Prodotto Agroalimentare Tradizionale della Campania
La denominazione “Pomodorino Campano” designa le bacche che derivano dagli ecotipi “Corbarino” e “Vesuviano” coltivati nel territorio della regione Campania.
CORBARINO
Il prodotto, allo stato fresco, è quello con seguenti caratteristiche:pezzatura media: 67-50 frutti/kg , ossia il peso della bacca compreso tra i 15 e i 20 gr; forma prevalentemente allungata (con rapporto tra gli assi non inferiore a 1,5) tendente al piriforme, con apice, quando è presente, mucronato più o meno evidente. Inoltre, per il prodotto destinato alla trasformazione il prodotto fresco deve avere le seguenti caratteristiche minime
- colore della polpa rosso intenso (colore Hunter a/b superiore a 2)
- elevato grado rifrattometrico (> a 6 % °Brix)
- elevato tenore zuccherino (> 3.5 g %)
- bassa acidità (non > a 0.4 g %)
VESUVIANO
Il prodotto, allo stato fresco, deve avere le seguenti caratteristiche:
- pezzatura 45-38/kg, ossia peso della bacca compreso tra 22-26 g.
- forma prevalentemente ovale allungata, leggermente piriforme (con rapporto tra gli assi non superiore a 1.4) con apice mucronato ben evidente;
Condizioni per l’ecotipo “CORBARINO”
Il trapianto, di norma, si esegue tra ultima decade di marzo e prima decade di maggio;
Il sesto d’impianto deve essere di minimo 30 cm sulla fila e compreso tra 110-130 cm tra le file.
La forma di allevamento è quella in verticale con tutori idonei e fili orizzontali. I sesti, le forme di allevamento ed i sistemi di coltivazione devono essere quelli, in uso generalizzato nella zona e comunque atte a conferire al prodotto che ne deriva le specifiche caratteristiche di qualità descritte nel successivo art. 6. E’ facoltà degli organi tecnici regionali ammettere anche forme di allevamento diverse nel rispetto comunque delle suddette caratteristiche.
La raccolta dei frutti è scalare e va effettuata nel periodo compreso tra la fine di luglio e prima decade di ottobre, in funzione delle particolari destinazioni commerciali (per il fresco: fine luglio – inizio ottobre; da industria:15 agosto – 15 settembre; da serbo: settembre) e in funzione del conseguimento delle caratteristiche qualitative. La produzione unitaria massima annua di frutti ammessa è fissata in 600 quintali ad ettaro, pur con le variazioni annuali in funzione dell’andamento climatico.
Condizioni per l’ecotipo “VESUVIANO”
Il trapianto, di norma , si esegue tra l’ultima decade di marzo all’ultima decade di aprile. Il sesto d’impianto deve essere di massimo 30 cm sulla fila e compreso tra 90 -100 cm tra le file. La forma di allevamento è quella in verticale con tutori idonei e fili orizzontali. I sesti, le forme di allevamento ed i sistemi di coltivazione devono essere quelli, in uso generalizzato nella zona e comunque atte a conferire al prodotto che ne deriva le specifiche caratteristiche di qualità. E’ facoltà degli organi tecnici regionali ammettere anche forme di allevamento diverse nel rispetto comunque delle suddette caratteristiche. La raccolta dei frutti è scalare e va effettuata nel periodo compreso tra inizio luglio e fine settembre, in funzione delle particolari destinazioni commerciali: fresco: luglio – settembre; da serbo: agosto; e in funzione del conseguimento delle caratteristiche qualitative. La produzione unitaria massima annuadi frutti ammessa è fissata in 250 quintali ad ettaro, pur con le variazioni annuali in funzione dell’andamento climatico.
In entrambe le coltivazioni è vietata ogni forma di forzatura tendente ad alterare il ciclo biologico naturale del pomodorino, con particolare riferimento agli alleganti ed ai maturanti. Le operazioni di cernita, di calibratura e di trasformazione del prodotto, secondo le tecniche già acquisite localmente, devono essere effettuate nell’ambito della zona di produzione delimitata. Tuttavia, tenuto conto delle situazioni tradizionali di produzione, è consentito che le suddette operazioni siano effettuate in stabilimenti situati nell’ intero territorio regionale, a condizione che in detti stabilimenti le ditte interessate dimostrino di lavorare pomodorino
La successiva trasformazione avviene artigianalmente tagliando in quattro parti la bacca per estrarne i semi; si portano ad ebollizione per circa un’ora, quindi si triturano e si pongono in contenitori di legno coperti da garze; segue un processo di asciugatura naturale, al sole, e quindi si pone la conserva in vasi di terracotta con olio extravergine di oliva e foglie di basilico.
La produzione di tipo industriale prevede, effettuata la cernita ed il lavaggio delle bacche, la bollitura delle stesse intere e private del peduncolo, e quindi inscatolate con aggiunta di succo di pomodoro in banda stagnata o nel vetro, aggiunto di sale, e quindi sterilizzato.
Territorio di produzione
A) per il pomodorino “corbarino”:
– nella provincia di Salerno: Corbara, S. Egidio del Monte Albino, Angri, Scafati, Pagani, S. Marzano sul Sarno, S. Valentino Torio, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Roccapiemonte, Castel S. Giorgio, Mercato S. Severino, Sarno, Siano, Baronissi, Fisciano, Furore, Ravello, Scala, Amalfi, Maiori, Tramonti, Cava dei Tirreni, Bracigliano;
– nella provincia di Napoli: Poggiomarino, Striano, Pompei, Lettere, Gragnano, Pimonte, Agerola, S.Antonio Abate, S. Maria La Carità, Castellammare di Stabia, Vico Equense, Sorrento, Massa Lubrense
– nella provincia di Avellino: Montoro Inferiore e Montoro Superiore
B) per il “pomodorino del Vesuvio”:
– nella provincia di Napoli: Boscoreale, Pompei, Boscotrecase, Terzigno, S. Giuseppe Vesuviano, Ottaviano, Somma Vesuviana, S. Anastasia, Pollena Trocchia, Cercola, S. Sebastiano al Vesuvio, S. Giorgio a Cremano, Ercolano, Torre del Greco, Torre Annunziata, Volla, Trecase, Massa di Somma, S. Gennaro Vesuviano, Acerra Afragola, Brusciano, Caivano, Casalnuovo, Camposano, Castercisterna, Cicciano, Cimitile, Mariglianella, Marigliano, Nola, Palma, Pomigliano, Scisciano, S. Vitaliano.
Tarallo cu ll’ove PAT Campania
Pomodoro fiaschello di Battipaglia PAT Campania
Il pomodoro fiaschello è stato introdotto da Napoli agli inizi del ‘900 ed è stato coltivato in mopdo intensivo negli anni dal 1940 al 1980, per l’industria conserviera del polo nocerino-sarnese, per poi essere soppiantato dagli ibridi moderni per l’industria.
Oliva Tifatina o del Tifata PAT Campania
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