Fonte @Raggruppamento Carabinieri Biodiversità
L’isola di Montecristo, situata nel Mar Tirreno, Arcipelago Toscano, Comune di Portoferraio (LI), costituita in Riserva naturale dal 1971, è affidata alla gestione dell’Arma dei Carabinieri per il tramite del Reparto Carabinieri per la Biodiversità di Follonica. L’Isola fa parte dal 1996 del Parco nazionale dell’Arcipelago toscano. Sull’isola esiste un complesso di fabbricati situato in sinistra idrografica del fosso di Cala Maestra tra 25 e 40 m di quota, composto dalla Villa Reale e da corpi di fabbrica adibiti ad alloggio e a laboratorio, museo, magazzino e volumi tecnici. Tra la Villa e il resto degli edifici si conserva un agrumeto in esercizio, oltre ad un giardino che ospita alcune specie arboree ed arbustive introdotte nella seconda metà dell’800 con funzione ornamentale.
Nei pressi del museo è di recente realizzazione una collezione floristica che conserva molti elementi della flora dell’isola, compresi alcuni endemismi. La collezione è frutto di raccolta di semi e materiale di propagazione sull’isola e successiva produzione di piantine con la collaborazione del Centro nazionale per la Biodiversità Forestale del Reparto Carabinieri Biodiversità di Pieve S. Stefano (AR). Altri copri edificati comprendono i ruderi del Monastero e della Grotta del Santo, ove insistono alcuni archi in bozze di pietra all’ingresso della grotta e dai resti di un mulino.
L’Isola ha ospitato un’importante Abbazia, fondata dai seguaci di San Mamiliano, che fu distrutta dalle incursioni saracene nel 1555. Ritornò quindi famosa per via del romanzo di Dumas “Il Conte di Montecristo”. Dopo alterne vicende, che videro diversi passaggi di proprietà e la costruzione della villa che domina Cala Maestra, nel 1860 l’Isola fu acquistata al Demanio del Regno d’Italia e, dopo aver ospitato una colonia penale, nel 1889 venne affidata al Marchese Carlo Ginori, che restaurò la villa e fece dell’Isola una riserva di caccia, curando efficacemente la sopravvivenza della fauna selvatica locale. Il luogo risultò particolarmente gradito a Vittorio Emanuele III, che la frequentò spesso nei primi anni del 1900. Durante la Seconda Guerra Mondiale Montecristo ospitò una installazione militare italo-tedesca e rimase poi incustodita e meta di vandalismi fino al 1949. In quell’anno il Demanio cedette l’Isola in concessione al “Consorzio nazionale fra Cooperative Pescatori e affini – Consorpesca”, che a sua volta, nel 1953, la passò alla Società privata “Oglasa”, che si prefiggeva lo scopo di “valorizzare” Montecristo. Nell’occasione fu predisposto un progetto di massima finalizzato alla edificazione di strutture e servizi per il costituendo “Montecristo Sporting Club”, un resort di lusso ed sclusivo, per la realizzazione del quale vi furono addirittura richieste di pubblici contributi. Nelle more della concessione demaniale, la Società richiedente procedette a restaurare gli immobili e le infrastrutture, realizzando anche manufatti privi di titolo edificatorio, e l’isola venne gestita con un criterio strettamente privatistico, precludendola ai non autorizzati. Dal 1960 Montecristo ridivenne riserva di caccia, gestita sotto il controllo scientifico dell’allora Laboratorio di Zoologia applicata alla Caccia di Bologna, oggi ISPRA. Nel 1971, a seguito di istanze avanzate dal modo scientifico e dall’opinione pubblica, venne istituita la Riserva Naturale e la gestione fu affidata al Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste, attraverso l’Azienda di Stato per le Foreste Demaniali, e messa a disposizione per la ricerca scientifica del Consiglio Nazionale delle Ricerche. In quegli anni di gestione della Riserva naturale con le indicazioni espresse dal Comitato Misto tra Azienda di Stato per le Foreste Demaniali e Consiglio Nazionale delle Ricerche, sotto l’attenta guida della Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali, sono stati effettuati numerosi interventi volti al recupero dei fabbricati di interesse storico ed artistico, e si è proceduto all’allestimento di un piccolo museo naturalistico. Da allora la gestione dell’isola è improntata alla conservazione della natura in senso stretto e prosegue anche all’attualità. In particolare la Riserva è stata teatro, nell’ultimo decennio, di due importanti progetti sorretti dallo strumento finanziario Europeo “LIFE”, di cui al Regolamento (CE) n.614/2007 (LIFE “Montecristo 2010” e “Resto con Life”), finalizzati al contrasto alle specie alloctone invasive e al ripristino di habitat. Con il Progetto LIFE “Montecristo2010”, tra altre azioni, è stata condotta l’eradicazione del ratto nero (Rattus rattus), completata a gennaio-febbraio 2012. Montecristo è oggi la più grande isola mediterranea rat-free, con importanti risultati per la conservazione di una delle più grandi popolazioni di berta minore (Puffinus yelkouan), i cui nidi erano totalmente predati dai ratti. Sono inoltre in atto alcune misure per la riduzione del rischio di reinvasione (misure di bio-security). Anche il contenimento massivo dell’ailanto, specie vegetale alloctona invasiva, ha permesso di conseguire importanti risultati nella conservazione degli habitat originari. Nel corso dell’ultimo progetto, identificato dalla sigla LIFE13 NAT/IT/000471 e dal titolo “Island conservation in Tuscany, restoring habitats not only for birds”, che prevedeva una specifica azione in questo senso, sono proseguite le azioni di ripristino e tutela dell’habitat della lecceta, attraverso raccolta di ghiande e successiva messa a dimora di piantine. Con lo stesso progetto si è restaurato, previa demolizione del porticato abusivo, il vecchio “Casotto dei Pescatori”, ubicato sulla spiaggia di Cala Maestra, attualmente dedicato alle attività di educazione ambientale.
Nel 2003 la Riserva è stata riconosciuta “Riserva della Biosfera” ed inserita dall’UNESCO nell’elenco delle aree MAB quale RISERVA MAB (Man and biosphere), per l’alto valore naturalistico e paesaggistico riconosciuto in campo internazionale alle isole dell’arcipelago ed alle sue acque che, inoltre, rappresentano un’area di sosta nelle rotte migratorie degli uccelli selvatici tra il nord Europa e l’Africa.
Ubicata a metà distanza tra il Monte Argentario e la Corsica, circa 29 miglia Ovest dall’Isola del Giglio e 24 miglia a Sud dell’Isola d’Elba, l’Isola ha uno sviluppo costiero di 16 km, una altitudine massima di 645 m s.l.m. e una superficie di 1042 ha. Le sue coste sono prevalentemente rocciose, con un unico approdo in Cala Maestra, dominata da una stretta e profonda valle alberata. L’isola è percorsa da una piccola catena montuosa con decorrenza Nord – Sud, che ha tre vette principali: il Monte della Fortezza (645 m), la Cima del Colle Fondo (621 m) e la Cima dei Lecci (563 m).
Morfologia
L’isola di Montecristo ha una morfologia eminentemente montuosa. Il substrato litologico è costituito da un corpo magmatico intrusivo granodioritico la cui origine risale a circa 7,5 Ma; in zone limitate (Punta Rossa) sono presenti metagabbri e calcosilicati appartenenti alle unità ofiolitiche liguri- piemontesi. L’assetto strutturale della massa granitica presenta, per le combinazioni tra le varie superfici di fratturazione, ampi versanti mediamente inclinati (liscioni), diffusamente solcati a causa dello scorrere delle acque, oltre a rotture di pendio che danno luogo a frequenti dirupi e pareti, con presenza costante di materiale lapideo di dimensioni variabili, più o meno incoerente. Il processo erosivo è particolarmente attivo, dato il forte gradiente topografico. Il fitto reticolo idrografico è a distribuzione radiale ed è caratterizzato da profonde forre e solchi vallivi molto pendenti, la maggior parte dei quali priva di tributari e con reticolo breve e rettilineo (massimo 1 km). Dalla cima fino al mare, sul fondo delle vallecole abbondano i depositi detritici di conoide e quelli legati a frane da crollo, questi ultimi costituiti da grandi lastre di granito di forma poligonale o massi rotondeggianti grandi fino a qualche metro. I suoli che ne derivano sono assai discontinui, spesso sottili e con grande contenuto di scheletro, per lo più nei tratti terminali dei valloni in corrispondenza degli accumuli detritici, ma anche nei versanti con minore pendenza, dove generalmente presentano contenuti maggiori di SO.
Il clima può essere definito mediterraneo marino, con inverno mite ed abbastanza piovoso, mentre l’estate è moderatamente calda e piuttosto secca, ma con elevata umidità atmosferica. Le precipitazioni occulte sono frequenti a partire degli alti versanti. Ciò consente un apporto idrico in quota limitato ma costante anche in estate.
Habitat
L’isola granitica presenta in larga parte roccia esposta, stimata nel 43% della superficie, seguita da un 14% di spiagge ghiaiose, 14% di steppe aride e 29% di boscaglia e macchia. Ad esaltare l’esclusività dell’Isola è la presenza di habitat protetti dalla Direttiva UE Habitat, quindi di particolare pregio per la rarità e il rischio di scomparsa degli stessi, che implicano una gestione puntuale per la loro preservazione. Troviamo nelle aree più aperte l’habitat 6220 (percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea), mentre grazie alla diffusione di numerose piccole fonti naturali sparse sull’isola vi è la presenza dell’habitat 3170 (stagni temporanei mediterranei).
Anche la parte marina possiede grande naturalità e pregio naturalistico, per la presenza di chiazze di posidonia (Posidonion oceanicae) che assicurano la presenza di una fiorente comunità marina rientrante nell’habitat protetto in modo prioritario 1120. Pur non rientrando tra i prioritari, la presenza dell’habitat 8330 (grotte marine sommerse) ha influenzato enormemente la gestione dell’Isola.
Flora
La flora e la vegetazione di Montecristo hanno subito gravi alterazioni nel corso dei secoli a causa dello sfruttamento antropico ed attualmente il carico di erbivori (capre) impedisce l’evoluzione dei consorzi vegetali e la sopravvivenza di specie cardine della flora insulare. La vegetazione dell’Isola, che doveva essere originariamente costituita da una fitta macchia mediterranea, dominata, almeno nella fascia più elevata dal leccio, oggi è rappresentata da macchia bassa frammentata a erica arborea (Erica arborea), rosmarino (Rosmarinus officinalis), e cisti (Cistus spp.) e da una gariga a camedrio maro (Teucrium marum). in alcune aree si trovano ericeti evoluti di altezza considerevole, con piante di elevato diametro, a tratti con formazioni a galleria. Un interessante popolamento frammentato e rado di leccio (Quercus ilex), residuo dell’originaria copertura arborea, si trova nel medio-alto versante di Collo dei Lecci e Collo Tondo con piante annose, di elevata circonferenza, spesso senescenti. Esemplari isolati o a piccoli gruppi di leccio sono localizzate in altre zone, medio versante del vallone di Cala S. Maria, Monte Fortezza, Pressi di Grotta del Santo. L’azione di predazione del seme e l’intenso pascolo a carico della rinnovazione naturale, impediscono la perpetuazione e l’eventuale espansione del leccio. A questo proposito si è appurata la grande propensione alla rinnovazione del leccio in assenza di disturbo e si è accertata anche la costante ed abbondante produzione di ghianda. I progetti LIFE portati a termine sull’isola hanno avuto anche finalità di protezione di superfici della lecceta finalizzate alla rinnovazione, con contestuale raccolta di seme per la produzione di piantine finalizzate alla conservazione in ed ex situ. Atre specie introdotte si trovano quasi tutte nell’area circostante la ex villa reale, e nel loro insieme assumono l’aspetto di un arboreto ornamentale. A poca distanza dalla villa si trova un piccolo bosco di eucalipti e qualche gruppo di pini (Pinus halepensis e P. pinea). Diverso destino ha avuto l’ailanto (Ailanthus altissima), che purtroppo è divenuto fortemente invadente, tanto da costituire una delle maggiori minacce ecologiche della Riserva e da necessitare imponenti investimenti e progetti anche dell’Unione Europea per il suo contenimento. Numerosissimi sono gli endemismi dell’Isola tra cui si può citare l’Arenaria balearica, Cymbalaria aequitriloba, Dryopteris tyrrhena, Mentha requienii e Scrophularia trifoliata. Di recente scoperta è Hieracium racemosum subsp. amideii, segnalato per la prima volta nell’isola nel 2019 a cura di personale militare in turno di servizio. La componente acquatica è ben rappresentata da agglomerati di posidonia e formazioni di Lithophyllum bissoides, Cystoseira amentacea var. stricta e C. spinosa e C. zosteroides nelle porzioni più profonde.
Fauna
Tra le specie animali presenti sull’Isola, la più nota è la capra selvatica (Capra aegagrus). Largamente diffusa nel mediterraneo orientale e nell’Asia, ma presente in Italia solo a Montecristo con una popolazione non sicuramente indigena ma ibridata con capre di altra provenienza, la capra di Montecristo conta attualmente più di 300 esemplari. Altro grande mammifero avvistato in pochissime occasioni, e non recentemente, nei pressi di Montecristo è la foca monaca (Monachus monachus) strettamente protetta dalla Direttiva UE Habitat, la cui conservazione ha imposto vincoli alla balneazione e alla navigazione, cui viene data la possibilità di un eventuale ritorno grazie al mantenimento di una zona di tutela biologica intorno all’isola entro cui è vietata la navigazione.
L’avifauna di Montecristo riveste importanza particolare, in quanto l’Isola costituisce un’area di sosta per specie migratorie. È presente una colonia nidificante di gabbiano corso (Ichthyaetus audouinii), mentre nelle gallerie scavate sotto i massi granitici nidificano molte coppie di berta minore (Puffinus yelkuan). Tra i rapaci sono presenti e nidificano il falco pellegrino (Falcus peregrinus), il gheppio (Falcus tinnunculus). e il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus). È anche presente e forse nidificante la rara aquila del Bonelli (Hieratus fasciatus). Pochi sono i piccoli uccelli che si riproducono sull’isola. I più frequenti sono la magnanima (Sylvia undata) ed il pigliamosche (Musciacapa striata). Rimane una colonia di coturnici orientali (Alectoris chukar) introdotte quando l’isola era una riserva di caccia. L’avifauna migratoria spesso giunge stremata a Montecristo e non è raro rinvenire in autunno o in primavera molti esemplari morti per mancanza di cibo.
Anche i rettili sono ben rappresentati a Montecristo, dove vivono specie endemiche selezionatesi grazie all’isolamento geografico. Si registra quindi la presenza ella vipera di Montecristo (Vipera aspis subsp. montecristi), il biacco (Coluber viridiflavus) e la lucertola (Podarcis sicula). Gli anfibi sono rappresentati solo dalla rana tirrenica (Discoglossus sardus), strettamente protetta dalla Direttiva UE Habitat.
Di estremo interesse infine sono i numerosissimi invertebrati terrestri, tra i quali si annoverano molte specie endemiche, soprattutto tra gli insetti e i molluschi.
L’isolamento dovuto all’assenza di una comunità residente ed ai successivi vincoli ambientali hanno permesso lo sviluppo di una elevata biodiversità negli ecosistemi marini. Popolamenti coralligeni ben strutturati circondano l’Isola con facies a gorgonia gialla (Eunicella cavolinii), gorgonia bianca (Eunicella singularis) e gorgonia rossa (Paramuricea clavata)
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Per ulteriori informazioni riguardo le norme di fruizione della riserva, il centro visita e le attività in corso visita
rgpbio.it Riserva naturale biogenetica Isola di Montecristo. Toscana
Vedi Classificazione Aree Naturali Protette
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Il fiume Ciane, il cui nome viene dal greco cyanòs che significa azzuro, nasce a Cozzo del Pantano, nella pianura alluvionale di Siracusa, dalle sorgenti Testa di Pisimota e Testa di Pisima, quest’ultima è principale ed appare come un laghetto di acqua di colore azzurro, sulle cui rive cresce il papiro.
Riserva Naturale Biogenetica Calafuria – Toscana
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