Fonte @Raggruppamento Carabinieri Biodiversità
La Riserva è limitrofa all’abitato di Camigliatello Silano e si estende su una superficie di 189.88.16 ettari. Costituisce l’ultimo brandello del complesso demaniale ancora oggi denominato “Sila di Tasso”, un tempo avente superficie di ettari 2.052, nonché ultima testimonianza di una Camera chiusa, così detta poiché conteneva boschi destinati alle costruzioni navali e quindi, al suo interno, era tassativamente vietato seminare, legnare e tagliare piante.
La vegetazione è costituita da un’ampia pineta a Pinus nigra subsp. calabrica, inquadrata nell’associazione Hypochoerido-Pinetumcalabricae. Si tratta di comunità legate all’abbondanza di substrati granitici e suoli acidi e sabbiosi, ricchi di scheletro, sui quali il pino, specie abbastanza frugale e xerofitica, è avvantaggiato rispetto al faggio.
Il corteggio floristico della pineta è caratterizzato da Hypochoeris laevigata, Teucrium siculum, Lathyrus gliciphyllos, Pteridium aquilinum. Al pino si trovano associati esemplari di cerro (Quercus cerris), Castagno (Castanea sativa) e faggio (Fagus sylvatica). Il bosco in molti tratti presenta un sottostante strato arboreo costituito da una faggeta giovane, il che fa pensare che il Pino sia stato favorito dai tagli silvicolturali e che la vocazione naturale del versante nord sia il bosco a Faggio. Nelle aree meno esposte e lungo le linee d’impluvio alla pineta prevale la faggeta, caratterizzata dalla presenza di llex aquifolium, piuttosto raro nel resto delle faggete silane. Nel fondovalle del torrente Camigliati è presente una vegetazione ripariale a Ontani (Alnus glutinosa), Pioppi e Salici.
Il bosco
Il bosco di Tasso-Camigliatello è caratterizzato per il 90% della superficie (170 ettari) da popolamenti di pino laricio, localmente con presenza di faggio. Lungo i corsi d’acqua è presente l’ontano nero (Alnus glutinosa) e napoletano (Alnus cordata), quest’ultimo di origine artificiale, e l’acero montano (Acer pseudoplatanus). All’interno della pineta e nelle zone circostanti, si riscontrano anche piante sporadiche di castagno (Castanea sativa), cerro (Quercus cerris), roverella (Quercus pubescens) e qualche esemplare di abete bianco (Abies alba).
Il pino laricio, esclusivamente di origine naturale, è attualmente la specie di gran lunga dominante all’interno dell’area protetta: nell’ambito della pineta è possibile distinguere due situazioni leggermente differenti fra loro.
La prima tipologia è presente soprattutto nel settore centrale dell’area protetta, lungo la linea di displuvio ed è conseguenza dell’esecuzione di interventi di forte intensità attuati dopo la seconda guerra mondiale. Il popolamento è rappresentato da una pineta pura, piuttosto densa, con piante di 40/50 anni di età e 30/50 cm di diametro, in buone condizioni vegetative. La struttura verticale è di tipo tendenzialmente monoplano, con un alto grado di copertura, che impedisce l’affermazione del sottobosco e di qualsiasi forma di rinnovazione delle piante arboree. La distribuzione delle piante sul terreno è di tipo casuale e solo in alcuni casi si nota una certa tendenza alla formazione di piccoli gruppi.
La seconda tipologia, invece, si riscontra in modo particolare nel settore nord/orientale dell’area e lungo il vallone Settacque. È la risultante di una riduzione della densità del soprassuolo avvenuta in tempi piuttosto recenti in modo relativamente uniforme su tutta la superficie, che ha favorito l’insediamento e l’affermazione quasi esclusivamente di novellarne di faggio. Il profilo verticale del popolamento è costituito da due strati fra loro ben distinti. Quello superiore è rappresentato, per lo più, da piccoli gruppi di piante di pino laricio (2-4 esemplari), più raramente da singoli alberi, leggermente distanziati gli uni dagli altri, per cui il grado di copertura non risulta particolarmente elevato. Le piante hanno 120/130 anni di età, hanno dimensioni elevate, soprattutto in altezza (35/40 m), con diametri fino a 60/80 cm. La forma dei fusti è piuttosto regolare, i tronchi sono diritti, privi di malformazioni e non manifestano attacchi di patogeni o di insetti.
Ceppaie
L’analisi delle ceppaie di alcune piante utilizzate di recente evidenzia accrescimenti non particolarmente elevati, ma molto regolari nel tempo. Non sono presenti piante vetuste o con diametri particolarmente elevati. Lo strato dominato, piuttosto uniforme e continuo, è costituito quasi esclusivamente da giovani piante di faggio (generalmente hanno età inferiore a 20/30 anni), in buone condizioni vegetative, con dimensioni contenute sia in altezza (generalmente non superano i 10 m) che in diametro (raramente oltre 10/15 cm). Presentano una forma discreta e hanno la chioma molto contenuta e raccolta in alto. Anch’esse non denotano danni da patogeni o insetti.
Nella pineta il sottobosco è piuttosto scarso, mentre dove prevale il faggio è formato da graminacee varie e, nelle aree più aperte, da felci e rovi. In queste situazioni è generalmente assente ogni forma di rinnovazione di specie arboree.
All’interno del bosco non ci sono piante secche in piedi o schianti per danni di origine meteorica, così come piuttosto scarsa è anche la ramaglia secca a terra. Ciò è dovuto alla pronta eliminazione delle piante morte in piedi o schiantate, effettuata fino a pochissimi anni fa per evitare il pericolo di pullulazioni di insetti.
Recentemente, a seguito dell’utilizzazione di alcune piante pericolanti o stroncate dalle intemperie, sul terreno smosso per l’esbosco si è rinnovato vigorosamente il pino laricio. Le piantine sono però ancora troppo piccole per dare un giudizio sulla loro capacità di sopravvivenza. Localmente è presente anche novellarne di abete, in ottime condizioni vegetative. Frequentemente è presente anche il salicone.
In aree estremamente limitate e su cocuzzoli con evidenti fenomeni di erosione, spesso determinati nel passato da pascolo eccessivo, è presente una vegetazione prevalentemente erbacea, con piante di ginestra spinosa. In questi ultimi anni, anche a seguito della cessazione del pascolo, si è affermato nuovamente novellarne di pino laricio con età che, attualmente, non superano i venti anni. Nel prossimo futuro questo processo è destinato ad accentuarsi.
La faggeta è una tipologia boschiva molto poco rappresentata in termini di superficie. Può essere considerata come la fase evolutiva successiva a quella della pineta bistratificata vista precedentemente. Infatti, l’eliminazione delle piante di pino favorisce una rapida affermazione del faggio che amplia la chioma e tende a occupare tutto lo spazio disponibile ostacolando l’insediamento di novellarne di altre specie sotto copertura. È un processo molto evidente nei boschi di pino laricio della Sila e si ricollega al fenomeno della rinaturalizzazione delle pinete. Nel medio e lungo periodo e in modo estremamente graduale, indipendentemente dagli interventi dell’uomo, la pineta è destinata a cedere il posto alla faggeta.
Le piante di faggio generalmente non superano trenta anni di età e hanno un’origine sia agamica che gamica. I fusti sono discreti, abbastanza diritti, con diametri non superiori a 20/25 cm e altezze di non oltre 15/20 m; la chioma è per lo più rada e piuttosto irregolare. Le piante sono caratterizzate da buon vigore vegetativo. Nel breve e medio periodo si prevede un accrescimento sostenuto di queste piante e, progressivamente, anche l’affermazione di altre specie tipiche di questo ambiente, quali l’abete, l’acero, il cerro, il pioppo tremulo, il ciliegio, ecc., attualmente presenti allo stato sporadico all’interno della stessa area protetta o nelle immediate vicinanze.
La partecipazione del pino laricio nell’edificazione di questi popolamenti è, inevitabilmente, destinata a ridursi nel tempo. Localmente, però, dove prevalgono gruppi di pino laricio, sufficientemente densi nei quali non si è ancora affermato novellarne di faggio, è possibile mediante l’adozione di una gestione basata sul taglio a scelta a piccoli gruppi – la tradizionale forma di trattamento delle pinete silane – ottenere il novellarne di pino laricio e con esso conservare la pineta di laricio.
Le formazioni di ontano nero sono strettamente legate ai corsi d’acqua, dove costituiscono dei filari che ne delimitano gli alvei. La specie più frequente è l’ontano nero, presente in prossimità del torrente Settacque e, in minor misura, della Fiumarella Curcio. Lungo quest’ultima, in occasione della costruzione della superstrada Silana-Crotonese, è stato introdotto anche l’ontano napoletano. Nel primo caso si tratta di piante prevalentemente vecchie in rapporto alla loro limitata longevità, in precarie condizioni vegetative, con la chioma molto piccola e con molti rami secchi. I fusti non superano generalmente 20/25 centimetri di diametro e sono piuttosto irregolari. Recentemente alcune di queste piante sono state anche ceduate. I gruppi di ontano napoletano, di origine artificiale, sono nettamente più giovani ed evidenziano buone condizioni vegetative. Attualmente non presentano danni particolari di origine antropica o attacchi di insetti e patogeni.
Radure interessano superfici molto modeste all’interno della riserva. Si tratta di aree destinate nel passato prevalentemente all’accatastamento del legname in occasione delle utilizzazioni. Durante l’estate e nel periodo autunnale venivano utilizzate come pascolo. Attualmente con la cessazione dell’attività zootecnica questi spazi hanno conservato una vegetazione prevalentemente di graminacee, localmente accompagnate da felci e poco rovo, che ha ostacolato l’insediamento e l’affermazione del pino laricio.
Habitat
HABITAT IN DIRETTIVA HABITAT PRESENTI NELLA RISERVA | Denominazione Italiana | |
9210 | Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex | Faggeta co Tasso e Agrifoglio |
91E0* | Foreste alluvionati di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanea, Salicion albae) | Foreste ripariali di Ontano nero |
9530* | Pinete (sub) mediterranee di pini neri endemici | Pinete Pino Laricio |
Flora
Tra le specie vegetali d’interesse comunitario e/o conservazionistico, oltre alla presenza del pino calabro, che nel sito è presente con esemplari veramente notevoli per altezza, è notevole la presenza in questo sito di Cardamine battagliae. Fra le specie arbustive spiccano la rosa canina, il biancospino, il melo ed il pero selvatico, cocumelo, rovi e ginestre dei carbonai. Il tappeto erbaceo è invece costituito da felce aquilina, trifogli, fragole e lamponi. Da segnalare le splendide fioriture di orchidee, gerani, ciclamini, ranuncoli, viole, fiordalisi e ginestrino.
In una situazione di bosco abbastanza chiuso, non vi è vegetazione lichenica lussureggiante che si rifugia sulla volta del bosco dove trova un condizione migliore di illuminazione. Pertanto nel sottobosco sono presenti specie sciafile. Sono state, peraltro, raccolte alcune specie licheniche molto rare: Microcalicium arenarium su una parete verticale di roccia dioritica; Peltigera venosa su suolo acido di una scarpata stradale e Psoroma hynorum (lichene briofitico) su muschi terricoli. Questo ultimo lichene pur possedendo alghe verdi come simbionti è provvisto di cefalodi (sorta di galle) che contengono cianobatteri (ci troviamo quindi di fronte ad una specie costituita da tre bionti). Solo in qualche costone soleggiato i Pini sono tappezzati da Parmelia submontana e da Hypogimnia physodes e H. laminisorediata.
Per quanto riguarda i licheni epifiti, è stata raccolta una rara lecanora (Lecanora sambuci) su scorza di Sambucus nigra. Inoltre, su scorza di Pinus calabrica è stata raccolto Vulpicidia pinastri, un lichene fruticoso poco comune di un bel colore giallo vistoso (forse un colore di ammonimento), che insieme ad un’altra specie fruticosa gialla presente sul territorio italiano dell’arco alpino (Letharia vulpina) risulta essere velenosa e mortale (in passato sono state entrambe usate per avvelenare i lupi).
Anche in questo sito sono presenti, soprattutto nel fondovalle, sulle scorze degli Ontani e dei Pini, licheni appartenenti alle Caliciales: Chaenotheca chrysocephala, C. brachypoda, C. furfuracea, C. trichialis. Si rammenta che queste specie possiedono un tallo idrofobo per cui devono insediarsi in parti inclinate e rugose dell’albero dove non percola acqua piovana poiché traggono, attraverso i propri scambi gassosi con l’ambiente, l’acqua presente nell’umidità atmosferica (specie aeroigrofile). Altre specie, dello stesso ordine, invece della scorza hanno scelto come dimora il legno marcescente: Calicium salicinum e C. aenotheca.
SPECIE VEGETALI D’INTERESSE CONSERVAZIONISTICO PRESENTI NELLA RISERVA | ||
Specie | Denominazione Italiana e Locale | Interesse |
Cyclamen hederifolium | Ciclamino | |
Epipactis gr. helleborine | Ellaborina comune | |
Cardamine battagliae | Billeri di battaglia | Endemismo calabrese |
Peltigera venosa | Lichene | Specie artico-alpina |
Letharia vulpina | Lichene del lupo |
Fauna
Tra i mammiferi frequentano l’area ilCanis lupus (lupo) elo Scoiattolo nero calabrese (Sciurus meridionalis), oltre a Felis sylvestris (gatto selvatico), Sus scrofa (cinghiale), Martes martes (martora), Martes foina (faina),Mustela putorius (puzzola), Mustela nivalis (donnola), Meles meles (tasso), Lepus italica (lepre italica),Vulpes vulpes (volpe).
Tra i chirotteri è stata riscontrata la presenza di Pipistrellus pipistrellus, Nyctalis lasiopterus, Eptesicus serotinus e Hypsugo savii
Tra gli uccelli nidificanti: Accipiter gentilis (astore), Accipiter nisus (sparviere), Pernis apivorus (falco pecchiaiolo), Buteo buteo (poiana), Dryocopus martius (picchio nero), Columba palumbus(colombaccio), Otus scops (assiolo), Jinx torquilla (torcicollo), Picoides major (picchio rossomaggiore), Turdus viscivorus (tordela), Regulus ignicapillus (fiorrancino), Parus palustris (cinciabigia), Phylloscopus sibilatrix (luì verde), Sitta europea (picchio muratore), Oriolus oriolus(rigogolo), Lanius collurio (averla piccola). Si evidenzia che alcune specie di uccelli come ad esempio Regulus regulus (regolo), Carduelis spinus (lucarino) e Loxia curvirostra (crociere), solite nidificare a latitudini maggiori, trovano nella riserva un habitat idoneo e sull’altopiano della Sila il limite più meridionale del loro areale.
SPECIE ANIMALI DI INTERESSE CONSERVAZIONISTICO RILEVATE NELLA RISERVA | |||
Specie | Nome comune | Direttiva Habitat | Interesse |
Nyctalus lasiopterus | Nottola gigante | x | |
Hypsugo savii | Pipistrello di Savi | x | x |
Pipistrellus pipistrellus | Orecchione bruno | x | x |
Eptesicus serotinus | Serotino comune | x | |
Sciurus meridionalis | Scoiattolo nero | x | |
Canis lupus | Lupo | x | x |
Muscardinus avellanarius | Moscardino | x |
…
Per ulteriori informazioni riguardo le norme di fruizione della riserva, il centro visita e le attività in corso visita rgpbio.it Tasso – Camigliatello Silano
Vedi Classificazione Aree Naturali Protette
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