Riserva naturale Badia Prataglia – Emilia Romagna

Fonte @Raggruppamento Carabinieri Biodiversità

La Riserva si estende per circa 2.420 ettari lungo il tratto del crinale tosco-romagnolo che va dalla Cima del Termine (nei pressi del Passo dei Mandrioli) fino a Giogo Secchieta e al Passo del Porcareccio, con quote massime che vanno dai 1448 m s.l.m. di Poggio allo Spillo ai 700 m s.l.m. della Lama. La Riserva si compone di due importanti complessi forestali: uno sul versante toscano “Foresta di Fiume d’Isola” e uno sul versante romagnolo “Foresta della Lama”.

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La formazione geologica prevalente è costituita sul versante toscano dall’arenaria del periodo Oligocene-Miocene inferiore (Macigno), con alternanza di strati compatti e strati di scisti limoso argillosi molto friabili. L’arenaria ha dato origine a rilievi con forme relativamente dolci. Nel versante romagnolo la roccia prevalente è quella marnoso-arenacea (facies romagnola) risalente al Miocene medio caratterizzata da un’alternanza di arenaria con scisti marnosi. L’erosione, che ha inciso più facilmente e profondamente sulle marne, ha determinato forme acute dei rilievi con valli talvolta strette e profonde e versanti molto ripidi. La rete idrografica è costituita da numerosi torrenti, molti perenni, alcuni dei quali si originano in vicinanza del crinale. Il regime dei corsi d’acqua è variabile e dipende quasi esclusivamente da quello pluviometrico. Il suolo è costituito da terre brune, molto favorevoli allo sviluppo del bosco.

Habitat

Nella Riserva sono presenti i seguenti habitat tutelati dalla Direttiva UE Habitat:

6210* Pascoli xerofitici di Festuco-Brometalia. Discretamente distribuito all’interno della Riserva, individua due diverse tipologie di ambienti, le praterie semiaride del Mesobromion e le praterie molto aride dello Xerobromion. Le prime individuano formazioni prative chiuse su suoli relativamente profondi, mentre le seconde formazioni prative aperte discontinue sui tratti ripidi degli affioramenti marnoso-arenacei. L’habitat si trova comunemente associato al 6510 “Praterie magre da fieno a bassa altitudine con Alopecurus pratensis Sanguisorba officinalis“.

6230* Formazioni erbose a Nardus. Presente unicamente sulla zona di crinale, localizzato a margine o all’interno delle faggete di quota e al margine delle brughiere a mirtillo nero. Si tratta di un complesso di vegetazione che comprende praterie a festuche (Festuca nigrescensF. violacea subsp. puccinellii, F. rubra) e nardo (Nardus stricta), riferibili all’associazione Carlino caulescentis-Nardetum strictae oltre ad altre comunità vegetali, tra cui brughiere a mirtillo piuttosto aperte, da considerarsi piuttosto che vere e proprie brughiere, stadi a mirtillo del Carlino caulescentis-Nardetum. Pochissime le specie indicatrici dell’habitat che sono state ritrovate nei siti di rilevamento, ovvero Nardus stricta Veronica officinalis. L’habitat tende ad associarsi con il 4060 “Lande alpine e subalpine” e 6520 “Praterie montane da fieno”.

6410 Praterie con Molinia su terreni calcarei, torbosi o argilloso-limosi (Molinion caeruleae). L’habitat è rappresentato nella Riserva esclusivamente in un’area localizzata sul crinale appenninico nei pressi del Passo del Porcareccio. Qui si riscontra infatti un’ambiente aperta prativo di crinale, caratterizzato da umidità persistente che influenza le comunità vegetali.

6510 Praterie magre da fieno a bassa altitudine. Sufficientemente diffuso, si localizza tra l’orizzonte sub-montano e quello collinare fino agli 800 – 1000 m s.l.m., concentrandosi maggiormente nel versante toscano. Specie indicatrici: Arrhenatherum elatius dominante, Lolium perenne, Dactylis glomerata, Agropyron repens, Trisetum flavepscens, Festuca pratensie, Holcus lanatus, Anthoxanthum odoratum, Alopecurus pratensis, Phleum pratense, Poa pratensis, Leucanthemum vulgare, Leontodon nudicaulis, Tragopogon pratensis, Daucus carota e altre. Lo si può trovare associato al 6210* Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuca Brometalia).

6520 Praterie montane da fieno. Presenza limitata all’interno della Riserva, si colloca oltre gli 800–1000 metri nella fascia della faggeta su litotipi di diversa natura, con suolo profondo e sufficientemente fertile. Prati falciati mesofili, ricchi di specie delle fasce montane e subalpine (per lo più sopra 600 m) usualmente dominate da Trisetum flavescens e con Heracleum sphondylium, Polygonum bistorta, Geranium sylvaticum, Silene dioica, Crocus vernus, Geum montanum, Festuca rubra.

8230 Rocce silicee con vegetazione pioniera di Sedo-Scleranthion o di Sedo albi-Veronicion dillenii. L’habitat, estremamente limitato, individua unicamente situazioni puntiformi. Specie indicatrici sono: Sedum sp. pl.: Sedum album, S. sexangulare, S. rupestre, S. dasyphyllum, S. monregalense, a cui possono accompagnarsi Dianthus sylvestris, Rumex acetosella, Trifolium arvense. A causa dell’aridità stazionale, questa vegetazione aperta è caratterizzata dalla presenza di muschi, licheni e Crassulaceae.

9130 Faggete dell’Asperulo-Fagetum. Le faggete mesofile eutrofiche costituiscono l’aspetto preponderante della tipologia, sono diffuse su substrati diversi, presentano ottimo sviluppo e densità colma, ecologicamente sono caratterizzate dalla dominanza di specie del genere Cardamine.

9210* Faggete degli appennini con Taxus e Ilex. Sull’Appennino romagnolo l’habitat incontra il limite ecologico e latitudinale alla sua distribuzione. Lo si trova in associazione con gli habitat prioritari 9180* Foreste di versanti, valloni e ghiaioni del Tilio-Acerion e 9220* Faggete dell’Appennino con Abies alba e faggete con Abies nebrodensis, e con il 9130 Faggete dell’Asperulo-Fagetum.

9220* Faggeti degli Appennini con Abies alba e faggeti con Abies nebrodensis. E’ l’habitat più esteso, si concentra sul versante romagnolo all’interno della Foresta della Lama. Lo si può trovare associato agli habitat prioritari 9180* Foreste di versanti, valloni e ghiaioni del Tilio-Acerion e 9210* Faggete degli Appennini con Taxus Ilex e all’habitat 9130 Faggete dell’Asperulo-Fagetum.

9180* Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion. L’habitat si sviluppa nei canaloni di impluvio, nelle situazioni più fresche e a forte pendenza, trovando nei luoghi più impervi e inaccessibili, le migliori condizioni per lo sviluppo e anche una presenza di specie indicatrici più significativa. L’habitat può trovarsi associato con altri ambienti di faggeta quali 9130 Faggete dell’Asperulo-Fagetum e gli habitat prioritari 9210* Faggete degli Appennini con Taxus Ilex e 9220* Faggete dell’Appennino con Abies alba e faggete con Abies nebrodensi“.

91E0* Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicon albae). L’habitat è scarsamente diffuso e più frequente alle quote più basse. La stazione più interessante è quella dell’impluvio della Lama. Tra le specie indicatrici più comuni che caratterizzano questo habitat nella riserva: Alnus glutinosa, Fraxinus excelsior, Salix alba, Carex pendula, Carex remota, Equisetum telmateja, Equisetum palustre, Lycopus europaeus.

Flora

La Riserva di Badia Prataglia rientra nel complesso forestale delle Riserve Naturali Statali Casentinesi, del quale riveste i caratteri forse più rappresentativi. I tipi fondamentali di vegetazione forestale sono, in ordine di estensione territoriale: bosco misto di faggio (Fagus sylvatica) e abete bianco (Abies alba) con presenza di acero montano (Acer pseudoplatanus), acero riccio (Acer platanoides), olmo montano (Ulmus glabra), frassino (Fraxinus excelsior), tiglio (Tilia platyphyllos e Tilia cordata) e tasso (Taxus baccata); faggeta pura; bosco di conifere composto da abetine di abete bianco con presenza di particelle di specie diffuse artificialmente, come ad esempio pino nero e abete di Douglas. Sulla cima del Monte Penna si riscontra un settore occupato da vegetazione rupicola aperta. Tra le specie erbacee si segnala l’orchidea Epipactis purpurata, inserita nel Libro Rosso delle Piante d‘Italia.

Fauna

Il regime di protezione garantito da decenni alla zona ha consentito il mantenimento di componenti faunistiche che altrove hanno visto un forte declino in termini numerici, tra le quali moltissime specie protette a livello europeo dalla Direttive UE Habitat o Uccelli (indicate di seguito con *). Tra gli ungulati: il cervo europeo (Cervus elaphus), il capriolo (Capreolus capreolus), il daino (Dama dama), il cinghiale (Sus scrofa) e con un piccolo nucleo è presente il muflone (Ovis orientalis musimon), specie alloctona introdotta per scopi venatori intorno alla metà del 1800.

Un completo comparto di erbivori alimenta un cospicuo gruppo di carnivori tra cui annoveriamo: il lupo (Canis lupus*), il gatto selvatico (Felis silvestris*), la volpe (Vulpes vulpes), la donnola (Mustela nivalis), la faina (Martes foina), la puzzola (Mustela putorius*) e il tasso (Meles meles).

Presente anche l’istrice (Hystrix cristata*) e numerosi micromammiferi, dalle arvicole ai ghiri (Glis glis) e agli scoiattoli (Sciurus vulgaris).

Numerosi i chirotteri d’interesse UE, come il miniottero Miniopterus schreiberi*, il rinolofo maggiore Rhinilophus ferrumequinum*, Rinolofo minore (Rhinolophus hipposideros*), il vespertilio maggiore Myotis myotis*, il vespertilio smarginato Myotis emarginatus*, il barbastello Barbastellus barbastellus*. L’avifauna ha caratteristiche prettamente di habitat forestale. Tra le specie nidificanti sono di rilievo naturalistico: falco pecchiaiolo (Pernis apivorus*), astore (Accipiter gentilis*), aquila reale (Aquila chrysaetos*), picchio nero (Dryocopus martius), merlo acquaiolo (Cinclus cinclus), tordo bottaccio (Turdus philomelos), tordela (Turdus viscivorus), tordo dal collare (Turdus torquatus*), luì bianco (Phylloscopus bonelli*), luì verde (Phylloscopus sibilatrix*), regolo (Regulus regulus), rampichino alpestre (Certhia familiaris), crociere (Loxia curvirostra), ciuffolotto (Pyrrhula phyrrula). Tra gli i rettili citiamo il saettone comune (Zamenis longissimus*) e tra gli anfibi si citano la salamandrina dagli occhiali Salamandrina terdigitata*, l’ululone appenninico Bombina pachypus*, il tritone crestato Triturus carnifex*, la salamandra pezzata Salamandra salamandra. Numeroso è anche il comparto degli invertebrati, molti dei quali indicatori di boschi ad elevata naturalità (insetti saproxilici legati al legno morto di interesse UE). come la Rosalia alpina*, l’Osmoderma eremita * e il cervo volante (Lucanus cervus*).


Museo Forestale “Carlo Siemoni” e Arboreto Storico “Carlo Siemoni”

Via Nazionale 14, Badia Prataglia, 52010 (AR).

Il museo, situato nel paese di Badia Prataglia, ospita collezioni di fauna e flora tipica delle Riserve, una collezione di insetti autoctoni ed esotici ed una sala interamente dedicata agli strumenti storicamente utilizzati per i lavori forestali.

Adiacente al museo si trova l’arboreto “Carlo Siemoni”, il più antico d’Italia, realizzato nel 1848 da Karl Simon ingegnere forestale boemo che si occupò di restaurare la Foresta Casentinese per conto del Granduca Leopoldo II di Toscana. Originariamente l’arboreto aveva l’obiettivo di verificare la capacità di adattamento di alcune specie di piante esotiche alle condizioni climatiche di questo lembo di Appennino.

Oggi l’arboreto rappresenta un efficace strumento di divulgazione e di educazione ambientale. L’arboreto e il museo sono liberamente fruibili al pubblico negli orari di apertura.

Il personale del Reparto Biodiversità di Pratovecchio organizza visite guidate in giornate ed orari dedicati e, su richiesta, per gruppi e scolaresche.

Per ulteriori informazioni riguardo le norme di fruizione della riserva, il centro visita e le attività in corso visita rgpbio.it Riserva naturale Badia Prataglia

Vedi Classificazione Aree Naturali Protette

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