Basotti PAT Emilia Romagna

Si tratta di pasta fresca fatta in casa del tipo “tagliolini”, cotti in brodo e ripassati in forno con l’aggiunta di formaggio, pane grattugiato e brodo fino a completa essiccazione di quest’ultimo. Si dispongono a strati i tagliolini precedentemente ammollati nel brodo in una larga teglia di rame riempita di brodo. Si cuociono a forno moderato rifornendo di brodo man mano che evapora. I basotti sono pronti quando si forma una crosta dorata ed il brodo è completamente consumato. Una variante prevedeva l’aggiunta, a fine cottura, di 3-4 uova sbattute per indorare i basotti; oppure l’aggiunta di parmigiano grattugiato e noce moscata nei vari strati riservando all’ultimo una spruzzata di pangrattato

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Anolino PAT Emilia Romagna

Pasta sfoglia ripiena. Farina di grano tenero, uova, latte , acqua e sale. Per il ripieno sono pane grattugiato, formaggio e sugo di carne stracotta; una variante è il ripieno solo con formaggio.Sono costituiti da due dischi di pasta, tagliati con lo stampo, anticamente in legno “bossolo” e ora  in metallo; all’ interno viene posto il ripieno. Vanno cotti e serviti in brodo. Tipico piatto invernale.

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Anolini PAT Emilia Romagna

Pasta ripiena da gustarsi dopo cottura nel brodo La pasta si ottiene amalgamando la farina bianca, le uova e l’acqua. Gli ingredienti principali del ripieno sono: carne magra di manzo, burro, formaggio grana, pangrattato e uova. Gli “avein” hanno una forma particolare di piccola mezza luna e si distinguono da prodotti analoghi di altre zone soprattutto per la presenza nel ripieno della sola carne di manzo, preferibilmente la sottocoscia, cucinata come “stracotto piacentino”. La cottura di questo tipico piatto veniva una volta effettuata con una pentola speciale in terracotta detta “stuvon”, anche la sfoglia differisce perché nella preparazione piacentina si utilizzano meno uova.

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Amaretto di Spilamberto PAT Emilia Romagna

Tipici della tradizione spilambertese fin dal XVII secolo sono infatti noti per lo squisito sapore e la caratteristica morbidezza. Verso la metà del XIX secolo gli amaretti uscirono dall’ambito familiare e cominciarono ad essere commercializzati ad opera della famiglia Goldoni, titolari dell’omonimo caffè che si trovava all’angolo fra le attuali vie Umberto I e San Adriano.

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Africanetti PAT Emilia Romagna

Il fondatore, Francesco Bagnoli, li preparò per la prima volta nel 1872 e li chiamò così perchè ne spediva molti in Africa orientale. Il nome rischia di trarre in inganno, ci si aspetterebbe qualcosa di colorato, magari al cioccolato; in realtà sono tutt’altra cosa: sono di un giallo vivo. In determinate ricorrenze era, ed è, costume offrire gli africanetti: 24 giugno festa del patrono di San Giovanni in Persiceto, durante la fiera di settembre, nel periodo del carnevale storico, ai matrimoni, battesimi, comunioni e cresime.

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Amaretti PAT Emilia Romagna

Dolce a base di zucchero, mandorle dolci e amare, albumi d’uovo. Tritare finemente le mandorle precedentemente spellatele e seccatele al sole o al fuoco. Lavorate col mestolo lo zucchero e le chiare per mezz’ora almeno, aggiungete le mandorle per formarne una pasta soda in modo da farne delle pallottole grosse quanto una piccola noce; se riuscisse troppo morbida aggiungete altro zucchero e se troppo dura un’altra po’ di chiara, questa volta montata.

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Tartufo nero pregiato PAT Emilia Romagna

Forma per lo più rotondeggiante, dimensioni variabili da una nocciola a una grossa patata. Emana profumo delicato e gradevole che lo rende particolarmente apprezzato. E’ preferibile consumarlo allo stato fresco. Matura da dicembre a marzo nei boschi caratterizzati da un discreto grado di naturalità e nelle tartufaie controllate e in quelle coltivate. Ha peridio o scorza nera rugodsa con verruche minute, poligonali depresse in sommità e gleba o polpa nero-violacea a maturazione, con venature bianche fini che diventano un po’ rosseggianti all’aria e nere con la cottura. Vive in simbiosi con numerose specie forestali (querce, pini, faggi, frassini, carpini, noccioli,…).

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Tartufo nero estivo PAT Emilia Romagna

Forma per lo più rotondeggiante, dimensione varia, ha peridio o scorza nera molto grossolana e polpa dal giallastro al bronzo, con velature chiare, numerose, arborescenti che compaiono dopo la cottura. L’odore è delicato e gradevole, ricorda le nocciole. Predilige terreni calcarei, vive in simbiosi con numerose specie forestali (querce, pini, faggi, frassini, carpini, noccioli,…). Matura da giugno a fine agosto. La tartufaia coltivata viene costituita “ex novo” in un’area dove non vi sono piante che producono naturalmente tartufi. Le prime produzioni si hanno a 10-12 anni dall’impianto. Per la raccolta è indispensabile l’ausilio di cani particolarmente addestrati.

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Tartufo nero di Fragno PAT Emilia Romagna

ll tartufo nero di Fragno è una varietà di tuber uncinatum, di raccolta autunnale. L’habitat nel quale cresce e si sviluppa il tartufo nero di Fragno è rappresentato da terreni morbidi, privi di ristagni d’acqua perché posti prevalentemente in pendenza, generalmente esposti a Nord, che si trovano ai margini o all’interno di boschi misti di latifoglie e compresi in una fascia altitudinale che va dai 500 ai 1000 m s.l.m. Non tutte le essenze del bosco sono però adatte alla fruttificazione del tartufo; generalmente lo si può trovare ad una profondità compresa fra i 5 e i 20 cm fra le radici delle roverelle, dei carpini neri, dei cerri, dei faggi, dei noccioli e delle conifere.

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