Pomodoro ovalone reatino PAT Lazio

Prodotto Agroalimentare Tradizionale del LAZIO

Il pomodoro Ovalone Reatino presenta una doppia attitudine al consumo (da industria per salsa e/o pelati, da consumo fresco) ma soprattutto un’alta resistenza alle avversità di tipo crittogamico e di quelle parassitiche. È caratterizzato da una pianta a sviluppo determinato che a maturità raggiunta non supera i 60 cm di altezza. Presenta una buona ramificazione nella zona del colletto ed uno sviluppo di gemme avventizie ridotto. La pianta si adatta bene a terreni freschi di buona fertilità, sopporta impianti fitti e non sofre delle escursioni termiche nottegiorno caratteristiche della piana Reatina. La foglia di classica forma picciolata e pennatosetta, si sviluppa in lunghezza, con picciolo e apice, di circa 20 cm.

Le foglie sono inserite in internodi abbastanza corti, 5-10 cm, con all’ascella grappoli di numerosi fiori che non sono molto grandi e presentano una corolla di diametro massimo di circa 3 cm; il pistillo è ben protetto, non sporgente. La fecondazione, caratteristica della specie, è di tipo autogamo il che fornisce sicurezza certa nel mantenimento delle caratteristiche della varietà nella propagazione. Il frutto giustifica il nome dato all’ecotipo: è di forma ovale con caratteristiche merceologiche eccellenti, con epicarpo spesso che contribuisce alla resistenza alle avversità ed alla serbevolezza. A sviluppo completo la pezzatura non è eccessiva quindi commercialmente valida. Botanicamente si presenta bicarpellare con numero di semi non eccessivo.

METODO DI PRODUZIONE

La semina viene fatta in ambiente protetto nel periodo tra metà marzo – metà aprile in alveoli. Il trapianto
in pieno campo avviene a metà maggio-giugno (temperatura del terreno >15°C). Il sesto di impianto è di 40 cm sulla fila, 75 cm tra le file. Le concimazioni azotate in copertura sono di 100 kg/Ha di N in 2 dosi. La raccolta a maturazione viene eseguita a fine agosto. Nella campagna 2018 sono state coltivate circa 10.000 piante presso agricoltori locali. La resa media per ettaro è di circa 250 quintali di prodotto.

CENNI STORICI

Sul finire degli anni ’60 il Centro Appenninico del Terminillo, all’epoca aferente all’Università di Pavia, è stato impegnato in una imponente ricerca volta alla creazione di nuovi ibridi di pomodoro; alcuni di questi, dopo il normale iter di valutazione, sono stati iscritti al Registro Nazionale delle Varietà e per anni sono stati presenti sul mercato orticolo internazionale. Residuo di quei lavori è un’ampia quantità di linee derivante dalle migliaia di incroci efettuati tra cui è stato individuato un ecotipo, denominato “Ovalone”, la cui sopravvivenza e conservazione è stata assicurata presso la banca del seme del Centro Appenninico del Terminillo. Nel momento del passaggio della struttura dall’Università di Pavia all’Università di Perugia (anno 1978) sono cambiati indirizzi e strategie della ricerca e per oltre un decennio il pomodoro “Ovalone” non è stato più coltivato. Riscoperto per caso durante un inventario del materiale vegetale presente in sede, è stato di nuovo messo in coltivazione nel 1994 e ha subito attirato l’attenzione per la sua grande produttività, la qualità delle bacche e una buona resistenza agli stress e ai patogeni. Negli ultimi anni il Centro Appenninico del Terminillo ha fornito in “modalità spot” ad alcuni agricoltori le piantine di Ovalone, per essere coltivato però esclusivamente in orti domestici allo scopo di assicurare la conservazione in purezza del seme, notando come, anno dopo anno, le richieste si siano moltiplicate . Numerose sono le pubblicazioni scientifiche che risalgono agli anni 1965, 1967, 1970, 1974, relative agli studi efettuati dal Centro Appennino del Terminillo “Carlo Jucci” sull’Ovalone presso i campi sperimentali di Rieti.

Territorio di produzione

Provincia di Rieti: Rieti (Piana Reatina)

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