Prodotto Agroalimentare Tradizionale della Campania
Dolci di forma romboidale, con altezza maggiore mediamente di 10 cm, altezza minore 6 cm, altezza 3 cm, gelatinoso ma molto consistente, di colore vinaccia molto scuro, esternamente con una crosta sottile e compatta. Sapore dolce, marcato, con retrogusto aspro riconducibile al mosto, profumo agrumato.
Descrizione delle metodiche di lavorazione, condizionamento, stagionatura
E’ un prodotto tipicamente stagionale, legato alla presenza del mosto; La sua preparazione coincide quindi con il tempo della vendemmia ed è a legata alla complessa ritualità che la contraddistingue nella tradizione contadina.
Oltre al mosto, vengono utilizzati altri ingredienti, reperibili nella stessa epoca:
- Noci secche spezzettate in piccoli pezzi;
- Mele annurche sbucciate e tagliate a pezzetti;
- Mele cotogne sbucciate e tagliate a pezzetti;
- Zucca sempre tagliata a pezzetti;
- Bucce di mandarini verdi, utilizzati per aromatizzare il prodotto;
- Semola di grano duro.
In sintesi la lavorazione della p’ezzetta è la seguente:
Il mosto ricavato dalla prima spremitura dell’uva viene fatto bollire per circa 3 o 4 ore in acciaio inox.
Osservazioni sulla tradizionalità
Continuando la cottura si immettono gli ingredienti in una precisa sequenza, legata al diverso tempo di cottura di ognuno: le noci; dopo circa 10 minuti la mela cotogna; dopo ulteriori 10 minuti, la mela annurca; dopo 5 minuti la zucca; infine, dopo 10 minuti, le bucce di mandarini. In seguito si comincia ad impastare il tutto con la semola versata poco per volta fino a far arrivare il composto alla giusta consistenza.
Il prodotto è legato al tempo della vendemmia, che rappresenta da tempo immemore, nel calendario rituali della tradizione contadina, uno dei momenti di celebrazione dell’identità delle comunità rurali.
La protrazione nel tempo delle regole produttive è attestata nell’area considerata da numerose testimonianze, sia bibliografiche che orali, e dallo svolgimento della Sagra della “P’zzetta ‘e Vin Cuott” a San Martino di Scisciano, che si svolge ormai da più di venti anni.
Territorio di produzione
Area occidentale vesuviana, e comuni del nolano, ed in particolare Scisciano, San Vitaliano, Marigliano, Somma Vesuviana, Pomigliano d’Arco, Casalnuovo di Napoli, Nola
Pomodoro fiaschello di Battipaglia PAT Campania
Il pomodoro fiaschello è stato introdotto da Napoli agli inizi del ‘900 ed è stato coltivato in mopdo intensivo negli anni dal 1940 al 1980, per l’industria conserviera del polo nocerino-sarnese, per poi essere soppiantato dagli ibridi moderni per l’industria.
Pecorino del monte Marzano PAT Campania
Ricotta Manteca di Montella PAT Campania
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