Proverbi dell’Umbria

I proverbi, in quanto patrimonio di conoscenze acquisite con l’esperienza di generazioni, davano conforto e sicurezza alla società che li utilizzava perché preparavano ad affrontare i diversi aspetti della realtà, anche negativi, e superarli.

Rassegna dei più belli e famosi proverbi Umbri

Cultura popolare Umbra – Proverbi
  • Chi ccià la mojie bella sempre canta e chi ccià pochi quatrini sempre conta. Chi ha la moglie bella canta e chi ha pochi denari li conta sempre. (Terni)
  • Chi rubba ccià la robba, chi lavora ccià la gobba. Chi ruba ha la roba, chi lavora la gobba. (Terni)
  • Chi se rinnova lu giornu de Maria, è libiru da ogni maladia. Chi indossa l’abito nuovo il giorno di Maria, è libero da ogni   malattia (Terni)
  • Chi vole ‘l pan sel fetti, chi ji rode ‘l cul sel gratti Ognuno pensi per sè (Perugia)
  • Chi và a letto che je rode ‘l culo, s’alza che je puzza ‘l deto. Chi ignora i propri problemi, prima o poi se li ritrova davanti.   (Perugia)
  • Finirno i pregiutti anche ta Sorbo Sono finiti i prosciutti anche a Sorbo (c’è rimasto poco di ciò che c’era all’inizio) (Perugia)
  • La donna e lu focu vo’ stuzzicati ‘gni pocu. La donna e il fuoco vanno stuzzicati. (Terni)
  • L’avaru è come lu porcu, è bonu quann’è mortu. L’avaro è come il maiale, è buono quando è morto. (Terni)
  • Lu stracciusu passa pe’ puzzulusu. Lo straccione passa per puzzolente.
  • Occhiii vianchi e capilli rusci nte fidà se ni cunusci Occhi bianchi e capelli rossi,non ti fidare se non li conosci(dicesi così di persone con queste caratteristiche genetiche).
  • Quanno pozzo m’appallozzo, spesso pozzo. Quando posso mi riempio la pancia, spesso posso.
  • Chi va co lu cioppu o ciòppica o scjanchìa. Chi va in compagnia dello zoppo,o zopicca anche lui o comunque cammina in modo strano.
  • Co lu tempu e la paia maturaro nchì e nespule Con il tempo e la paglia maturarono anche le nespole.(Il frutto, “le nespole” venivano messe in un locale sopra a della paglia proprio per farle maturare).
  • “Veni avanti e provarai!” disse lu voe a lu jovenco. “Quando crescerai ti renderai conto cos’è la fatica!” disse il bue anziano al vitello giovane.
  • ‘nto ‘ntunta. Antonio non ti ungere.
  • Tanto chi rubba che chi tène er sacco. Sia quello che ruba che chi tiene il sacco è un ladro.
  • Morto Cristo, smorzati li lumi. Morto Cristo, spegnete le luci. Dopo un atto triste, non se ne parla più.
  • Quanno so’ troppi galli a cantà ‘n sé fa mae ghjorno. Quando sono troppi galli a cantare non si fa mai giorno.
  • C’ho pochi spicce e poche da spiccianne. Ho pochi soldi e pochi da cambiarne (lo dice una persona che ha poche parole da dire ma te le dice in faccia, oppure una persona che ha poco tempo da perdere).  
  • Se stìa mejo aunno se stìa pegghio. Si stava meglio quando si stava peggio.
  • Esse’ tutto ‘n culo e ‘n par de brache.  Essere tutto un culo e un paio di calzoni (usato, spesso in modo ironico, per indicare due persone che hanno molta confidenza e si capiscono al volo).
  • Va’ a fà ‘l bene dai somari. Vai a far del bene ai somari (aiutare chi non se lo merita).  
  • A la Madonna Candelora de l’inverno sémo fòra. Per il giorno della Madonna Candelora dall’inverno siamo fuori.
  • C’entra perché ce cape. C’entra perché non può essere altrimenti.
  • E’ come mette la cravatta a lu porcu . “come mettere la cravatta al porco” ovvero come vedere che una persona grezza cerca di ostentare raffinatezza anche mediante gli oggetti che indossa.  
  • Ecco, fa come i perugini che pe’ fa i fini dal pane je dicono ‘l pène Ecco, quello la fa come i perugini che per essere raffinati chiamano pène il pane (usato nella zona di Assisi e Foligno per prendere in giro i perugini, Perugia infatti è considerata dal resto dell’Umbria una città molto snob).
  • Anghe la prèscia vòle lu tembu sua.  Anche la fretta ha bisogno di tempo.
  • Quello più pulito c’ha la rogna.  Quello più pulito ha la rogna (riferito ai politici, o comunque a tutti gli uomini di potere).
  • Co n’ occhio guarda Assisi e co’uno Spoleto. Con un occhio guarda Assisi con l’altro Spoleto. Le due città se viste dalla Valle Umbra sono poste in direzioni opposte. E’ un’altro modo per dire che una persona è strabica.
  • Co’ ‘n occhio impana con quell’altro frigge. Con un occhio impana con l’altro frigge. Vuol dire che una persona è strabica.
  • Ta lassa sta’ ‘i hon fregat la moglie A quello che diceva di lasciare sempre stare, alla fine gli hanno rubato anche la moglie.
  • Costa più che ‘l sale a Perugia. E’ molto caro. Nel 1540 a Perugia scoppiò la “guerra del sale” contro l’imposizione papale di una tassa su di esso, con il conseguente aumento dei prezzi. L’esito della rivolta? Probabilmente non avremmo usato questo modo di dire se avessimo.
  • Artornà’ ntoll’ovo.  Tornare nell’uovo. Tornare bambino.
  • Argì’ in creatura. Tornare bambino.
  • Arfattecene. Vanne fiero! (in senso ironico).
  • N’ s’arbat’ un chiodo/ n’ s’arbatte ‘n chiodo. Non si ribatte un chiodo. Significa che non si riesce a concludere un bel niente.
  • Zént trista nominat e vista. Persona cattiva (in senso buono) nominata e vista.
  • Gente trista nominata e vista. Persona cattiva (in senso buono) nominata e vista.
  • Cane c’abbaia non mozzica mai. Cane che abbaia non morde mai.
  • Chi va a caccia senza cani, torna a casa senza lepri. Il cane può essere indispensabile per la caccia alla lepre.
  • Gallina che non ruspa ha ruspato. La gallina che non becca ha beccato.
  • Roma per santità, Napoli per bellezza. Roma per la santità, Napoli per la bellezza.
  • Gente di montagna, chi la perdeassai guadagna. Gente di montagna, chi la perde molto guadagna. Il carattere dei montanari, secondo un luogo comune, è duro e spigoloso. Spesso la gente di montagna è diffidente, poco disponibile all’amicizia: almeno così si crede e si credeva.
  • Fiuggi, Fuggi. Sembra che la vita in questa cittadina fosse cara.
  • Ottenuta la grazia e gabbatu lu santu. Ottenuta la grazia e gabbato lo santo.
  • L’avena svena. L’avena “svena”. E’ una cultura che sfrutta troppo il terreno che così perde in fertilità. Le altre culture di conseguenza ne sono danneggiate.
  • L’infernu è pieno d’avvocati. L’inferno è pieno di avvocati. Proverbi che ne parlano male si trovano anche in altre regioni. Quella dell’avvocato era una delle professioni non molto amate.
  • Fra la socera e la nora lu diavulu laora. Fra la suocera e la nuora il diavolo lavora.
  • Lu diavulu tenta tutti. Il diavolo tenta tutti.
  • Anno fungaru, annu tribulatu. Anno ricco di funghi, anno “tribolato”. Significa che la bella stagione è fresca e ci sono molte pioggie.
  • Maggiu asciuttu, pan per tuttu. Maggio asciutto, pane dappertutto.
  • L’acqua de febbraru arrempe lu granaru. L’acqua di febbraio riempie il granaio.
  • Santa Lucia ‘l giorno più curto che ci sia. Santa Lucia il giorno più corto che ci sia.
  • E’ caduto de la padèla ‘n tu la brège. E’ caduto dalla padella nella brace.
  • Niente nova, bona nova. Niente novità, buona novità.  
  • Chi cci-à la mòjje bèlla sempre canta, chi cci-à pochi quatrini sempre conta. Chi ha la moglie bella sempre canta, chi ha pochi soldi sempre conta.
  • Scopa noa, scopa bene. Scopa nuova, scopa bene. Tutto quello che è nuovo sembra sempre il massimo.
  • A casa de’ sonatori se sona male. A casa dei suonatori si suona male.
  • Dall’antru munnu in ‘è tornatu mai niciunu. Dall’altro mondo non è tornato mai nessuno.
  • Fa quel ch’il prete dice, no’ quel che il prete fa. Fa quello che il prete dice, non quello che lui fa.
  • Se a lu vescuvu de Terni je casca lu pastorale, je va for de diocesi. Se al vescovo di Terni cade il pastorale, gli esce dalla diocesi. Si vede che la sua diocesi è molto piccola.
  • Bellezza un si ne magna. Dalla bellezza non si mangia. Bisogna sempre essere concreti.
  • La minestra è la salute de l’omu. La minestra è la salute dell’uomo. Si mangiava spesso.
  • Norcia, Cascia e Visse, Dio li fè e poii li maledisse. E ppu’ rivordò la mano e benedisse Cascia, Norcia e Visse. Questo detto allude al fatto che queste cittadine sono state distrutte da terremoti e poi ricostruite più belle di prima.
  • L’acqua fa male, lu vinu fa canta’. L’acqua fa male e il vino fa cantare! Mette allegria.
  • L’urdimu guccittu è quillu che fa male. L’ultimo goccio è quello che fa male. Naturalmente si parla di vino.
  • Roma viduta, fede pirduta. Vista Roma, perduta la fede.
  • La bona cantina fa bon vinu. La buona cantina, fa il buon vino.
  • Immitu d’oste non è senza costu. L’invito dell’oste non è senza costo. Secondo un “pregiudizio” diffuso tra la gente, l’oste deve sempre avere un guadagno. Non fa niente disinteressatamente.
  • Meno galline e meno pipite. meno galline e meno “pipite” (la pipita è una malattia del pollame). Meno persone , meno preoccupazioni.
  • Quannu te sogni che te casca un dente, aspettate la morte d’un parente. Quando sogni di perdere un dente, ti devi aspettare la morte di un parente.
  • Chi vò vive e stà sanu, dai parenti stia lontanu. Chi vuole vivere e stare sano, dai parenti stia lontano. Trattare coi parenti non sempre è facile. Da loro si pretende sempre molto: a volte anche quello che non sanno o non vogliono dare.
  • Chi cade in povertà perde ‘gni amicu. Chi cade in povertà perde ogni amico.
  • Donna pilosa, o matta o virtuosa. Donna pelosa, o pazza o virtuosa. Il proverbio è diffuso anche in altre regioni.
  • Chi ‘nce nasce, ‘n cè pasce. Chi non ci nasce per un lavoro è inutile che insista. per ogni lavoro bisogna essere portati olre che avere passione.
  • Chi è lento pe’ magnà, è lento pe’ faticà. Chi è lento nel mangiare, è lento per faticare (nel lavoro). In campagna lo si diceva più che altro ironicamente. Quando nei tempi passati, il mangiare non era abbondante sulla tavola chi si attardava a mangiare era visto con sospetto.
  • Occhi bianchi, occhi de latru. Occhi bianchi, occhi di ladro.
  • Mulinari e furnari ‘nse moru’ mai de fame. Mugnai e fornai non sono mai morti di fame: il mugnaio metteva da parte la farina anche di quelli che venivano a macinare da lui. Il fornaio aveva il pane.
  • E’ meju un ladro che na spia. E’ meglio un ladro di una spia.
  • Prima se mète e pù se paca. Prima si miete e poi si paga. Il lavoro deve precedere la ricompensa.
  • Li pitturi e li sculturi tuttu dì contano l’ore. I pittori e gli scultori ogni giorno contano le ore. Questo accade quando manca loro il lavoro: hanno molte ore di ozio. Questo detto potrebbe valere oggi anche per gli attori dei cinema.
  • Na parola è poco due so’ troppe. Una parola è poco due sono troppe.
  • La virità viene sempre a galla come l’oju. La verità viene sempre a galla come l’olio.
  • Meju soli che male accompagnati. Meglio soli che male accompagnati.
  • Chi pocu spenne assai spenne. Chi poco spende molto spende.
  • Meju n’amicu che centu parenti. Meglio un amico di centi parenti.
  • La svintura fa conosce’ l’amicu. La sfortuna fa conoscere l’amico.
  • Chi è fortunato in amor non jochi a carte. Chi è fortunato in amore non giochi a carte.
  • Vence chi non joca. Vince chi non gioca.
  • Le femmene la lengua, l’omu le braccia. Le donne la lingua, l’uomo le braccia (la forza).
  • Non c’è dubbiu ogni mattu ven de Gubbiu. Non c’è dubbio ogni pazzo viene da Gubbio.
  • Priestu a taola e tardi in guerra. Presto a tavola e tardi in guerra.
  • Le persone d’imgegnu so’ tutte un po’ matte. Le persone ingegnose sono tutte un po’ matte.
  • Spiellu più piòe e più e bellu. Spello più piove e più è bello.
  • Tu vù fa le nozze co le cipolle! Vuoi fare tante cose senza impegnare niente!
  • Si n ci ha colla e manco stucco, l falegnam’ armane sciucco; si n ci ha calce e manco gesso, l muratore fa l’istesso. Se non avesse colla e stucco, il falegname rimarrebbe asciutto (senza vino, senza viveri); se non avesse calce e gesso, il muratore farebbe la stessa fine.
  • Chi va a le nozze e ‘nn è ‘nvitato o è matto o è ‘mbriaco. Chi va al pranzo di nozze senza invito o è matto o è ubriaco.
  • Preti, frati e polli nun son mai satolli. Preti, frati e polli non sono mai sazi.
  • Si me metto affà le berrette nascon tutti senza testa. Se mi mettesi a fabbricare cappelli nascerebbero tutti senza testa.
  • Bocca chiusa ‘n c’entra vento. Nella bocca chiusa non entra vento: se non si chiede non si ha.
  • De du ne va ne viene. L’acqua da dove proviene ritorna (come le azioni dell’uomo).
  • Santa Caterina o piove o neve o brina. Il giorno di Santa Caterina d’Alessandria (25 novembre) giorno deputato all’inizio della raccolta delle olive (un tempo):o pioggia o neve o brina.
  • E’ come mette ‘l campano ta la troja. Un accessorio troppo elegante per una persona semplice: sarebbe come mettere un prezioso campanello al collo della scrofa.
  • E’ come a lavorà coi cani male all’insù peggio all’ingiù. E’ impossibile far trainare un aratro ai cani poiché sarebbe difficile in salita e peggio in discesa.
  • Consijo de volpe stirbizione de galline. Consiglio di volpi strage di galline.
  • Spoijà ‘n altare per vestinne ‘n altro. Spogliare un altare per vestirne un altro.
  • Fà del bene e scordete fà del male e pensece. Dimentica il bene che fai e pensa invece al male.
  • ‘gni casa c’ha ‘l su’ versatoio In ogni casa ci sono gli stessi problemi (versatoio=lavabo da cucina).
  • Si portamo la nostra croce ‘n piazza ognuno arpìa la sua. Se portassimo le nostre tribolazioni in piazza ognuno riprenderebbe le proprie.
  • San Barnabà o ce la leva o ce la dà. Il giorno di San Barnaba (19 giugno) se avesse fatto maltempo (grandine) l’uva sarebbe stata compromessa.
  • La femmena de regazza c’ha ‘na léngua e sette vraccia, quann’ha pijatu maritu c’ha sette léngue e’mmracciu sulu. Una ragazza da marito fa bella mostra dei suoi pregi; una volta sposata appariranno tutti i suoi difetti.
  • La gatta presciolosa fa li gattucci céchi. La fretta è una cattiva consigliera.
  • La cèrqua fa la janna: ‘n pò fa’ l’ua. Non ci si può aspettare molto da chi può poco.
  • Se sbaja ‘nchi lu preti su l’ardàre e lu contadinu co lu vordarecchje.  Errare è umano.
  • Cristo manna lu friddu sicunnu li panni. La Provvidenza manda le disgrazie a chi è in grado di sopportarle.
  • Si lu Suvasiu c’ha lu cappéllu, fulignate pija lu mantéllu! Se il monte Subasio è coperto di nubi presto verrà il freddo o la pioggia anche a Foligno.
  • Mejo faccia roscia che trippa moscia. E’ preferibile umiliarci che non ottenere quello che cerchiamo. (Meglio arrossire che restare a stomaco vuoto)
  • Bocca onta non desse mae male.  Chi viene trattato bene non parla male di noi.
  • Durasse la malvicina come la neve marzolina. E’un augurio che auspica la breve vita della vicina cattiva.
  • Finirno le noce ta l’alocco ce n’eva sette staji e ne magnava na pacchina al giorno. Nonostante l’alocco avesse sette staia di noci e ne mangiasse una metà al giorno queste finirono.
  • ‘l can che bada l’aijo ‘nnel magna e ‘nnel fà magnà Il cane che fa la guardia alla coltivazione di agli non li mangia e non li fa mangiare (si riferisce alle persone che non godono di un bene di cui dispongono e non ne fanno godere).
  • Tanto chi curre che chi camina. E’ inutile affannarsi poichè la meta si raggiunge tanto a correre che a camminare.
  • Te dice pedalino. Ti dice sfiga.
  • Se trona ce sona, se lampa ce scampa. Se tuona ci suona, se lampeggia ci salva (se senti i tuoni diluvia, se vedi solo i fulmini non piove).
  • Se la montagna métte lu cappellu, vinni la capra e compra lu mantellu, se la montagna se sbraca, vinni lu mantellu e compra la capra. Se la montagna si mette il cappello (si copre di neve), vendi la capra e compra un mantello, ma se la montagna si scoglie (si scoglie la neve), vendi il mantello e compra la capra.
  • Piove e dà lo sole,tutte le vecchie fónno l’amore, se ‘o fà ‘nchì ‘a vecchia mia, pía ‘u vastóne e caccéla via. Quando piove e c’è sole, tutte le donne fanno l’amore, ma se lo fa anche la mia donna, prendi un bastone e mandala via. (Per dire che finchè le cose riguardano gli altri vanno bene, ma quando ci coinvolgono in prima persona, sembrano più gravi).
  • Dice ‘a notte ‘a vecchia:«Brrr brrr brrr Che friddu!Se pò vinì dimane, ‘a léna vojo jì a fà». Ma lu jornu doppo: «E’ vinutu lu sulicillu, me ne freco de le léna». Durante la notte, la vecchia donna dice: «Brrr Brrr che freddo!Se arriva l’indomani, voglio andare a fare legna». Ma il giorno successivo: «E’ uscito un filo di sole, non ho bisogno della legna». (Simboleggia la svogliatezza delle persone, che si danno da fare solo in caso di stretta necessità).
  • Cannellòra cannellòra, de l’invernu semo fòra, ma se fa lu sulicillu, c’emo n’antri quaranta jorni de ‘nvernicillu. Dopo la festa di Candelora l’inverno è ormai finito, ma se c’è un po’ di sole, ci saranno ancora 40 giorni di inverno.
  • C’hai più corna tu che ‘n cistu de lumache. Hai più corna di un secchio di lumache.
  • Piove e mar tempu fa, a casa dell’antri male se sta; se io stissi a casa tua como tu stai a casa mia, piarìo ‘a porta e gjrrìo via. Quando piove ed è brutto tempo, si sta male a casa degli altri, se io stessi a casa tua come tu sei in casa mia, me ne andrei via subito. (Un modo per dire all’ospite di andarsene da casa propria).
  • La rabbia de la sera làscela pe’ la matina e quella de la matina pé la sera. La rabbia della sera lasciala per il mattino e quella del mattino per la sera (Non farti mai prendere dalla rabbia).
  • Disse Cristu all’apostoli suoi:«L’erba e l’acqua so’ fatti pei buoi» Cristo disse ai suoi apostoli: «L’erba e l’acqua sono per i buoi» (Frase indicata per quando ci sono verdure in tavola, vuol dire che una cosa che è adatta per gli animali, non va servita alle persone).
  • Lu cioppu che porta lu sciancatu. Letteralmente è lo zoppo che assiste uno più zoppo di lui. (Sta ad indicare quando una persona vuol aiutare un’altra, ma non si sa chi ne ha più bisogno).
  • Quanne nun ci stà ‘u gattu, i surci vàllono. Quando il gatto non c’è, i topi ballano.
  • Lu gattu smaliziatu quillu che fa je vén pensatu. Il gatto smaliziato fa ciò che pensa (Come dire che le persone che non hanno pudore fanno tutto ciò che gli viene in mente).
  • Mejo ‘n’ovu oggji che ‘na pulla dimane. Meglio un uovo oggi che una gallina domani.
  • Dio li fa eppù l’accoppia. Dio li fa e poi li accoppia.
  • Magna, biji e fatte grossa, pija maritu e socceje l’ossa. Mangia, bevi e cresci, così sarai forte per tenere testa a tuo marito.
  • Nun se caca sotto la neve che d’estate non se scopre. Le cattive azioni si scoprono sempre.
  • Ha troato Cristu a mète e li Santi a ligà. Ha trovato Cristo che miete ed i Santi che legano. (Significa che ha trovato la vita facile, ha chi pensa a tutto).
  • Vòle la vótte piena e la moje ‘mbriaca. Vuole la botte piena e la moglie ubriaca. (Vorrebbe tutto dalla vita).
  • Chi mitía e chi trebbiaa. Chi mieteva e chi trebbiava (Cioè: tutti si davano da fare, ognuno faceva la sua parte).
  • Mica emo magnatu pasta e facioli assieme. Non abbiamo mica mangiato insieme pasta e fagioli (Non siamo in rapporti così stretti, non abbiamo mai condiviso un pasto).

Processione dei Ceri Sant’Antonio – RIETI

La Processione dei Ceri è una delle manifestazioni religiose più significative e sentite di Rieti, una città situata nel cuore dell’Italia centrale, nella regione del Lazio. Questo evento, che si tiene ogni anno, è un momento di profonda devozione e partecipazione comunitaria, in cui la città celebra la sua storia, la fede e le tradizioni.

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