Caratteristiche botaniche:
Nome comune: Pero
Nome scentifico: Pyrus communis L.
Famiglia: Rosaceae
Generalità
Il pero appartiene alla famiglia delle Rosaceae, sottofamiglia delle Pomoideae, genere Pyrus.
Origine discussa: si distinguono specie occidentali, Pyrus Communis principale, e specie orientali in cui si riscontrano maggiori resistenze, anche al colpo di fuoco batterico; in Cina si usa il Pyrus pyrifolia appartenente a queste ultime. Circa la biologia nel pero si riscontra spesso l’auto-incompatibilità, causata da sterilità sia fattoriale che morfologica e citologica; come nel melo esistono cv triploidi che possono dare anomalie. Peculiarità del pero è la produzione via partenocarpica presente in numerose cv, tuttavia è sempre preferibile ricorrere a buone cv impollinatrici.
L’impollinazione è ovviamente entomofila tuttavia il fiore è poco attrattivo e si preferisce mettere più arnie.
Limiti pedoclimatici: principale è la resistenza al calcare, soprattutto con il portinnesto di cotogno; altri limiti sono costituiti dalla resistenza al freddo principalmente ed alla siccità (sempre col cotogno che ha apparato radicale superficiale), qualche problema sorge in casi di carenze nutrizionali.
Il pero è un albero vigoroso, di forma piramidale nei primi anni e tendenzialmente globosa a muturità, che può raggiungere un’altezza anche di 15-18 m. Il pero presenta gemme a legno e miste portate da diversi rami fruttiferi, cioè da dardi, lamburde, brindilli e rami misti. Il frutto è un falso frutto detto pomo.
Varietà e portinnesti
Fra le cv, per le quali si rimanda alle Liste di orientamento varietale per una attenta scelta, si ricordano:
Etrusca, Coscia, Santa Maria, William, Highland, Conference, Abate fetel, Harrow sweet, resistente al colpo di fuoco batterico, Decana del comizio, Kaiser e Passacrassana. Tra le citate ci sono le più utilizzate cui si aggiungono anche la Butirra precoce Morettini, la William Rossa, abbastanza diffuse.
Per i portinnesti si distinguono i franchi, quali Franco comune, Fox e Farrold, resistenti all’OHF, e le selezioni di cotogno, quali Ba29, EMC, EMA, Sydo e Adams; queste ultime sono poco adatte a terreni siccitosi e calcarei, eccetto il primo.
Propagazione: seme, margotta, propaggine, danno i portinnesti e l’innesto è una pratica diffusissima ma con qualche caso di disaffinità; poco usata la micropropagazione.
Tecnica colturale
È una pianta piuttosto plastica nelle forme di allevamento sebbene si tenga presente che la produzione passi dai brindelli e rami misti i primi anni, alle lamburde. L’evoluzione delle forme di allevamento nel pero è passata da forme in volume come il vaso alla palmetta (sesto 3,5 x 2 m), anticipata e irregolare, al fusetto (sesto 4 x 1 m) quindi un asse principale con branchette di sfruttamento; col cordone verticale e la forma a V si raggiungono densità di 4.000-5.000 piante/ha.
L’irrigazione nel pero è fondamentale, ma è bene evitare elevate disponibilità idriche durante l’intensa crescita vegetativa e in post-raccoltà, mentre attenzione alla carenza in pre e post fioritura cui seguono fenomeni di stress idrico. È preferibile sempre il sistema a microportata.
Concimazione: come di norma è obbligo eseguire l’analisi del terreno e fogliare per evidenziare le carenze. Elementi fondamentali sono N, K, Ca, in secondo luogo P e Mg; qualche volta anche Bo e Fe sono da tener conto.
Per quanto riguarda la potatura bisogna sempre considerare dove vogliamo la produzione; in generale è bene diradare e sfoltire i rami ma non raccorciarli in quanto siamo su una pomacea, inoltreranno eliminati parte di quelli che hanno già fruttificato; si preferisce sempre eseguire piegature anziché tagliare.
La potatura verde è importante specie nell’allevamento. Il pero è la specie che si adatta molto bene alla potatura meccanica. Il diradamento è da eseguirsi dopo la cascola di giugno.
Produzioni
La raccolta va da giugno ad ottobre. Il momento opportuno è scelto mediante indici di raccolta quali il colore di buccia o polpa, la durezza della polpa, la resistenza al distacco ed altri. Il rendimento ad operaio si aggira sui 50-80 kg per forme in volume rispetto ai 60-180 kg per la forme appiattite. Per quanto riguarda la conservazione le tecniche sono Atmosfera normale oppure Atmosfera controllata; la conservazione avviene a basse temperature appena sotto lo 0°C, è simile a quella per mele anche se le pere sono più sensibili alla CO2 e perciò è buono il metodo ULO (ultra low oxygen).
Avversità
Bisogna tener conto di danni di origine abiotica quali agenti metereologici, carenze (Bo ed Fe), fitopatie post-raccolta tra cui il riscaldo. Importanti sono micoplasmosi, fitoplasmosi con accartocciamento, batteriosi come il colpo di fuoco batterico (OHF); tra le micosi ricordiamo il cancro delle drupacee e la ticchiolatura.
Negli insetti troviamo lepidotteri quali carpocapsa (Cydia pomonella), rodilegno, tignola, molti afidi e tra altri vi è la cocciniglia di San Josè (Quadrapsidiotus pernicosus).
FONTE @www.agraria.org