Borghi d’Italia
Il nome “Circeo” (anticamente “Circei”) deriverebbe, secondo una delle etimologie accreditate, da “Circe”, Maga dell’Odissea omerica, ma soprattutto dea a cui anticamente a San Felice Circeo era tributato un culto. Il santo a cui si fa riferimento nella denominazione è probabilmente San Felice II antipapa, vissuto nel IV secolo d.C.
La storia
Il paese di San Felice Circeo ha una storia antichissima che inizia con gli uomini di Neanderthal. Durante i secoli il Circeo sarà colonia romana, possedimento dei Templari durante il Medioevo, un feudo dei Caetani e infine roccaforte pontificia.
Preistoria
San Felice Circeo deve molto al Professore Alberto Carlo Blanc che a partire dal 1936 iniziò delle ricerche paleontologiche intorno al promontorio. Il promontorio del Circeo è caratterizzato dalla presenza di numerose grotte sul suo versante meridionale. Ed è proprio nelle grotte e nei ripari che il professor Blanc concentrò le sue ricerche. Le sue convinzioni lo portarono a scoprire nel 1939 la Grotta Guattari. L’accesso era ostruito da frane antichissime. Una volta penetrato all’interno della grotta il Professor Blanc scoprì di essere in un ambiente che aveva ospitato l’uomo di Neanderthal. Trovò una corona di pietre al centro della quale vi era il cranio di un individuo neanderthaliano.
Nella grotta inoltre c’era una fitta presenza di ossa fossili di rinoceronte, bue, cavallo e cervo e di pietre di media dimensione usate come arnesi. È curioso notare che gli studi della stratigrafia della grotta abbiano dimostrato la presenza di animali quali elefanti, rinoceronti, ippopotami, iene, orsi… La stessa quantità di pietre venne trovata all’interno di un’altra grotta del Circeo, la grotta del Fossellone. L’età geologica venne fatta risalire a 50.000-60.000 anni fa. Nello stesso periodo del ritrovamento del cranio venne portata alla luce la mandibola di un secondo individuo (Circeo II). Nel ’51 venne scoperta una seconda mandibola (Circeo III) e nel ’54, ma in un’altra grotta, Blanc portò alla luce la mascella inferiore di un bambino di 50.000 anni fa.
La Grotta del Fossellone è la seconda grotta per importanza paleontologica del Circeo. All’interno sono stati trovati indizi di pasti, fuochi e arnesi vari. È stata abitata sia dall’uomo di Neanderthal che dall’Homo Sapiens. Altre grotte del Circeo e altre zone intorno al promontorio hanno dato alla luce importantissimi reperti quali lame, utensili da caccia, oggetti in ossidiana, in terracotta ecc. La presenza dell’ossidiana è molto particolare perché ciò vuol dire che questi uomini preistorici erano in grado di costruire imbarcazioni per arrivare fino all’isola di Palmarola dove era possibile estrarre questo minerale.
Storia antica
- L’epoca pre-romana
A partire dalla metà del 3000 a.C. tutto il Lazio era abitato da popolazioni protolatine. Vivevano di pastorizia e di agricoltura, in villaggi fatti di capanne e successivamente in fortezze costruite su alture. Intorno al 1000 a.C. arrivarono altre popolazioni italiche quali Sabini ed Etruschi. Con queste ondate tutto il Lazio venne abitato: sui monti che delimitano le Paludi Pontine si stabilirono gli Ausoni-Opici. In tutta la zona erano presenti gli Etruschi che fondarono Terracina e Velletri.
Dopo la caduta degli Etruschi arrivò l’ondata dei Volsci che occuparono Circei e Terracina spingendosi fino a Roma. Il Circeo era già in antichità un importante centro commerciale; era un approdo per i navigatori stranieri i quali intrattenevano rapporti commerciali con le popolazioni locali e dell’entroterra. Si pensa che il promontorio potesse essere una stazione di approdo dei Focei, una popolazione greca stanziatasi nelle colonie siciliane. I Focei avevano vari scali lungo la costa tirrenica dell’Italia e verosimilmente ne avevano uno anche a Circei. Furono proprio i Focei a localizzare al Circeo la vicenda dell’Odissea di Ulisse e Circe. I greci iniziarono a narrare e a riportare varie leggende legate al Circeo e a Ulisse, Circe e i loro figli. La fama del Circeo presso i Greci in quest’epoca antichissima fa pensare che evidentemente il Circeo fiorì commercialmente molto prima di altre città del Lazio.
- La colonia romana, i Volsci, la colonia latina e le battaglie contro Roma
Al Circeo vennero costituite due colonie a distanza di un secolo l’una dall’altra, riferiscono gli storici romani Tito Livio, Dionisio d’Alicarnasso e Diodoro Siculo, La prima colonia venne inviata al Circeo da Tarquinio il Superbo e fu guidata dal figlio Arunte.
Dionisio narra che la colonia venne inviata poiché il promontorio si trovava in una posizione strategica favorevole, in quanto affacciato sul mare. Sono assai poche però le tracce che confermerebbero la presenza di una prima colonia sul territorio di Circei, tanto che molti studiosi mettono in dubbio la presenza dei romani al tempo di Tarquinio il Superbo. L’unico indizio ci viene dall’Acropoli, e sembra essere la seconda cinta muraria, quella che circonda l’odierno centro storico.
Poco tempo dopo la colonia dovette far fronte all’invasione dei Volsci. Tito Livio riporta che i Volsci, guidati da Coriolano, conquistarono Circei cacciandone i coloni romani. La versione di Dionisio d’Alicarnasso invece riporta che Circei si arrese senza opporre resistenza e che Coriolano non arrecò danni e violenze ai cittadini, ma chiese rifornimenti per l’esercito e un tributo in denaro alla popolazione. Questo dimostra la prosperità dei primi abitanti di Circei. La resa è comprensibile poiché Circei era sì protetta da mura, ma allo stesso tempo era isolata dal resto delle paludi pontine; non poteva ricevere aiuti e inoltre i Volsci stavano incalzando nel Lazio conquistando tutte le città vicine.
Dopo la dominazione volsca i Romani-Latini nel 393 a.C. decisero di riconquistare Circei e costruirono il perimetro dell’Acropoli di Circei facendola divenire una città-fortezza. Pochi anni dopo la fondazione della colonia latina, nel 385 a.C., Circei intraprese, insieme ad altre popolazioni, una battaglia contro Roma ma venne vinta da Roma che imprigionò alcuni Circeiensi.
Nel 383 a.C., Circei si alleò di nuovo con Preneste, Velletri e Lanuvio in una guerra contro Roma. Questa volta la battaglia terminò un anno dopo con la vittoria di Roma. Dopo anni di quiete apparente nel 340 a.C. scoppiò la Guerra Latina. Circei partecipò attivamente alla guerra tanto che uno dei due pretori della Lega Latina fu Lucio Numicio Circeiense.
Dopo due anni di scontri Roma ebbe la meglio e come conseguenza ci fu una dura repressione per tutte le dieci città latine. Un ultimo scontro si ebbe durante la seconda guerra punica quando Circei ed altre città limitrofe rifiutarono di fornire a Roma soldati e provvigioni. Roma rispose ben sei anni dopo pretendendo da Circei il doppio dei soldati e dei rifornimenti richiesti. Durante tutto il periodo romano si deduce che Circei fosse una colonia fiorente. Era strategicamente importante, possedeva un porto e divenne luogo di villeggiatura frequentato dalle personalità di spicco del mondo politico romano.
- Testimonianze romane nel territorio di San Felice Circeo
Molte furono le personalità di spicco dell’antica Roma che fecero tappa al Circeo e che lasciarono le loro tracce. Molti personaggi importanti erano soliti trascorrere periodi di villeggiatura, altri si ritirarono qui in esilii dorati. Il triumviro Marco Emilio Lepido arrivò al Circeo nel 36 a.C. relegato da Ottaviano. Qui rimase vent’anni e i resti della sua villa si possono ammirare oggi dal belvedere del centro storico (la piazzetta Marconi): si scorge poco lontano una grande costruzione di epoca romana che è appunto la villa di Marco Emilio Lepido. Purtroppo è possibile ammirarla solo dalla piazzetta.
Sono presenti i resti di altre due ville romane: una sul Monte Morrone e l’altra in zona Peretto ove rimane una conserva d’acqua appartenente a una villa di età repubblicana.
Per quanto riguarda le costruzioni religiose bisogna menzionare l’antichissimo tempio dedicato al culto della dea Circe (che coincideva con Venere) che si ergeva sulla vetta più alta del promontorio. L’età è quella della seconda colonia, quindi intorno al 390 a.C. Oggi rimane il basamento del tempio e vari indizi. È stata ritrovata nei pressi del tempio anche la testa di una statua in marmo che raffigura la dea Circe. Oggi è possibile ammirarla al Museo delle Terme di Roma.
Un altro tempio sorgeva in località Monticchio, i reperti venuti alla luce dimostrano che il tempio venne costruito in età assai antica, ovvero intorno al V secolo a.C. sono stati ritrovati frammenti di ceramiche, figurine in bronzo e monete siculo-puniche. Altri ritrovamenti abbondanti di figurine e statuette sono stati rinvenuti in zona Fontana Copella dove è stata poi scoperta una stipe votiva. Varie le statue, i bassorilievi, le incisioni ritrovate su tutto il territorio.
Altri monumenti degni di nota sono il porto canale di Torre Paola, che congiunge il lago al mare; la Fossa Augusta, un canale che partiva dal lago e che sfociava in mare sul versante opposto, ovvero in località Rio Torto. Oggi è ancora possibile vedere l’opera, seppur con varie modifiche. Tale fossa rientrava nel progetto di Nerone di collegare Ostia al Lago di Averno, in Campania.
Poco conosciuto è il tratto della Via Severiana che passa ai piedi del promontorio, esattamente fra la macchia di Selvapiana e il promontorio stesso. La strada ormai non è più visibile, mentre invece si possono distinguere delle costruzioni funerarie, sepolcri e lapidi che costituiscono una vera e propria necropoli. Sul territorio del comune di Sabaudia sorgono due fra le più importanti testimonianze presenti al Circeo dell’epoca romana: la Fonte di Lucullo e la Villa di Domiziano.
Il Medioevo
- I secoli oscuri dell’Alto Medioevo
La storia del Circeo purtroppo presenta un ampio buco temporale che va dalla caduta dell’Impero romano fino all’anno Mille. Sono gli anni delle invasioni barbariche e non è da escludere che gli abitanti della colonia abbiano subito violenze e devastazioni, prima con Alarico e poi con Genserico. Purtroppo non vi sono documenti ufficiali che attestino il passaggio di queste popolazioni barbare al Circeo ma è tutto molto verosimile poiché comunque attaccarono le città situate lungo la Via Appia. Sicuramente Circei venne distrutta nel IX secolo dalle invasioni saracene. Nella prima metà dell’anno 800 infatti la costa italiana, dalla Sicilia alle foci del Tevere, venne attaccata e saccheggiata da navi arabe che partivano dalla Tunisia.
Nell’829 Circei conobbe una prima devastazione e i pochi abitanti sopravvissuti si rifugiarono a Terracina. Tutto il secolo fu segnato da battaglie navali fra Saraceni e Stato Pontificio con le vittorie delle flotte papali nella seconda metà del secolo, quando papa Giovanni VIII sconfisse 18 navi nemiche. I pochi fuggiaschi saraceni si rifugiarono nei boschi del Circeo. Nel momento della vittoria però le città marinare di Gaeta, Salerno, Amalfi firmarono la pace con i Saraceni che rimasero presso il Garigliano per 30 anni. In questi trenta anni i paesi costieri del Lazio meridionale vennero saccheggiati e rasi al suolo. Circei ebbe la stessa sorte di molti altri paesi: l’annientamento totale. L’antica colonia era sparita e da quel momento in poi il centro abitato cambiò nome in Rocca Circei, Rocca Circea, Rocca de Circeio, Castrum Sancti Felicis, Locus Sancti Felici.
- Feudo dei Frangipane
La Rocca Circea inizia a venire menzionata nei documenti dell’Alto Medioevo. Venne costruita dai papi o dai terracinesi subito dopo la distruzione di Circei. Dopo essere stata affidata per un periodo ai terracinesi, la Rocca Circea venne governata dalla signoria di Marino di Formosa. In quegli anni Terracina era in guerra contro Gaeta e l’alleanza della Rocca Circea con i gaetani è attestata in alcuni importanti documenti. Marino di Formosa lasciò ai cittadini ampie libertà ma in cambio richiese protezione armata e alleanza militare con l’esercito di Gaeta. Nel 1138 Gaeta cadde sotto il regno dei Normanni; di conseguenza anche la signoria di Marino di Formosa abbandonò la Rocca Circea che verrà occupata per breve tempo proprio dai Normanni.
Il XII secolo vide l’arrivo alla Rocca Circea dei Frangipane. I Frangipane, famiglia prima ghibellina e poi guelfa, dominarono l’intera area pontina e divennero i più importanti difensori del papato. Nel 1145 papa Lucio II diede in concessione alla famiglia, già proprietaria di Terracina, anche la Rocca Circea. Ma all’inizio del Duecento i terracinesi iniziarono a ribellarsi al dominio dei Frangipane occupando la Rocca. Nel 1207 papa Innocenzo III acquistò il feudo della Rocca Circea.
Papa Gregorio IX nel 1239 affidò ai terracinesi il compito di fortificare la Rocca, sempre più cosciente del fatto che si trattasse di un importantissimo punto strategico di difesa per lo Stato Pontificio.
- I Templari al Circeo e la fine del XIII secolo
Nel 1239, in un periodo di aspre lotte fra il papa Gregorio IX e Federico II, il pontefice ordinò ai Cavalieri Templari di impossessarsi della Rocca Circea. L’imperatore infatti aveva intenzione di attaccare da sud lo Stato Pontificio. I Templari già erano in possesso della chiesa di S. Maria della Sorresca ma solo nel 1239 il papa ordinò di riattivare e di fortificare la Rocca Circea. È in questo periodo che la Rocca cambiò nome in Castrum Sancti Felicis.
Oggi nel centro storico di S. Felice Circeo è possibile ancora osservare i luoghi costruiti ed abitati dai Templari che eressero un Convento e la Torre che oggi domina la piazza centrale. Nel 1259 il Castrum Sancti Felicis venne dato a un nuovo signore: Giordano Pironti-Conti. Lui e i suoi discendenti governarono il paese fino alla fine del secolo, quando per occupazione violenta passò sotto la guida della famiglia Annibaldi di Roma.
- Dal 1300 al 1492: l’avvento dei Caetani e altre vicende
Il 1301 è una data molto importante nella storia del Circeo: gli Annibaldi infatti cedettero tutto il Castrum Sancti Felicis a Pietro Caetani. Il regno della famiglia Caetani sarà lunghissimo: più di 400 anni. La famiglia Caetani divenne potentissima in seguito alla consacrazione a papa di un membro della famiglia, Benedetto, che prenderà il nome di Bonifacio VIII. Nel 1300, dopo la morte di Bonifacio VIII la famiglia Caetani raggiunse l’apice del suo splendore grazie al suo massimo esponente dell’epoca: Onorato I conte di Fondi. Il Castrum Sancti Felicis venne governato dapprima da Pietro, poi dal cardinale Francesco, e da Nicolò I.
Nel 1378 iniziò lo Scisma d’Occidente e i Caetani e le zone pontine giocarono ruoli fondamentali nella vicenda. Onorato I occupò il Circeo e solo nel 1400 la Chiesa, tramite una crociata, riuscì a sconfiggerlo. La Chiesa per qualche anno governò nel territorio di S. Felice che nel 1411 passò di nuovo in mano ai Caetani. Il personaggio della famiglia che più si distinse per ciò che fece per il Castrum Sancti Felicis fu Giacomo IV. Egli infatti abitò nel castello di S. Felice e cercò di aiutare gli abitanti e di migliorarne le condizioni di vita.
Nel 1441 avvenne un fatto cruciale: la guerra tra Alfonso d’Aragona e il papa Eugenio IV. L’aragonese occupò Terracina e si spinse fino al Castrum Sancti Felicis distruggendolo completamente. Due anni dopo il territorio di S. Felice ritornò sotto la protezione della Chiesa. Sono questi gli anni in cui Onorato III Caetani si volle riappropriare del castello di S. Felice che invece i pontefici gli negarono. Anzi lo fecero imprigionare e solo dopo trenta anni il conte ritornò a governare sul Castrum Sancti Felicis. Il Circeo venne occupato nel 1482 da Alfonso duca di Calabria che era in guerra contro Sisto IV e nel 1495 dalle milizie francesi di Carlo VIII. Dopodiché passò sotto il dominio dello Stato Pontificio.
L’epoca moderna
- Il Cinquecento: la distruzione, Guglielmo Caetani, le torri costiere
Il Cinquecento cominciò molto male per San Felice che venne distrutta nel 1501 da Federico I d’Aragona. Il re infatti si stava recando in esilio in Francia dopo gli esiti del trattato di Granata e quando con le sue navi giunse al Circeo decise di sbarcare e di radere al suolo il paese. Questo perché il territorio era stato governato dai Caetani, nemici politici della famiglia aragonese. Gli abitanti fuggirono e i pochi che si salvarono si trasferirono a Sermoneta. Con la morte di papa Alessandro VI il paese ritornò ad essere un possedimento dei Caetani. Il nuovo papa Giulio II chiamò Guglielmo Caetani, che si trovava in esilio a Mantova, e con un documento incaricò il nobile di ricostruire e restaurare il castello di S. Felice. Guglielmo Caetani chiamò a sé tutti i vecchi abitanti di S. Felice che si erano trasferiti a Sermoneta e a Terracina.
Durante un incontro con essi egli dichiarò i suoi intenti: la ricostruzione a sue spese del castello e delle mura, la donazione di terre agli abitanti originari di S. Felice e la ricostruzione dei mulini. I cittadini però avrebbero dovuto impegnarsi nella ricostruzione delle proprie case e nella difesa del paese da ogni attacco che sarebbe arrivato dall’esterno. Anche se la ricostruzione vera e propria del paese avvenne nel secolo successivo, a Guglielmo si deve la ricostruzione della cerchia muraria, la costruzione della parte inferiore del Palazzo Baronale, e la porta ad arco che ancora oggi è l’accesso al paese. Per tutto il Cinquecento i successori di Guglielmo tentarono di proseguire con i piani di ricostruzione e ripopolamento ma con scarsi risultati. Nel 1562 il papa Pio IV incaricò i signori di Sermoneta (e di San Felice) Nicolò e Bonifacio Caetani di erigere quattro torri in difesa del litorale.
Tutto il Cinquecento fu segnato infatti dai continui attacchi dei Saraceni che depredavano le coste laziali. In particolare il promontorio del Circeo era una meta preferita dai pirati che si nascondevano tra le insenature della costa per attaccare le navi che passavano. Inoltre la maggior parte delle volte sbarcavano sulla terraferma per compiere razzie e rapimenti. Le prime torri ad essere costruite furono Torre Paola e Torre Fico. La prima (il cui nome deriva dalla località: sorge infatti presso il Lago di Paola) si trova a ponente sul versante di Quarto Freddo, l’altra (il cui nome deriverebbe dalla presenza massiccia di fichi d’India che la circondano ancora oggi) è posta a levante sul versante di Quarto Caldo (oggi la si può ammirare dal porto).
Dopo solo un anno di lavori le due torri erano pronte e subito si distinsero come le due torri più forti e più funzionali di tutto il litorale. Le altre due torri ad essere costruite furono Torre Cervia e Torre Moresca. La prima venne costruita nella parte del promontorio più sporgente verso il mare. Il nome deriva dai cervi che erano soliti passare in quella zona. Torre Moresca invece venne eretta in una zona molto impervia. Le altre torri del Circeo verranno costruite successivamente.
- Il Seicento: San Felice assume l’aspetto odierno con la ricostruzione e il ripopolamento
Nei primi decenni del Seicento i Caetani decisero di iniziare una seria opera di ripopolamento e di ricostruzione di San Felice. In paese arrivarono 11 famiglie ischitane a cui seguirono famiglie provenienti da Sperlonga, Napoli, Orvieto, Nettuno, Roccagorga e da tanti altri paesi fra Lazio, Campania, Umbria e Toscana. Già alla fine del secolo la popolazione aumentò di due terzi e molti cognomi dell’epoca sono rimasti fino ai giorni nostri. Per quanto riguarda la ricostruzione, nel Seicento il paese assunse l’aspetto che è rimasto più o meno fino ad oggi.
I Caetani decisero di portare a termine la costruzione del Palazzo Baronale (oggi sede del comune), di ristrutturare il Convento, di costruire una chiesa all’interno del Palazzo Baronale (oggi si possono vedere alcuni resti sotto l’arco che collega Piazzale San Francesco alla Piazza Lanzuisi), di completare l’odierno corso Vittorio Emanuele. Migliorarono in generale le condizioni degli abitanti, tant’è che vennero aperte delle attività manifatturiere: industrie tessili, concerie e osterie. La pesca all’epoca non era praticata a causa della paura per gli attacchi dei pirati mentre la caccia era riservata al duca. Era comunque una situazione di benessere che il paese non aveva mai conosciuto prima, forse solo durante l’epoca romana. Questa prosperità prese piede in un periodo che invece fu difficilissimo per il resto della Penisola italiana afflitta dalla peste e dalla Guerra dei Trent’anni.
- Il Settecento: il governo della Camera Apostolica
I primi venti anni del Settecento furono segnati da passaggi di proprietà. Il feudo passò dai Caetani ai Ruspoli e poi agli Orsini. Nel 1720 il feudo venne venduto alla Reverenda Camera Apostolica che lo resse per ben 150 anni. Papa Clemente XI e il cardinale Collicola, collaboratore del pontefice, iniziarono subito dei lavori molto importanti: riportarono in funzione il canale romano presso il lago di Paola, ormai interrato, costruirono una nuova chiesa parrocchiale (che è poi quella attuale), restaurarono il Convento, che venne adibito ad abitazione per i cittadini, e aprirono una porta ad arco di accesso nel Palazzo Baronale per il passaggio dei carri. Nel 1730 papa Clemente XII affidò al proprio nipote Neri Maria Corsini il territorio di San Felice.
Neri Maria Corsini fu una personalità di spicco negli ambienti romani, aveva svolto mansioni di diplomatico nelle corti di tutta Europa. Governò il territorio di San Felice per 40 anni. Il cardinale Corsini venne incontro alla popolazione sanfeliciana dimezzando le tasse, cercando di avviare dei progetti per far tornare il Lago di Paola pescoso come un tempo ed eseguì inoltre dei lavori nel paese, come l’ampliamento della chiesa parrocchiale. Dopo la morte di Corsini il paese verrà governato direttamente dal Governatore della Reverenda Camera Apostolica.
Tra i vari governatori che si avvicendarono ci fu anche Giovanni Angelo Braschi che venne poi eletto papa col nome di Pio VI. Tale personaggio fece costruire un numero importante di case nuove per gli abitanti di San Felice, ampliò la chiesa parrocchiale, riattivò la cava di alabastro e diede ai sanfeliciani il permesso di coltivare nella macchia di Terracina. Durante il 1700 venne costruita, o forse è meglio dire ricostruita, l’ultima torre costiera: Torre Olevola.
- L’Ottocento
Se si percorre la strada che da La Cona conduce al centro storico troverete, poco dopo, sulla sinistra una discesa intitolata al principe Stanislao Poniatowsky. A distanza di 200 anni sono ancora vivi tra i sanfeliciani il ricordo e la riconoscenza verso questa figura così importante nella storia del paese. Il principe, nipote del re polacco Stanislao Augusto, prese in affitto il feudo nel 1808 e lo resse per 14 anni. All’inizio nominò un ministro, un suo uomo di fiducia, che però venne licenziato poco dopo poiché aumentò gli affitti agli abitanti.
L’opera del principe giovò molto alla popolazione: piantò vigneti e altri innumerevoli frutteti su tutto il territorio, costruì altre case nel centro storico, costruì magazzini e cantine sfruttando e ampliando gli spazi del palazzo baronale, collocò l’orologio sulla Torre dei Templari in modo che tutti potessero sapere l’ora, migliorò la viabilità costruendo strade che collegavano perfettamente i vari punti del territorio, migliorò le condizioni del lago e dei locali predisposti ai pescatori. Inoltre costruì una villa in un punto incantato del promontorio: tale villa oggi è conosciuta come Villa Aguet ma in realtà venne costruita dal principe polacco. Al Circeo arrivarono vari artisti da Roma, tutti al servizio del principe, e tra questi ricordiamo Giuseppe Valadier. In quattordci anni il paese rifiorì, cambiò volto e gli abitanti conobbero un vero periodo di benessere.
- Il periodo napoleonico, il risorgimento e il brigantaggio
Durante periodo napoleonico al promontorio viene riaffidato il compito di baluardo per la difesa costiera. L’arrivo delle truppe francesi comportò la costruzione delle due batterie di Torre Cervia e di Torre Moresca (quest’ultima ancora osservabile) e la sistemazione di un telegrafo nella zona dell’Acropoli. Nel 1814 Gioacchino Murat, governatore nel regno di Napoli, abbandonò Napoleone e iniziò una marcia verso lo Stato Pontificio. Il generale francese filo-napoleonico che reggeva le truppe al Circeo si ritrovò contro le truppe napoletane che nel frattempo si appostarono nella zona dell’Acropoli. A quel punto, sotto la pressione sia delle truppe ma anche della popolazione, le truppe francesi si ritirarono senza ingaggiare battaglia.
- Il Principe Poniatowski
Il 20 Ottobre del 1713 Michelangelo Catenai vendette il feudo di San Felice al principe Francesco Maria Ruspoli, possesso conservato fino al 1718, quando la Camera Apostolica esercitò il diritto di prelazione sul Circeo.
Lo Stato Pontificio acquistò il feudo per 100.000 scudi e a partire dal 1721, per volontà di papa Innocenzo XIII, diede inizio ad una serie di lavori volti a migliorare le condizioni di vita assai precarie della popolazione, tra i quali rientra l’opera di escavazione per riportare alla luce l’antico condotto che univa il lago di Paola con il mare.
Tra le iniziative promosse dalla Camera Apostolica e dirette a rendere migliore la vita e l’economia del paese, è compreso l’avviamento della grande opera di bonifica delle Paludi Pontine, molto sentita e voluta da Papa Pio VI.
Tuttavia da quando la Camera Apostolica aveva riavuto San Felice, il feudo venne dato più volte in affitto, talvolta anche a persone che esercitarono il proprio potere a completo svantaggio della popolazione, tassata, depauperata, ridotta al limite della sussistenza.
La situazione mutò radicalmente il 13 Febbraio 1808, quando il Circeo fu venduto al principe Stanislao Poniatowski per il prezzo di 86.253 scudi. Anche se resse il Circeo solo per meno di un ventennio, il suo nome è ben radicato nella memoria collettiva, così come nella toponomastica del paese, visto che il Poniatowsky si fece promotore illuminato di diversi interventi che migliorarono effettivamente le condizioni della popolazione, per la quale, aumentata notevolmente di numero, costruì nuove abitazioni nella parte bassa del paese.
Al principe si deve inoltre la sopraelevazione del Palazzo baronale –decorato da meravigliosi affreschi a trompe-l’œil, con finti velari che nascondono vedute marine e giardini con fontane, vedute di città, eleganti grottesche dai raffinati contrasti cromatici-, lo spostamento dell’orologio dal portone del palazzo alla Torre dei Templari, dove tuttora è situato, la demolizione dei bastioni in rovina posti all’interno e all’esterno del palazzo.
San Felice perse così l’aspetto di borgo fortificato, che lo caratterizzò fin dal Medioevo, trasformandosi al contrario in un luogo dov’era piacevole dimorare, così come oggi lo conosciamo. Al principe, esperto appassionato di caccia, si deve anche l’erezione del suo casino di caccia, immerso nella vegetazione, poi ribattezzato villa Aguet.
Nel 1822 il Poniatowsky fu costretto a rivendere il feudo alla Camera Apostolica, per mancanza di legittimi eredi. A questo proposito il principe tentò in ogni modo di ottenere il riconoscimento da parte di Pio VII dei 5 figli avuti dall’unione con Cassandra Luci, sposata e separata da Vincenzo Venturini Benloch, riconoscimento mai sopraggiunto fino alla sua morte, avvenuta nel 1833.
Da vedere
La Torre dei Templari, nella piazza principale del borgo antico (Piazza Vittorio Veneto), conserva sulla sua facciata ancora funzionante un orologio a sei ore (l’antico sistema orario detto “all’italiana”), che vi fu fatto apporre dal Principe Stanisalo Poniatowski nel XIX secolo. La Torre dei Templari ospita la Mostra permanente Homo Sapiens ed Habitat, nelle cui sale sono illustrati gli eventi naturali, biologici e culturali più significativi dell’Era del Quaternario, con particolare riguardo al patrimonio del Circeo e alla regione pontina.
Gioielli dell’arte del Novecento impreziosiscono le stanze della Torre dei Templari, dove è esposta la collezione di dipinti, sculture, libri e oggetti vari, appartenuta alla diva dei telefoni bianchi Elsa De Giorgi, animatrice di uno dei salotti culturali più vivaci della Roma degli anni Sessanta.
Il Giardino panoramico di Vigna La Corte offre un’incomparabile vista sul mare e sulla costa di San Felice Circeo e della Riviera d’Ulisse e da esso è possibile ammirare dall’alto il sito archeologico romano della Villa dei Quattro Venti (II-I sec.a.C.).
La Porta del Parco, da anni sede dell’Ufficio informazioni turistiche, è composta, oltre all’area accoglienza al turista, da un secondo ambiente, che secondo alcune interpretazioni era adibito a cappella dei Cavalieri Templari. Sul suo muro di fondo inoltre è visibile una preesistenza romana, di cui rimane traccia nel paramento murario in opera incerta. La Porta del Parco conserva al suo interno reperti appartenenti a diverse epoche, da quella romana (tra cui iscrizioni, capitelli ecc) al XVIII secolo (di cui sono presenti armi), ma la presenza più importante è costituita dalla testa marmorea attribuita a Circe (forse di età imperiale), rinvenuta nei pressi del tempio che a lei sarebbe dedicato sulla vetta del Monte Circeo.
La Chiesa della Beata Vergine della Pietà (detta della “Madonnella”), subito fuori le mura del centro storico, presenta affreschi absidali di grande interesse, risultato di stratificazioni di epoche diverse, dal Medioevo al XVI secolo.
La fioritura dei ciclamini nel periodo primaverile (il Cyclmen repandum) e nel periodo autunnale (il Cyclamen hederifolium), con il suo caratteristico manto dalle diverse gradazioni di viola, è tra gli spettacoli che la natura del promontorio può regalare a coloro che ne percorrono i sentieri.
Nelle immediate vicinanze del centro storico, è possibile raggiungere il Quarto Caldo (il versante Sud del promontorio, esposto al sole) del promontorio, dal quale si accede alla zona delle grotte (molte delle quali di importanza preistorica) e del suggestivo Faro di Capo Circeo.
Fuori le mura del centro storico si imbocca la strada che porta ad una delle vette del Monte Circeo, Punta delle Crocette, dove sono ancora visibili i resti dell’Acropoli Circeii, datata tra VI e IV secolo a.C.
Per itinerari ed escursioni vedi ITINERARI PROLOCO CIRCEO
I piaceri del Borgo
L’anno si apre con la Sagra del Canascione, che, a ridosso dell’Epifania, celebra nei vicoli del centro storico, un antico piatto di recupero della tradizione contadina, il “canascione”, dalle caratteristiche di una gustosa pizza ripiena. Il giorno della vigilia dell’Epifania si accompagna il tradizionale falò della Befana con la consegna di calze ripiene di dolciumi ai bambini e con la distribuzione a grandi e piccini di polenta (importata dai coloni dell’alta Italia che vennero a popolare il borgo rurale di San Felice Circeo) con salsiccia tradizionale sanfeliciana. All’inizio dell’estate si tiene un evento organizzato dall’Accademia della cucina mediterranea, che prende il nome di “Mangiare per stare bene”, che mette in risalto i grandi benefici che i prodotti dell’Agro Pontino possono apportare alla salute del suo consumatore.
Nel mese di giugno si celebra uno dei prodotti tipici della zona del Parco Nazionale del Circeo: la bufala, il cui allevamento si pratica soprattutto a ridosso dei laghi costieri del Parco. Protagonisti della Sagra della bufala sono i numerosi prodotti caseari e le pregiate carni che i fiorenti allevamenti ci regalano.
Durante l’estate si tiene ogni anno un’importante mostra ortoflorofrutticola che esalta la fiorente agricoltura della zona e i rigogliosi prodotti che la terra offre, tra i quali la zucchina e l’anguria costituiscono vere eccellenze esportate in tutta Europa.
Un altro punto di forza del territorio è l’apicoltura, dalla quale si ottiene miele pregiato. Particolarmente diffusa è la produzione di miele di eucalipto, dovuta alla presenza degli eucalipti, coltivati negli anni Trenta, durante il periodo della Bonifica della palude pontina. Lo zafferano viene coltivato sul territorio di San Felice Circeo, trovando nelle condizioni climatiche favorevoli della zona un valido alleato, uno dei momenti più attesi dell’anno (settembre) è la Sagra del Pesce Azzurro dedicata alle bontà del pescato locale, che vengono affiancate da dolci tipici sanfeliciani, come le frittelle dolci.
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Visitare MATERA e 15 borghi tra i più belli di Lucania – Basilicata
Al di là del celebre capoluogo di provincia, percorrere la regione da Nord a Sud e da Ovest a Est permette di scoprire innumerevoli piccole perle incastonate nel tessuto paesaggistico. Addentriamoci dunque in un viaggio in Basilicata tra borghi semi-sconosciuti le cui peculiarità architettoniche, urbanistiche e storiche stupiscono e incantano alla riscoperta di Matera, già…
Alatri città dei Ciclopi
Frosinone LAZIO
La città di Alatri sorge su una collina bigemina nel cuore della Ciociaria, alle pendici dei Monti Ernici che costituiscono il confine naturale del Lazio con l’ Abruzzo.Il vasto territorio alatrense, pianeggiante a sud e montuoso o collinoso per la parte restante, comprende anche l’Isola Amministrativa di Pratelle, compresa tra il comune di Collepardo e quello abruzzese…
Erice
Trapani, SICILIA
Erice Per i Romani fu un centro di rilievo, dove vi veneravano la “Venere Erycina”, la prima dea della mitologia romana a somiglianza della greca Afrodite. Diodoro Siculo narra l’arrivo di Liparo, figlio di Ausonio, alle Isole Eolie (V, 6,7), aggiungendo che i Sicani «abitavano le alte vette dei monti e adoravano Venere Ericina». Scarse,…