Trapani – Erice
Alla scoperta della Sicilia più bella
Il percorso del Sentiero Italia in terra di Sicilia debutta con una tappa di media lunghezza e dislivello intermedio interamente in salita. Il percorso sale lungo il versante occidentale di Monte Erice (731 m) con partenza dal porto di Trapani.
Il primo tratto di 4,4 km è su strada asfaltata e percorre il centro storico e la zona di espansione di Trapani e Casa Santa Erice, fino a raggiungere l’intersezione di via Manzoni; segue un secondo tratto di strada asfaltata di 1 km su via Pola e via Sant’Anna fino al cartello CAI, che segna uno degli ingressi all’area attrezzata di Martogna (239 m), all’interno della quale si trova il Parco Avventura di Erice (gestione privata).
Il percorso prosegue su strada bianca con un dislivello intermedio verso Pizzo Argenteria (334 m) dove si attesta il Santuario di Sant’Anna (inizi XVII sec.), un luogo di preghiera e di ritiro spirituale, che gode di una vista panoramica ineguagliabile sulla città di Trapani e le Isole Egadi.
Dal santuario si prosegue sempre su strada bianca, attraversando un ambiente brullo e pietroso caratterizzato da una bassa macchia mediterranea, fino ad arrivare nella zona di San Nicola (650 m), da dove in pochi minuti immettendosi a sinistra sulla SP3 e poi a destra su via lastricata a gradoni in direzione di Porta Trapani, si arriva nel centro storico di Erice (704 m).
Si continua per 1 km circa lungo il Sentiero delle mura elimo-puniche fino a Porta Spada, superata la quale si arriva dopo pochi metri in via Apollinis e al punto di cambio tappa. Da qui, in pochi minuti, salendo sulla via Apollinis si può raggiungere la Baita CAI Erice e Punto Accoglienza SI (707 m).
Trapani è posizionata nella parte più occidentale della Sicilia, nel promontorio dell’antica Drepanum in latino, dal greco Drepanon (Δρέπανον, falce), data la forma della penisola su cui sorge la città. È denominata anche “città tra due mari” in quanto si protende su una stretta lingua di terra, circondata dal mare, che si assottiglia verso la punta estrema di Torre di Ligny. Il territorio comunale è vasto 271 chilometri quadrati, il più esteso della provincia, con una densità di 260 circa abitanti per chilometro quadrato. La città ha un’altitudine media di tre metri sul livello del mare.
Il suo territorio comunale è attraversato dal fiume Chinisia. Fanno inoltre parte del territorio di Trapani l’Isola della Colombaia, lo Scoglio Palumbo, l’Isola degli Asinelli e gli scogli Porcelli.
La mitologia vuole che una falce caduta dalle mani di Cerere oppure di Saturno, quest’ultimo il tradizionale dio patrono della città, si mutò in una lingua di terra arcuata sulla quale sorse poi la città, per tale forma detta appunto Drepanon (“falce” in greco antico).
Nell’Eneide, Virgilio racconta che il padre di Enea, Anchise morì a Drepanum e, dopo la fuga da Didone, l’eroe troiano vi ritornò per celebrarvi dei giochi, i ludi novendiali.
I fondatori del primo nucleo abitativo di Trapani furono probabilmente gli Elimi, un popolo stanziatosi nella Sicilia occidentale in epoca protostorica e di cui Eryx (Erice) era uno dei centri principali. Il piccolo villaggio di Trapani doveva sorgere su un’isola divisa dall’entroterra paludoso mediante un canale navigabile e rivestiva il ruolo di porto commerciale di Erice. Trapani divenne presto una città-emporio grazie alla sua felice posizione geografica.
L’influenza cartaginese – Castello della Colombaia
Tra IX e VIII secolo a.C. si affermò a Trapani l’influenza punica. Durante le guerre contro i Greci e Siracusa dei secoli successivi, Trapani si fortificò e si mantenne saldamente alleata alla città di Cartagine. Nel 260 a.C. Amilcare giunto in Sicilia, ne rafforzò la cinta muraria, fece costruire il Castello di Terra, la Torre Pali e la Torre Peliade o Colombaia e vi trasferì parte degli abitanti di Erice. Il generale Aderbale, che vi aveva insediato il comando generale delle forze cartaginesi, sconfisse i Romani nella battaglia di Trapani. Drepano (Trapani), insieme a Lilibeo, fu una delle ultime roccaforti cartaginesi in Sicilia.
Dai Romani alla dominazione spagnola
L’importante posizione strategica fu utilizzata durante la Prima guerra punica quando i Cartaginesi sconfissero la flotta romana nella Battaglia di Trapani del 249 a.C. Ma alcuni anni dopo, nel 241 a.C., Gaio Lutazio Catulo sbaragliò la flotta cartaginese nella battaglia delle Isole Egadi che pose fine alla guerra. I Romani così conquistarono la città, latinizzandone il nome in Drepanum.
I Romani trattarono le città siciliane a seconda della loro condotta durante la guerra punica. Drepanum rientrò fra le 26 città censorie (civitates censoriae) ovvero fra quelle più pertinaci nella resistenza contro i Romani. Osteggiata dai Romani, che non le perdonarono la fedeltà a Cartagine, Trapani entrò in un periodo di decadenza e si spopolò.
Dopo i Romani, dominarono la città i Vandali, poi i Bizantini, ma fu nel IX secolo d.C. con gli Arabi (che la chiamarono Itràbinis, Taràbanis, Tràpanesch) e con i Normanni (che la conquistarono nel 1077 guidati da Ruggero I) che la città raggiunse un fervido sviluppo, florida nei commerci e nelle attività culturali, così il porto ebbe grande fermento anche grazie alle crociate.
Porto di Trapani
Il porto di Trapani, durante il Medioevo, fu uno dei più importanti del Mediterraneo: tutte le più potenti città marinare (Genova, Pisa, Venezia, Amalfi) avevano un consolato nel porto trapanese e, specialmente con le prime due, Trapani aveva l’accordo per fungere da scalo verso i loro possedimenti nell’Africa settentrionale.
Nel 1266 la flotta Veneziana e Genovese si scontrarono davanti al porto di Trapani durante la guerra di San Saba. I Veneziani catturarono l’intera flotta genovese.Pietro d’Aragona sbarca a Trapani nel 1282, manoscritto, Biblioteca Vaticana
Dopo un breve periodo sotto gli Angioini, Trapani partecipò attivamente alla sollevazione dei Vespri siciliani guidati da Palmiero Abate, passando nel 1282 agli Aragonesi. Durante il XIV e il XV secolo la città si ingrandì e divenne il centro economicamente e politicamente più importante della Sicilia occidentale. Nel 1443, da semplice Terra diventava Civitas. Nel 1478, Ferdinando il Cattolico concesse alla città il titolo di Invittissima al riguardo «delle gloriose resistenze fatte sempre ai nemici del regno».
CARLO V
Il 20 agosto 1535 Carlo V, arrivò a Trapani dopo aver conquistato Tunisi. La città si era ormai talmente affermata nello scacchiere geopolitico dell’epoca da meritare dallo stesso Carlo V l’appellativo di “Chiave del Regno”. Durante la sua permanenza a Trapani, Carlo V giurò di mantenere i privilegi della città, compreso quello con cui il Senato cittadino poteva conferire lauree in medicina, fisica, teologia, matematica, belle arti e giurisprudenza. Nel 1589, Trapani da semplice Terra divenne Civitas.
Nel XVII secolo Trapani conobbe un periodo di decadenza soprattutto a causa delle insurrezioni dovute a carestie, come nel 1647 e nel 1670-1673, e della pestilenza nel 1624. Il XVIII secolo vide aumentare sensibilmente la popolazione trapanese che passò da circa 16.000 a 25.000 abitanti.
Dai Borboni al fascismo
Dopo le brevi parentesi sabauda (1713) e austriaca (1720), dalla seconda metà del Settecento inizia il Regno borbonico che continuerà fino al 1860. Nel 1756 fu assegnato a degli scalpellini trapanesi il compito di lavorare gli scaloni della scala regia della Reggia di Caserta.
I Borboni procedettero alla bonifica di alcune aree della città e al suo sviluppo urbanistico. In questo periodo i trapanesi si dedicano al commercio e all’industria del sale e alle tonnare. Trapani partecipò attivamente ai moti del 1848-1849, sanguinosamente repressi. Nel 1861 Trapani si pronunciò con il plebiscito per il Regno d’Italia.
Dopo la Prima guerra mondiale (durante la quale Trapani ebbe circa 700 caduti), la città visse un periodo di sviluppo: le industrie legate alle saline, alle tonnare, al vino, all’olio fecero di Trapani una città particolarmente dinamica non solo dal punto di vista economico ma anche culturale.
Nel 1924 Mussolini, dopo una visita in città, decise di inviare a Trapani il prefetto Cesare Mori che, dopo poco più di un anno, fu trasferito a Palermo con poteri straordinari per la repressione del fenomeno mafioso. La Seconda guerra mondiale vide Trapani impegnata come porto e base sommergibilistica di primaria importanza e, con i locali aeroporti di Milo e di Chinisia, divenne punto di collegamento dei rifornimenti per le truppe dell’Asse in Nord Africa.
Subì pesanti bombardamenti: fu bombardata dai francesi il 22 giugno 1940, dalla RAF il 10 novembre 1941 e il 31 maggio 1942, subendo poi 27 bombardamenti degli angloamericani da gennaio a luglio 1943, con la conseguente distruzione dell’intero quartiere storico di San Pietro. Le incursioni aeree che devastarono la città la collocarono al nono posto dei capoluoghi di provincia italiani bombardati. Il 22 luglio 1943 le truppe alleate di Patton giunsero nella piazza di Trapani trovando una città stremata.
ERICE
Il territorio di Monte San Giuliano, oggi denominato Agro ericino, comprendeva oltre al territorio dell’attuale comune, anche quelli di Valderice, Custonaci, San Vito Lo Capo, Buseto Palizzolo e parte di quello di Castellammare del Golfo.
L’imperatore Federico II, con un privilegio del 1241, aveva concesso agli ericini il possesso di questo vasto territorio che comprendeva al suo interno numerose località, chiamate casali: casale Curtii, casale Scupelli, casale Fraginisi, casale Rachalgimir, casale Sanctæ Yrini, casale Rachalhab, casale Handiluhiara, casale Bumbuluni, casale Murfi, casale Busit, casale Arcudacii, casale Ynnichi, casale Hurri, casale Rachalculei, con tutti i loro tenimenti e le loro pertinenze.
Questo territorio, sul quale l’universitas esercitava la sua giurisdizione, era diviso in feudi e contrade: la sua estensione era, fino al 1846 di circa 40000 ettari, il suo litorale si prolungava per 26 miglia dalla spiaggia di Castellammare del Golfo a quella di San Giuliano e al suo interno erano comprese tre baronie. La prima era quella di Baida, che confinava a settentrione con la spiaggia e il cui barone godeva il mero e misto impero; l’altra era quella di Inici, della quale erano feudatari i Sanclemente; l’ultima era quella di Arcodaci, proprietà della famiglia Monroy.
All’universitas spettavano il feudo Ralibesi, il cui nome – come quello di molte altre contrade della regione – è di origine islamica, il feudo Xambola, il feudo Lacci, il feudo Punta, così chiamato per una punta di terra che si estende verso il mare chiamata capo san Vito, il feudo di Castelluzzo, che prese il nome da un castello che si trovava in questa località, e il feudo Sanguigno. Il 24 gennaio 1846 parte di questo territorio veniva sottratto all’universitas di Monte San Giuliano e attribuito a Castellammare del Golfo. Dal suo territorio, se ne distaccarono tra il 1948 e il 1955 ampie porzioni che costituirono i comuni di Valderice, Custonaci, San Vito Lo Capo e Buseto Palizzolo. Cuore del comune è il capoluogo che sorge sull’omonimo “monte”.
Fonte @wikipedia
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Informazioni tecniche
- Distance 10.2 km
- Departure Trapani (11 m)
- Arrival Erice (683 m)
- Dislivello + 674 m
- Maximum altitude 729 m
- Minimum altitude 5 m
Fonte @CAI.it