E’ l’ultimo paese della vallata alla quale dà il nome. Pare accertato che fino al secolo scorso l’unico transito dalla Carnia verso il Cadore fosse l’asprissima casereccia della Val pesarina, costruita dai Romani nel tardo impero; non esistevano ancora le strade per il passo della Ma uria (verso le sorgenti del Tagliamento), e per Sappada (verso le sorgenti del Piave).
La popolazione qui come altrove predilesse un tipo di insediamento in villaggi ed agglomerati compatti, espressione di una vita comunitaria; inoltre l’addossare le case permetteva di risparmiare tempo e materiali nella costruzione. Il borgo si è sviluppato con una struttura radiale: i due poli di attrazione sono costituiti dalla via principale di attraversamento e dalla chiesa. Pesariis ha conservato la tipologia e l’assetto distributivo dell’originario centro urbano di montagna ove prevalgono le caratteristiche architettoniche e ambientali sei-settecentesche. Le prime case in legno e paglia sorsero sotto la chiesa, vicino al fiume, e da lì, addossandosi le une sulle altre per lasciar spazio alle aree più fertili per le coltivazioni ed i pascoli, si svilupparono lungo la strada di collegamento con il Cadore denominata Via Maggiore.
I primi edifici raccoglievano sotto lo stesso tetto l’abitazione, la stalla ed il fienile e sono edifici a corpo semplice mentre gli edifici denominati “Case Carniche” ad archi e volti subiscono un’evoluzione “nobile”. Le coperture si presentano fortemente inclinate (45° e oltre) ed il manto di copertura è di tegola di argilla di produzione locale.
Prima ancora le case erano completamente in legno ed il manto di copertura all’inizio era in paglia e poi in scandole (asticelle di legno spezzate con l’ascia seguendo la venatura del legno per dargli maggior tenuta e durata). Per quanto riguarda gli elementi decorativi sono costituiti dai portali e dai riquadri in pietra delle forature, dagli intagli e dagli incastri delle parti lignee, dalle pitture murali, dagli elementi di arredo urbano, quali fontane e recinzioni in pietra. Lo spazio urbano veniva utilizzato dalla comunità per lo svolgimento di buona parte delle attività quotidiane. Tipici esempi a Pesariis sono la piazza Ustin, il Borgo Chiacut, il Borgo Vischia che rappresentano l’esempio fisico e funzionale di un piccolo centro, un microcosmo di vita e lavoro.
Il toponimo fa la sua prima comparsa nel 1300 “in villa de Pesargis” e comunemente si ritiene derivi dalla “pesa” esistente sul luogo dove una volta c’era la “muda” o dogana cui erano soggette le mercanzie che transitavano per il vicino valico di Lavardet, dove avveniva lo scambio di merci tra la provincia di Udine e la provincia di Belluno; a conferma di questo luogo di dogana è rimasta la vecchia casa della pesa del 1200-1300 nei sottoportici della quale avveniva la pesatura dei prodotti ed il cambio dei cavalli.
Giovanni Frau prende tale ipotesi con poca convinzione, e anche C.C. Desinan si domanda se una strada che arriva a 1540 metri di altitudine possa essere stata tanto importante per insediarvi una vera dogana. Lo studioso propende per la derivazione da “picearium” (impiastro di pece, “pesar” in friulano), l’evoluzione fonetica si legherebbe a un antico “piceariis” (peccata da “piceus, picea”) da cui “Pesarigis”. Gilberto dell’Oste propone invece che la forma antica di Pesargis tragga origine da “Pedesargis” ovvero “da pè das arias” ove “aria, arias” (anticamente “areias”) è sinonimo di “staipa” o “lubia”. Lo stesso “Canal Pedarzo” (latinissimo in “Pedarcius”) con cui un tempo veniva indicata la Val Pesarina, ne sarebbe la conferma.
Pesariis è conosciuto per la produzione dei “bronzini”. L’arte dei bronzinai consisteva nel forgiare particolari pentole in bronzo fuso con le gambe divaricate per un idoneo appoggio sulla brace del focolare; usati soprattutto per la cottura dei fagioli che richiedono una cottura lenta e costante che la forma ovoidale e stretta alla sommità dei “bronzins” favoriva grazie ad una minore dispersione del calore. Scrive Michele Gortani (L’ultimo dei bronzinari – La Panarie 1925): “Antica industria domestica per cui Pesariis ebbe nome in Friuli nei secoli scorsi. Industria che diede i suoi migliori prodotti nel Settecento, ma che continuò a fiorire sin oltre la metà del secolo passato, distribuendo i bronzei lucidi vasi in tutte le migliori cucine delle vallate carniche e del Friuli contermine”. L’ultimo bronzinaio della Carnia è stato un certo Luigi Solari, detto Vigi di Toi, che abitava a Pesariis e lavorava nel sottoportico della Casa della pesa.
A Pesariis prende avvio, nel XVII secolo, la produzione di orologi. Sfruttando le esperienze acquisite dagli emigranti pesarini nella Foresta Nera – Wurttemberg nascono i primi prodotti, sono orologi a pendolo da parete, alcuni dei quali realizzati interamente in legno (cassa e congegni) che venivano venduti su commissione a famiglie nobili friulane. E’ la famiglia Solari, il cui nome è sinonimo di orologi, ad avviare, nel 1725, la produzione degli orologi da torre che, oltre a soddisfare il mercato locale, trovano smercio fino in Istria, Dalmazia e Montenegro e poi in tutto il mondo. E già nel 1782 Nicolò Grassi nelle sue “Notizie storiche della Provincia della Carnia” scrive: “… Pesariis, i cui abitanti sono valenti artefici in fabbricare orologi di varia mole, e maestria”. Questa tradizione orologiaia potrebbe essere legata anche all’origine dei Solari, i quali sembra provengano da Chiavari, un paese vicino a Genova, nel quale fin da tempi antichi si costruivano orologi da torre.
Sull’origine dei Solari e della tradizione degli orologi si tramandano alcune leggende che certo hanno un fondamento veritiero: si parla di un pirata genovese che mandato in esilio sia giunto selle nostre montagne e si sia innamorato di una ragazza pesarina; il fatto è che i Solari, fino a pochi anni fa non si trovavano al di fuori del paese di Pesariis, in nessun altro paese della Carnia o del Friuli.
Attualmente a Pesariis risiedono 178 abitanti in 99 famiglie.