Salmi 42

LA SACRA BIBBIA Versione Ufficiale CEI

Non mancar di fiducia nella tua preghiera e non trascurare di fare elemosina.

Il Libro dei Salmi (ebraico תהילים, traslitterato tehillìm o tehilim (plurale maschile ebraico); greco Ψαλμοί, psalmòi; latino Psalmi) è un testo contenuto nella Bibbia ebraica (Tanakh) e nell’Antico Testamento della Bibbia cristiana. È scritto in ebraico e, secondo l’ipotesi maggiormente condivisa dagli studiosi, la redazione definitiva del libro avvenne in Giudea, forse alla fine del III secolo a.C., raccogliendo testi di varia origine, composti da autori ignoti lungo i secoli precedenti (il salmo considerato più antico è il 104 che riprende l’egiziano Inno al Sole del XIV secolo a.C.). È composto da 150 capitoli, ognuno dei quali rappresenta un autonomo salmo o inno di vario genere: lode, supplica, meditazione sapienziale. Il libro dei Salmi, che è compreso tra i libri sapienziali, è anche detto Lode o Salterio.

SALMI 42,2-3 : Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio. L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente:quando verrò e vedrò il volto di Dio?

[1] Al maestro del coro. Maskil. Dei figli di Core.

[2] Come la cerva anela ai corsi d’acqua,
così l’anima mia anela a te, o Dio.

[3] L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente:
quando verrò e vedrò il volto di Dio?

[4] Le lacrime sono mio pane giorno e notte,
mentre mi dicono sempre: “Dov’è il tuo Dio?”.

[5] Questo io ricordo, e il mio cuore si strugge:
attraverso la folla avanzavo tra i primi
fino alla casa di Dio,
in mezzo ai canti di gioia
di una moltitudine in festa.

[6] Perché ti rattristi, anima mia,
perché su di me gemi?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo,
lui, salvezza del mio volto e mio Dio.

[7] In me si abbatte l’anima mia;
perciò di te mi ricordo
dal paese del Giordano e dell’Ermon, dal monte Misar.

[8] Un abisso chiama l’abisso al fragore delle tue cascate;
tutti i tuoi flutti e le tue onde
sopra di me sono passati.

[9] Di giorno il Signore mi dona la sua grazia
di notte per lui innalzo il mio canto:
la mia preghiera al Dio vivente.

[10] Dirò a Dio, mia difesa:
“Perché mi hai dimenticato?
Perché triste me ne vado, oppresso dal nemico?”.

[11] Per l’insulto dei miei avversari
sono infrante le mie ossa;
essi dicono a me tutto il giorno: “Dov’è il tuo Dio?”.

[12] Perché ti rattristi, anima mia,
perché su di me gemi?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo,
lui, salvezza del mio volto e mio Dio.

Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio.

Salmi 42 versetto 2 e 8

“Come la cerva anela ai corsi d’acqua… Due immagini dominano il poema: acqua come vita ed acqua come morte (v,8). L’orante esprime i suoi sentimenti mediante l’immagine della cerva che cerca acqua, Dio è anelato come acqua che è vita. L’acqua è figura di Dio come fonte di vita. Nel profeta Ezechiele l’effusione d’acqua viva è messa in relazione con lo Spirito Santo. L’evangelista Giovanni eredita tale simbologia, cfr. Gesù e la Samaritana. In Gv 7,37ss “l’acqua viva” del Battesimo si fonde con l’effusione dello Spirito Santo. Anche la “roccia del deserto” viene interpretata in chiave battesimale e che vede in essa Cristo, da cui sgorga l’acqua viva (1 Cor 10,3). Un quarto tema è il fiume Giordano in cui battezzava Giovanni.

Sono apparsi come figure del Battesimo: la traversata di Giosuè, il bagno di Naaman, la scure di Eliseo, l’ascensione di Elia.

Anche la tradizione della Chiesa ha visto in questo salmo un’allegoria del Battesimo. Nella Sacra Scrittura sono numerose le occasioni in cui la figura “cerva” appare in rapporto con “l’acqua viva” (Isaia 35,5ss). Quando Israele si allontana da Jahvè sembra una cerva assetata e abbattuta (Geremia 14,4: Lam 1,6). I territori di Neftali e di Zabulon, al di là del Giordano, Galilea delle genti sono i primi a ricevere la visita del Signore e la notizia della sua liberazione. Sant’Agostino commentando questo salmo così scrive: “Anch’io cerco il mio Dio e vedo con gli occhi le meraviglie della sua grandiosa creazione, però Lui non lo vedo… Dunque, è l’anima mia che deve imparare a vedere da sé… Pur avendo goduto della dolcezza di Dio, proviamo paura per i pericoli in agguato… che la nostra anima non riposi in noi, ma in Dio”.

L’orante ha pregato Dio e gli ha mostrato la sua angoscia, ma lo spirito esorta il fedele e sperare nel Signore.

L’uomo, a causa del peccato, sente l’allontanamento da Dio. La sua vità è come un esilio. Quali che siano le circostanze della sua vita percepisce una sete di pienezza e ricerca la vera felicità. Per realizzare quest’opera Cristo è sempre presente nella sua Chiesa: nell’azione liturgica, nei Sacramenti, nella preghiera e nella sua Parola.

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