese a partire dal 1810, in concomitanza con un periodo particolarmente difficile per l’agricoltura locale. La riduzione delle produzioni di cereali – principale fonte di sostentamento per le popolazioni locali – ed il conseguente incremento dei prezzi di vendita avevano spinto le popolazioni ad avviare la coltivazione della patata.

Così si diffuse ben presto in tutto l’arco alpino rappresentando, nei decenni, una insostituibile fonte alimentare per le famiglie contadine, in particolare nei lunghi mesi invernali. Un significativo impulso alla produzione nelle aree tradizionali di coltivazione è avvenuto, nelle aree pedemontane del Piemonte, a partire dagli anni ’60 quando, con l’avvento di varietà selezionate nel nord Europa, si registrarono significativi incrementi nelle rese produttive, insieme ad un marcato miglioramento degli aspetti qualitativi e di conservabilità dei tuberi.
I terreni destinati a questa coltura si presentano, di norma, fertili, sciolti e ben esposti. Per migliorare la fertilità dei terreni vengono apportati, in fase di pre-aratura primaverile, elementi fertilizzanti al suolo ed in particolare sostanza organica ottenuta da allevamenti bovini e ovini locali. Le semine si effettuano, di norma, nella fase primaverile appena le condizioni di temperatura ed umidità dei suoli raggiungono livelli ottimali; la messa a dimora dei tuberi seme avviene sia manualmente che con l’ausilio di attrezzature meccaniche. Dopo la fase di emergenza si effettua una leggera vangatura nell’interfila per contenere lo sviluppo delle infestanti, seguita poi da una rincalzatura per favorire la formazione di tuberi.

Considerando i cicli di coltivazione che caratterizzano questa solanacea e gli andamenti climatici che si registrano in questi ambienti pedemontani, gli apporti irrigui alla coltura sono limitati. Eventuali integrazioni di acqua alla coltura sono effettuate adottando tradizionali tecniche di irrigazione per infiltrazione laterale nella fase di formazione ed ingrossamento dei tuberi. L’epoca di raccolta si concentra tra la seconda decade di luglio e la fine di settembre a seconda del microclima di coltivazione.

I tuberi vengono cavati dal terreno a mano o, più spesso, con apposite attrezzature meccaniche; il prodotto viene stoccato a livello aziendale in locali freschi, ventilati ed al riparo dalla luce. Lo stoccaggio, secondo tradizione, viene effettuato a livello aziendale sia in cumuli, non eccessivamente alti, con tuberi alla rinfusa che in cassette in legno.

I tuberi non subiscono processi di frigoconservazione, ma vengono tradizionalmente stoccati alla rinfusa, in cassette di legno o cassoni all’interno di ambienti freschi, al riparo della luce. Prima dell’immissione sul mercato, il prodotto viene selezionato e calibrato; non si procede alla spazzolatura dei tuberi per preservare al meglio la conservabilità degli stessi nella filiera distributiva. Le principali zone vocate sono pedemontane ed in particolare la Valle Varaita tra i 500 e i 1.000 metri di altitudine, l’intero areale di fondovalle della Bisalta ed in particolare nelle aree pianeggianti dei comuni di Boves, Peveragno, Chiusa Pesio e Robilante con un’altimetria compresa tra 500 e 850 metri di altitudine, l’Alta val Belbo con altimetrie che si spingono sino a 900 m s.l.m e il comune di Cesana Torinese.
Nell’agosto 1998 è stato costituito il “Consorzio per la valorizzazione e tutela delle patate dell’Alta Valle Belbo”, con sede a Mombarcaro e nel maggio 2001 è stato costituito a Boves il “Consorzio per la valorizzazione e tutela della Patata della Bisalta”.

ZONA DI PRODUZIONE

La zona di produzione tradizionale è costituito da tutto l’arco alpino e pedemontano piemontese.

TRADIZIONALITÀ

In Valle Varaita le aree di fondovalle sono storicamente caratterizzate da questa coltivazione, fin dalla fine dell’800. Nella Statistica del 1835, a cura di Giovanni Eandi (Vice Intendente di Saluzzo), si riportano investimenti di ben 1830 giornate piemontesi destinate alla coltivazione di patate suddivise tra l’alta Valle Varaita e l’alta Valle Po con 746 giornate piemontesi; la bassa Valle Varaita (Venasca) e la bassa Valle Po (Sanfront) con 270 giornate piemontesi. È molto probabile che il forte incremento demografico che si registrò nelle vallate del Saluzzese tra il 1830/1840 sia anche da addebitarsi alla diffusione della patata; infatti una famiglia di cinque persone, per “sopravvivere” con i cereali doveva avere a disposizione un terreno con una superficie circa 100 volte maggiore di quella coltivata a patata per avere lo stesso rendimento nutrizionale.

Allo stesso modo l’area della Bisalta è sempre stata caratterizzata da questa coltivazione, in particolare i comuni di Boves e Peveragno godono di particolari situazioni pedoclimatiche che conferiscono al prodotto elevate qualità particolarmente apprezzate dai consumatori. E così anche nella tradizione contadina dell’Alta Valle Belbo. Il comune di Mombarcaro organizza ogni anno, a metà Luglio, la Sagra della patata dell’Alta Valle Belbo; questo momento di festa favorisce l’incontro tra i consumatori ed i produttori locali e svolge un ruolo determinante nella promozione dell’intero territorio vallivo. In passato il mercato di riferimento della produzione locale era la vicina Liguria; ancora oggi, il bacino ligure rappresenta un punto di approdo privilegiato per i produttori locali.

Bibliografia:

  • Baudino M., Costamagna F., Frati S. – “Antichi Ortaggi del Piemonte – Salvaguardia, recupero dall’erosione genetica e valorizzazione” Ed Primalpe – Regione Piemonte 2011
  • Baldi C., 2003 “Atlante dei Prodotti Tipici (e non solo) della provincia di Torino” Ed. Hapax.

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