Erice – Custonaci
Alla scoperta della Sicilia più bella
La seconda tappa siciliana è di media lunghezza e dislivello intermedio quasi esclusivamente in discesa. Dal Quartiere Spagnolo (693 m) si scende lungo il sentiero che arriva in pochi minuti a Porta Castellammare (665 m) e dopo 1,4 km alla chiesa rupestre di Sant’Ippolito dell’XI sec. (490 m), quindi si attraversa la via Erice e si prosegue per circa 500 m su sentiero per raggiungere la chiesa rupestre di Santa Maria Maggiore (445 m).
Si prosegue in direzione nord e in pochi minuti si arriva su una strada bianca in prossimità di un tornante (386 m). Seguendo i cartelli CAI si procede a sinistra raggiungendo dopo 1,6 km un allevamento di cavalli prima e di asini panteschi dopo, gestiti dal Demanio Foreste.
Al bivio (220 m), seguendo i cartelli CAI, la tappa prosegue a destra in discesa verso Bonagia passando per il Sentiero Partrasprà tra una vigorosa macchia mediterranea fino ad intercettare via Crocifissello (45 m).
Si prosegue su strada asfaltata tra l’abitato della frazione di Bonagia attraversando via Grotta Perciata, un breve tratto della SP20, via Enea, via Anchise e via Marco Polo per immettersi sul percorso ciclo-pedonale costiero del golfo di Bonagia che si percorre in direzione est per un lungo tratto fino a Baia Cornino.
Da qui, si prosegue su strada asfaltata in direzione del centro abitato di Custonaci lungo via Cornino, quindi a sinistra su via Eolo e via Contrada Scurati per 1,5 km, fino al bivio dove, come da segnaletica CAI, si svolta a destra verso il Parco del Cerriolo.
Si prosegue lungo il sentiero basso che risale dolcemente, immergendosi nella fitta vegetazione e costeggiando le pareti rocciose della rocca, fino ad intercettare e attraversare la via Circonvallazione nord, un piccolo agglomerato di case, quindi la via Scurati, che risaliamo a sinistra per un breve tratto.
Da qui, sempre a sinistra, prendiamo la scaletta che ci conduce al belvedere di Piazza Municipio, nel cuore di Custonaci. Volgendo lo sguardo a destra, su via Volta, si apre la splendida facciata del Santuario di Maria SS. di Custonaci (180 m). Siamo in un’importante zona di estrazione di materiale lapideo, come il noto “Libeccio Antico”, la pietra barocca per eccellenza, e il più recente “Perlato di Sicilia”.
ERICE
Il territorio di Monte San Giuliano, oggi denominato Agro ericino, comprendeva oltre al territorio dell’attuale comune, anche quelli di Valderice, Custonaci, San Vito Lo Capo, Buseto Palizzolo e parte di quello di Castellammare del Golfo.
L’imperatore Federico II, con un privilegio del 1241, aveva concesso agli ericini il possesso di questo vasto territorio che comprendeva al suo interno numerose località, chiamate casali: casale Curtii, casale Scupelli, casale Fraginisi, casale Rachalgimir, casale Sanctæ Yrini, casale Rachalhab, casale Handiluhiara, casale Bumbuluni, casale Murfi, casale Busit, casale Arcudacii, casale Ynnichi, casale Hurri, casale Rachalculei, con tutti i loro tenimenti e le loro pertinenze.
Questo territorio, sul quale l’universitas esercitava la sua giurisdizione, era diviso in feudi e contrade: la sua estensione era, fino al 1846 di circa 40000 ettari, il suo litorale si prolungava per 26 miglia dalla spiaggia di Castellammare del Golfo a quella di San Giuliano e al suo interno erano comprese tre baronie. La prima era quella di Baida, che confinava a settentrione con la spiaggia e il cui barone godeva il mero e misto impero; l’altra era quella di Inici, della quale erano feudatari i Sanclemente; l’ultima era quella di Arcodaci, proprietà della famiglia Monroy.
All’universitas spettavano il feudo Ralibesi, il cui nome – come quello di molte altre contrade della regione – è di origine islamica, il feudo Xambola, il feudo Lacci, il feudo Punta, così chiamato per una punta di terra che si estende verso il mare chiamata capo san Vito, il feudo di Castelluzzo, che prese il nome da un castello che si trovava in questa località, e il feudo Sanguigno. Il 24 gennaio 1846 parte di questo territorio veniva sottratto all’universitas di Monte San Giuliano e attribuito a Castellammare del Golfo. Dal suo territorio, se ne distaccarono tra il 1948 e il 1955 ampie porzioni che costituirono i comuni di Valderice, Custonaci, San Vito Lo Capo e Buseto Palizzolo. Cuore del comune è il capoluogo che sorge sull’omonimo “monte”.
CUSTONACI
E’ uno dei marmi più richiesti ed apprezzati d’Italia. Il Perlato di Sicilia, la cui estrazione si concentra quasi totalmente nell’area di Custonaci, in provincia di Trapani, rappresenta da sempre un’eccellenza della produzione locale tanto per la sua resistenza che per la sua bellezza.
LA TRADIZIONE
L’attività di estrazione del marmo in Italia risale ad epoca antichissima. Era il I secolo a.C. quando cavatori, schiavi e lavoratori cristiani cominciarono a sfruttare i marmi bianchi provenienti dalle Alpi Apuane. I Romani affinarono i procedimenti di estrazione introducendo la cosiddetta tecnica “a formella” che prevedeva l’utilizzo di appositi strumenti metallici che facilitavano il processo di distacco della roccia. Si dovette attendere, invece, il XIX secolo per l’introduzione di strumenti rivoluzionari come il filo elicoidale e la puleggia penetrante. Se nel corso del tempo l’attività ha conosciuto una continua evoluzione è anche grazie alla ricchezza di marmi pregiati che caratterizza diverse zone del nostro Paese. Tra di esse si distingue la Sicilia che, nel corso del tempo, ha offerto all’architettura, all’arte e all’edilizia materiali preziosi che spaziano dal Rosso di Piana dei Greci (chiamato anche rosso Montecitorio per il suo utilizzo nella realizzazione delle colonne del palazzo della Camera dei Deputati), sino al Cremino e al Cremino Nuvolato, e al Grigio di Billiemi. Ma uno dei più richiesti e apprezzati è il Perlato di Sicilia estratto prevalentemente nella zona di Custonaci ed impiegato per svariati utilizzi.
LE CARATTERISTICHE
Chiamato anche Botticino di Sicilia, questo marmo è apprezzato e richiesto in un tutto il mondo, specialmente nella Penisola Arabica dove viene impiegato per realizzare rivestimenti interni ed esterni tanto di ambienti privati che di edifici pubblici. Anche nel nostro Paese il Perlato riscontra da sempre un notevole successo basti pensare che può essere trovato sia nei rivestimenti della Basilica di San Pietro che nel complesso della nuova Stazione Centrale di Milano. Il suo successo è dovuto alla sua particolare resistenza agli urti, al suo bel colore caratterizzato da un fondo di tonalità avorio chiaro con macchie bianche di calcite e venature sul marrone. Le striature giallo-brune sono la conseguenza della concentrazione di ossidi di ferro e minerali argillosi, mentre quelle più scure derivano dalla presenza di microfossili nel marmo.
Posto all’estremità orientale del golfo di Bonagia, più precisamente Custonaci sorge su una collina a circa 186 metri sopra il livello del mare. Confina con i comuni di San Vito Lo Capo, Valderice, Buseto Palizzolo e Castellammare del Golfo, e si affaccia a nord-ovest sul Mar Tirreno, dando origine alla frazione balneare di Cornino. Il territorio custonacese è diviso, al suo interno, in frazioni caratteristiche della città: Sperone, Assieni, Santa Lucia – Piano Alastre, Purgatorio, Baglio Messina, Baglio Mogli Belle e Scurati.
Storia
Secondo un decreto del 1241 del Re Federico II di Svevia, si concedeva tredici “Casalia Inhabitata” all’università di Monte San Giuliano (l’attuale Erice), con lo scopo di aggregare gli “habitatores” su un vasto territorio circostante per la crescita della popolazione. Tutto questo territorio, che si estendeva fino a Castellamare del Golfo, venne diviso in feudi e dato alle più facoltose famiglie ericine per amministrarlo. La “Riviera dei marmi” comprendeva sette feudi con trentasei parecchiate, ovvero appezzamenti di terreno che consentivano la coltivazione agricola, aggregando così un certo numero di abitanti.
Monumenti e luoghi d’interesse
Nel suo territorio si trovano le Grotte di Scurati, antico insediamento preistorico, dove da alcuni anni si svolge nel periodo natalizio il “Presepe vivente di Custonaci“.
Luogo di interesse artistico e storico è il santuario di Maria Santissima di Custonaci, attorno al quale nei secoli si sono concentrati piccoli insediamenti di agricoltori che hanno poi dato vita alla cittadina. Fu costruito intorno al 1500. Un bellissimo rosone decora la facciata della chiesa. Il santuario, custodisce una tela ad olio su tavola del XV secolo raffigurante la Vergine in procinto di allattare il bambino, oggetto della devozione dei Custonacesi e dei paesi circostanti. Inoltre è custodita una tempera su legno del 1541, bottega del Crescenzio, raffigurante la madonna in trono con bambino.
Parte del comune ricade nella riserva naturale orientata Monte Cofano.
Da vedere anche la Tonnara di Monte Cofano.
Nel 2016 è stato scoperto un granaio islamico e due monumenti astrali soprannominati “Cavallo del Sole” e “Porta del Sole” ricadenti entrambi sul monte Sparagio.
Fonte @wikipedia
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Informazioni tecniche
- Distance 15.93 km
- Departure Erice (692 m)
- Arrival Custonaci (183 m)
- Dislivello + 137 m
- Dislivello – 679
- Maximum altitude 761 m
- Minimum altitude 1 m
Fonte @CAI.it