Prodotto Agroalimentare Tradizionale dell’Emilia Romagna
s-ciazêda, spianeta (o spianeda), scaciata, scacigna
Farina, olio, rosmarino, strutto (o olio). La pastella (quanto ne bastava) veniva lavorata con sale e bicarbonato e infine schiacciata sul tagliere come una grossa piada, che si lasciava lievitare in fondo all’asse del pane e si ricopriva, al momento dell’infornata, con isole di strutto (o olio) e foglioline di rosmarino. Le nocche delle dita, in leggera pressione, avevano creato strategici fossati per accogliere il condimento. In una decina di minuti avveniva la cottura presso il forno surriscaldato, che andava cercando, lentamente, la temperatura giusta nel prosieguo del suo lavoro.
Tradizionalità
Si preparava il giorno della panificazione, in un largo padellone velato di strutto, e si consumava subito, ancora calda e fragrante, mentre i filoni di pane finivano di cuocere nel forno.
Curiosità
C’era poi un motivo logistico, specie d’estate, allorché si cominciava a lavorare presto e si aveva bisogno di anticipare la colazione. Il pane aveva tempi più lunghi di cottura e non era mangiabile caldo, al contrario della schiacciata, croccante e desiderabile appena sfornata.
Referenze bibliografiche
- Vittorio Tonelli, A Tavola con il contadino romagnolo, 1986-Grafiche Galeati;
- E’ Lunëri Rumagnôl – Antologia di cultura romagnola – a cura di Gianni Quondamatteo, Grafiche Galeati – Imola 1981;
- Liliana Babbi Cappelletti, Civiltà della tavola contadina in Romagna, 1993 Idealibri s.r.l. Milano;
- Ercolani, Vocabolario romagnolo – italiano, italiano – romagnolo, Ravenna, Edizioni del Girasole, 2002 (prima edizione 1971).
Territorio di produzione
Provincia di Forlì-Cesena, ma comune del territorio Romagnolo.
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