Riserva naturale integrale biogenetica Bassa Dei Frassini – Balanzetta – Emilia Romagna

La Riserva costituisce una porzione del comprensorio boscato denominato “Boscone della Mesola”, che rappresenta una delle poche superfici forestali di rilievo del Delta del Po; ciò si riflette in una notevole varietà di habitat e ricchezza faunistica. La ricchezza vegetazionale è dovuta alle piccole variazioni di quota e di morfologia del terreno create dall’antico sistema dunale che producono netti cambiamenti nei fattori ecologici (disponibilità idrica per la vegetazione, livello e caratteristiche della falda idrica, tipo di suolo ecc.) e, conseguentemente, un mosaico di ambienti.

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Riserva naturale di Campigna – Emilia Romagna

La Riserva di Campigna si estende su circa 1200 ettari di territorio, si trova nel versante romagnolo delle riserve ed è compresa tra un’altitudine di 850 m s.l.m. e 1650 m s.l.m. La formazione geologica prevalente è costituita dall’arenaria oligocenica con alternanza di strati compatti e strati di scisti limoso-argillosi molto friabili. La particolare disposizione degli strati rocciosi, che dal versante romagnolo si immergono verso quello toscano, determina la ripida e a tratti scoscesa orografia della foresta e conferisce una particolare conformazione al terreno.

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Riserva naturale biogenetica Bosco della Mesola – Emilia Romagna

Il “Bosco della Mesola” rappresenta una delle poche superfici forestali di rilievo nel Delta del Po; ciò si riflette in una notevole varietà di habitat e ricchezza faunistica. La vegetazione arborea è caratterizzata dalla lecceta, che qui raggiunge una delle stazioni più settentrionali d’Italia. La ricchezza vegetazionale è dovuta alle piccole variazioni di quota e di morfologia del terreno create dall’antico sistema dunale che producono netti cambiamenti nei fattori ecologici (disponibilità idrica per la vegetazione, livello e caratteristiche della falda idrica, tipo di suolo ecc.) e, conseguentemente, un mosaico di ambienti.

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Riserva naturale biogenetica Po di Volano – Emilia Romagna

La formazione forestale di Lido di Volano si estende su una superficie di circa 190 ettari, di cui 146 nel comune di Comacchio e 44 nel comune di Codigoro, in provincia di Ferrara. La pineta demaniale costituisce una fascia boscata che si sviluppa per una lunghezza di circa 5.5 chilometri con una larghezza variabile tra i 70 e i 350 metri. Si estende parallelamente alla linea di costa, seguendone l’andamento, tenendo una distanza da questa che va dal contatto quasi diretto con le scogliere a ridosso della battigia, fino a 200 metri circa nella zona dove sono presenti degli stabilimenti balneari. Il complesso boscato confina a Nord con il ramo morto del Po di Volano e con la sacca di Goro, ad Est con il mare Adriatico, a Sud con coltivi di proprietà privata ed a Ovest ancora con coltivi ed inoltre con l’abitato di Lido di Volano (frazione del comune di Comacchio).

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Riserva naturale biogenetica Pineta di Ravenna – Emilia Romagna

Le origini dei popolamenti forestali del litorale emiliano-romagnolo si possono considerare relativamente recenti; all’inizio del secolo scorso, infatti, molti terreni demaniali litoranei ubicati nelle province di Forlì-Cesena, Ravenna e Ferrara furono soggetti ad interventi di rimboschimento attraverso i quali iniziò una massiccia opera di impianto di specie forestali (pini mediterranei) nei terreni demaniali con finalità protettive e produttive. La pineta demaniale di Ravenna è costituita da una fascia costiera, della superficie complessiva di circa 700 ettari, che si estende per quasi tutto il litorale ravennate con una lunghezza prossima ai 30 chilometri ed è suddivisa, secondo l’aggregazione di porzioni di bosco, in sette sezioni (da Nord verso Sud, sezioni Casalborsetti, Staggioni, Piomboni, Raspona, Ramazzotti, Savio, Pinarella).

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Riserva naturale Badia Prataglia – Emilia Romagna

La Riserva si estende per circa 2.420 ettari lungo il tratto del crinale tosco-romagnolo che va dalla Cima del Termine (nei pressi del Passo dei Mandrioli) fino a Giogo Secchieta e al Passo del Porcareccio, con quote massime che vanno dai 1448 m s.l.m. di Poggio allo Spillo ai 700 m s.l.m. della Lama. La Riserva si compone di due importanti complessi forestali: uno sul versante toscano “Foresta di Fiume d’Isola” e uno sul versante romagnolo “Foresta della Lama”.

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Chizze reggiane PAT Emilia Romagna

Pasta del gnocco fritto, formaggio parmigiano reggiano fresco (poco stagionato) o pesto dei tortelli verdi o dell’erbazzone. Preparare la pasta del gnocco fritto. Con il mattarello tirare una sfoglia dello spessore di circa tre millimetri e poi tagliarla facendo dei quadrati. Sulla metà di ogni quadrato disporre delle sottilissime fettine di grana reggiano e ripiegare sopra l’altra metà di pasta premendola bene ai bordi. Friggere le chizze in abbondante strutto (o olio) bollente. Sono migliori servite calde, quando il formaggio è “filante”, ma sono buone anche fredde. Variante, al ripieno di formaggio, è il ripieno dell’erbazzone (bietole) dette chizze di verdura.

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Chisolini PAT Emilia Romagna

Prodotto ottenuto dall’insieme di farina bianca, lievito, sale, acqua, strutto. Si procede ad amalgamare tutti gli ingredienti. Fare riposare l’impasto coperto da un pannetto per due ore in ambiente a temperatura moderata. Reimpastare bene, formare delle sfoglie né sottili e né spesse (mezzo cm.), tagliare con il coltello dei rettangolini di circa 10 cm. di lunghezza e 5 cm. di larghezza. Si friggono preferibilmente nello strutto bollente, ma è anche possibile utilizzare l’olio. Una volta fritti, i chisolini assumono un colore giallo-oro, diventano croccanti e dorati in cima, pallidi e morbidi nella pancia, si gonfiano come vele al vento e sono pieni di vesciche.

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Cherseinta sotto le braci PAT Emilia Romagna

Focaccia bianca cotta sotto braci. Farina bianca, un trito di aglio, lardo, sale, origano e un pizzico di lievito di birra. Si amalgamano gli ingredienti e si lascia lievitare. Si spiana all’altezza di un dito e si cuoce nel caminetto, sotto le braci, per almeno mezz’ora.

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Castagnole PAT Emilia Romagna

Le castagnole, come tutti gli altri dolci di carnevale venivano consumate fino alla mezzanotte del martedì grasso, prima che suonasse la lóva, la campana che indicava la fine del carnevale; dopodiché, anche se avanzavano, ci si asteneva dal mangiarle per rispettare il digiuno del primo giorno di Quaresima.

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