Sentiero Italia CAI Toscana ed Emilia Romagna 23 Lago Santo Parmense – Passo della Cisa

Lago Santo Parmense – Passo della Cisa Dal Rifugio Mariotti si costeggia la sponda sud del Lago Santo Parmense lungo il sentiero 723, che si è percorso in discesa nella tappa precedente; raggiunta la Pineta del Lago Santo si prosegue lungo il sentiero 729 che, superato il Lago Padre, raggiunge la conca dell’alta Val Braiola in cui si trova la Capanna Roberto Schiaffino o del Braiola. Seguendo in discesa il sentiero 727, in breve si raggiunge il bivio che ci permette di agganciare il 727A che si segue in salita fino alla Foce del Fosco. Aggirato in tal modo il Monte Orsaro si prosegue in discesa e poi in quota il sentiero 725 fino alla Bocchetta del Tavola da cui si guadagna ancora il sentiero 00 che ci permette di raggiungere le inattese praterie del Monte Tavola per poi scendere al Passo del Cirone. Da qui si procede lungo lo 00 fino alla destinazione di tappa: attraversata la provinciale SP 42 si asseconda il sentiero verso il Monte Borgognone che si aggira e, continuando per sterrata, si lambisce il Monte Beccaro per poi salire in vetta al Monte Fontanini.

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Ricotta PAT Emilia Romagna

Siero derivante dalla lavorazione dei pecorini e delle caciotte. Ha consistenza fondente, quasi lattiginosa, non grumosa, non pastosa, di colore bianco. Il siero viene trasferito in caldaia e riscaldato a 80-90°. Si ottiene per affioramento; dopodiché si procede alla formatura in appositi stampi.

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Miele di tiglio PAT Emilia Romagna

Tra la fine dell’800 e l’inizio del 900, si sono definite le basi di una apicoltura moderna come ancora oggi viene praticata. L’aspetto più importante e caratterizzante è stata l’introduzione e la diffusione sul territorio regionale degli alveari razionali, in anticipo rispetto alle altre regioni italiane. L’apicoltura emiliano-romagnola si configura quindi, precocemente, come attività agricola evoluta: nel periodo succitato infatti si trovano numerosissime indicazioni del fervore di tale attività. Molti apicoltori che operano nella Regione rappresentano veri innovatori di tecniche e materiali apistici. In Italia solo la zona pedemontana del Piemonte produce questo tipo di miele.

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Miele di erba medica della pianura emiliano-romagnola PAT Emilia Romagna

In purezza questo tipo di miele deve avere queste caratteristiche: consistenza: cristallizza spontaneamente a pochi mesi dal raccolto; sapore: un miele di media dolcezza, vellutato, neutro, con note erbacee di piante officinali colore: da ambra ad ambra chiaro nel miele liquido, da beige chiaro a nocciola quando cristallizza. Insieme alla melata è l’ultimo miele ad essere raccolto alla fine dell’estate. Le tecniche di smielatura sono quelle consolidate.

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Miele del crinale dell’Appennino emiliano – romagnolo PAT Emilia Romagna

Prodotto dalla smielatura dei favi. La smielatura deve essere eseguita con apparecchiature idonee dal punto di vista igienico. L’estrazione è condotta con smelatori centrifughi. Il miele deve essere purificato con filtrazione tramite filtro a sacco di porosità compresa tra 100 e 500 micron e successivamente posto a decantare. Al termine della decantazione il prodotto deve essere schiumato e posto in idonei contenitori per la vendita.

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Zuppa di poveracce PAT

Vongole, aglio, olio, salsa di pomodoro. Lavate ripetutamente le vongole si fanno aprire a fuoco alto e si sgusciano. Si soffrigge in olio un trito di aglio e prezzemolo, si aggiunge salsa di pomodoro ed il sugo di cottura delle vongole filtrato attraverso un canovaccio, poco sale e un po’ di pepe ed infine le vongole. Lasciate bollire un quarto d’ora all’incirca, poi aggiungere un po’ d’acqua e riprendete la bollitura. Infine si versa il tutto in una zuppiera in cui sono state foste fette di pane abbrustolito.

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Saraghina al testo PAT

La saraghina è un piccolo pesce azzurro dell’Adriatico, simile alla più famosa alice o sardone, dal corpo fusiforme, allungato e compresso ai lati. Il profilo ventrale è leggermente seghettato. Il dorso è azzurro bluastro con ventre e fianchi argentati. Non supera i 17 cm di lunghezza. “Sul testo di terracotta posto sul fuoco e già ben caldo, si getti un pugno di sale grosso che sciogliendosi impedirà alla saraghina di attaccarsi. Presi a tre a tre per la coda si voltano e si rivoltano in farina di polenta e poi si pongono sul testo. Si girano con una coltella e il mangiare è pronto.”

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