Pisello mugellano PAT Toscana

Prodotto agroalimentare tradizionale della regione Toscana

Baccellone; Nostrale del Mugello

Si tratta di un pisello rampicante ramificato “a tutta frasca” che cresce vigoroso a sviluppo indeterminato fino a 1,5-2 m (taglia alta), a fusto cilindrico non scanalato. Le foglie sono pennato composte con 2-3 paia di foglioline ovate, intere, con un cirro ramificato all’estremità, di colore verde molto chiaro, con stipule dentate vicino alla base ben sviluppate, più grandi delle vere foglioline, amplessicauli all’attaccatura del nodo e con chiazze biancastre. Il primo nodo fertile è il sesto. I fiori, bianchi, sono di 2,5 X 3,5 cm di larghezza (vessillo) e sono portati a 2 a 2 per nodo: talvolta non scappucciano sul legume conferendogli un aspetto meno curato. Il baccello, quasi cilindrico senza strozzature, è lungo dagli 8,5 ai 10 cm (stilo incluso, di 0,4 cm, leggermente appuntito e curvato), di colore verde chiaro, diritto, con sezione trasversale ellittica, dimensione alla raccolta di almeno 2 cm circa e tipico picciolo lungo anche 15 cm.

La superficie dei legumi non presenta striature ed ha una tessitura appena rugosa. Gli ovuli sono portati in numero di 6/7 ma anche fino a 10 per baccello. Gli internodi variano dai 5 cm dei primi palchi ai 10-16 cm verso la cima. I tralci più deboli o le femminelle portano talvolta un solo baccello per nodo. La produzione totale è a pianta di 14-16 palchi di baccelli portati in coppia, che con quelli delle femminelle arrivano a circa 50. Il seme, di color verde chiaro uniforme da fresco, è piuttosto grosso, di forma rotondeggiante e, da secco, liscio-appena rugoso. Vengono colti a maturazione incipiente, quando raggiungono una dimensione di 0,9 cm, appena superiore a quella che assumono una volta disidratati (0,7-0,8 cm). I cotiledoni secchi sono bianco-gialli ed il tegumento bianco senza marezzature o chiazze violette, né pigmentazione nera dell’ilo. Il peso di 100 semi secchi (media di 3 pesate) è di 24,8 gr.

Per la preparazione del letto di semina il terreno viene arato a 30-40 cm a ottobre e viene sottoposto a letamazione 1 volta ogni 7 anni prima della coltura da rinnovo. Nella rotazione mugellana la coltura di pisello tradizionalmente seguiva quella cerealicola o altre orticole (zucchino).
Il letto di semina viene preparato con un affinamento piuttosto grossolano a novembre. La semina, effettuata a spaglio in solchetti a fila semplice, dove il seme viene interrato a pochi cm di distanza e 3-4 cm di profondità con un interfila di 1.5-1.8 m, è effettuata a fine delle piogge al termine di novembre-inizio dicembre, in 1-2 volte, per cercare di ovviare ai colpi di freddo ai quali le plantule sono sensibili. La dimensione dell’interfila sembra incidere abbastanza sulla capacità di accrescimento e sulla produttività della cultivar. Alla semina e in copertura, alla prima sarchiatura a febbraio, effettuata a mano prima dell’infrascatura, viene distribuito un concime: tradizionalmente si distribuiva nei solchetti della pollina. Con la semina di novembre le piantine crescono fino ad un’altezza di 10-20 cm, alla quale passano l’inverno. Si può effettuare una semina anche a marzo, ma la produzione è inferiore per le difficoltà di allegagione e le temperature troppo elevate.

L’infrascatura si effettua preferibilmente con ramaglie di potatura: se viceversa si adotta come sostegno una rete a maglie larghe, la pianta necessita di “essere guidata”. A marzo-aprile necessita di una sarchiatura. A aprile viene rinnovata una concimazione azotata con nitrato di ammonio. La coltura non viene né pacciamata né irrigata, ma soffre l’asciutto ed il caldo all’allegagione. Attualmente la coltura non viene più consociata: era uso tradizionale ad esempio coltivarne due file a cavallo del filare di vite, nello spazio della vangatura.

La fioritura inizia a fine aprile-primi di maggio ed è scalare per 20 giorni circa. La raccolta, effettuata a giorni alterni, dura da fine maggio alla metà di giugno in funzione della disponibilità idrica.
Come difesa fitosanitaria si fanno rotazioni contro l’Orobanche, piante parassite dette anche “i succiamieli” o “ciuccia melica”, la coltura infatti non deve essere effettuata dopo un prato di leguminose, né seguire a se stessa per alcuni anni sullo stesso terreno. Non è soggetta ad afidi, ma all’oidio, anche se gli attacchi si verificano solo verso la fine della raccolta dopo la metà di giugno. Il seme è molto attaccato dal tonchio nero, senza esserne compromessa la germinabilità.

Tradizionalità

Si dice che tali piselli, chiamati “nostrali”, sono veramente diversi dagli altri ed assai apprezzati dai consumatori perché molto dolci e saporiti. Essendo una varietà a rischio di erosione genetica, il pisello mugellano è stato iscritto nel repertorio regionale delle risorse genetiche autoctone. Un campione del seme è conservato presso la Banca Regionale del Germoplasma (B.R.G.) di Lucca. Al fine di mantenere e valorizzare il patrimonio del germoplasma vegetale locale, nel rispetto del quadro normativo regionale vigente, è in corso la conservazione anche “in situ” ad opera dei Coltivatori Custodi iscritti nell’apposito elenco regionale.

Produzione: In Mugello sono presenti due produttori, uno dei quali fa parte dei Coltivatori Custodi, autorizzato quindi al mantenimento “in situ” del patrimonio genetico. Non è in atto una produzione tale da garantire la commercializzazione del prodotto, siamo ancora in fase di recupero del germoplasma.

Territorio interessato alla produzione:

Il Pisello Mugellano viene coltivato in un comprensorio collinare negli immediati dintorni di Scarperia, in provincia di Firenze, ad un’altitudine di circa 370 m s.l.m.

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