Prodotto Agroalimentare Tradizionale del Friuli Venezia Giulia
Ecotipo di Cicorium Inthybus della sottospecie sativa, selezionata negli anni dai contadini delle varie zone di Gorizia; il colore del prodotto finito si presenta dal colore rosso intenso o con variegature e sfumature che portano verso il rosa o rosso granato a seconda del tipo di selezione effettuata dalle varie famiglie locali; la forma tipica che contraddistingue il radicchio rosso di Gorizia è simile a quella di una rosa.
Per ottenere la forma di una rosa, si selezionano per la produzione di semi gli esemplari che più si avvicinano alla suddetta forma; possono anche essere presenti esemplari più allungati, che però nella selezione tendono ad essere scartati. Questo ecotipo è caratterizzato da una notevole resistenza al gelo ed al freddo, essendosi adattato perfettamente, nel tempo, al clima invernale di Gorizia; il terreno ideale per ottenere forma e colori desiderati è quello di origine alluvionale con strato di terreno che varia da 20 a 60 cm. di spessore, con scheletro calcareo, ferrettizato e soggetto in estate a possibili periodi di siccità; di tale tipo di terreno è formato, per la maggior parte, la piana di Gorizia. Le sementi vengono ottenute, come sopra premesso, mediante la selezione dei ceppi migliori prodotti e che, a lavorazione finita, appaiono ottimali dal punto di vista del colore e della forma, che come detto, deve essere simile ad una rosa.
Tradizionalità
Questo prodotto in passato ha avuto una grande importanza per l’economia della città di Gorizia, che a causa di tante trasformazioni avvenute in tempi recenti e non, oggi non basa più la propria economia sull’agricoltura.
Il prodotto, che oggi si trova sul mercato a prezzi molto elevati a causa della difficoltà di reperimento e delle elevate necessità di manodopera richiesta per la lavorazione, è il risultato di selezioni effettuate dalle varie famiglie di agricoltori e che si sono susseguite nel corso degli anni, in alcuni casi, da più di un secolo. Da queste selezioni dipende anche la qualità del prodotto che non risulta perfettamente identico da produttore a produttore. In passato le sementi ottenute da queste selezioni non venivano mai commercializzate o cedute ad altre famiglie, ma venivano custodite gelosamente, come a voler mantenere il proprio brevetto sul prodotto ottenuto, il quale diventava una sorta di caratteristica propria della famiglia. L’espansione della città e gli insediamenti abitativi hanno ridotto la produzione di questo radicchio che originariamente era coltivato nella piana tra Gorizia e Salcano ed in misura minore nel rimanente territorio goriziano e nelle aree periferiche della città.
Il mercato e la commercializzazione di questo prodotto – viste le limitate quantità disponibili – hanno carattere essenzialmente locale e trovano sbocco soprattutto nei mercati di Gorizia ed in quelli regionali di Trieste e Udine.
Gli agricoltori più anziani della zona ricordano di aver sempre prodotto questo tipo di radicchio che, per le aziende ad indirizzo produttivo misto (orto, stalla, coltura estensiva) che un tempo erano prevalenti, rappresentava una tra le poche e sicure fonti di reddito durante la stagione invernale.
In un volume del Barone Carl von Czoernig, “Gorizia – la Nizza austriaca” del 1873, tra la descrizione dei legumi coltivati a Gorizia, viene citata anche la “cicoria rossastra”.
Inoltre vengono conservate le dichiarazioni, in forma di autocertificazione, fatte da alcuni produttori reperiti tra i pochissimi che si dedicano a questo tipo di coltivazione da tempo immemorabile (sicuramente superiore ai 25 anni), tramandando da generazioni le sementi e riproducendole di anno in anno dopo averle selezionate. A loro e a quanti non è stato possibile risalire va il merito di aver conservato fino ad oggi una delizia culinaria che molti goriziani possono ancora oggi gustare.
Territorio di produzione: Comune di Gorizia.
Miele friulano di castagno PAT Friuli Venezia Giulia
Ossocollo e culatello affumicati PAT Friuli Venezia Giulia
Gnochi de susini PAT Friuli Venezia Giulia
Gli gnocchi di susine, cibo antico di origine boema, furono introdotti nella nostra regione dalla nobiltà e dai funzionari dell’amministrazione austro-ungarica. La produzione documentabile degli gnocchi con le prugne si può far risalire al 1800, secolo di cui si possiedono alcuni ricettari di cucina tipica locale come, ad esempio, “La cucina triestina” di Maria Stelvio.