Pesche del Piemonte PAT

Prodotto Agroalimentare Tradizionale del PIEMONTE

La coltivazione della pesca risale a fine ‘800 sulle colline del Roero e a Volpedo negli anni ’20 del secolo scorso, periodo in cui si è trasformato il pesco da specie selvatica a vera e propria coltura specializzata in tutto il Piemonte proseguendo poi negli anni ’30 del XX secolo all’altipiano saluzzese e a Borgo d’Ale (VC) fino ad interessare negli ultimi decenni del secolo scorso ampi territori particolarmente vocati, in collina così come sull’arco pedemontano della provincia di Cuneo.

Le Pesche coltivate a Volpedo non appartengono a ecotipi autoctoni ma a varietà di diffusione internazionale. La tradizionalità va in questo caso ricercata nelle pratiche colturali e nella storia decennale della peschicoltura in questa porzione di Alessandrino. Nel 2010 la produzione di pesche era composta da circa il 60 % di nettarine e dal 40% di pesche comuni. Gli assortimenti varietali susseguitisi nel tempo hanno dato origine ad una stratigrafia complessa, in cui alcune delle varietà più antiche sono ancora coltivate come varietà “di memoria” (le persone anziane ricordano le varietà della giovinezza), accanto a quelle più recenti.

Le varietà di pesca sono innestate su portinnesti diversi secondo le caratteristiche del terreno, ma anche per regolarne il vigore vegetativo o risolvere problemi fitosanitari. Su terreni sciolti si ricorre al franco (semenzali di pesco selvatico). Su terreni pesanti, soggetti a ristagni idrici, si preferiscono portinnesti della famiglia dei susini, tolleranti all’asfissia radicale. Per superare le patologie del reimpianto si ricorre o ai susini oppure a ibridi naturali tra specie diverse. Nel cuneese prevalgono pescheti in collina con impianti a vaso, che facilitano la raccolta e le operazioni colturali da terra, sull’altopiano di forme sviluppate in altezza. La potatura della pesca viene eseguita sia in inverno che in piante in vegetazione.

Territorio di produzione

Si producono in buona parte del territorio cuneese in particolare nell’altopiano saluzzese; nella zona di Borgo d’Ale (VC); in provincia di Alessandria a Volpedo e nelle vallate dei torrenti Curone, Ossona, Grue, Borbera, Staffora e nella parte collinare della Valle Scrivia

Metodo di preparazione

Le pesche del Piemonte oltre ad essere consumate al naturale come frutta fresca, possono avere infiniti impieghi, nella pasticceria casalinga, nella pasticceria commerciale e nell’industria conserviera. Le varietà spiccagnole sono perfette per essere farcite sia in modo tradizionale con amaretti e cacao ma anche in modo innovativo con mousse al cioccolato o gelato. Le stesse varietà sono anche adatte per essere sciroppate sia a livello casalingo che industriale. Le nettarine invece si prestano bene per farcire crostate grazie al fatto che non devono essere sbucciate. Tutte le varietà possono essere impiegate per preparare ottime confetture; naturalmente in base alla varietà cambiano colore e caratteristiche organolettiche.

Storia

Al momento della prima diffusione della peschicoltura professionale nelle colline del Roero si diffusero varietà introdotte dal Nord America. Negli anni seguenti l’assortimento si arricchì anche di varietà autoctone, ottenute dagli stessi peschicoltori roerini. Le testimonianze dei primi impianti di pesco a Volpedo e dintorni risalgono al 1914, quando la fillossera dilaniò i vigneti della zona.

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