Una centrale geotermica sfrutta il calore delle profondità terrestri per produrre energia elettrica rinnovabile. La temperatura interna del nostro pianeta aumenta a mano a mano che si scende verso il centro della terra: questo aumento della temperatura, detto gradiente geotermico, è mediamente di circa 3° ogni 100 metri di profondità, ma in alcune zone – in presenza di particolari condizioni geologico-strutturali – esso è molto più elevato, tanto da avere temperature di 250-350 °C a profondità comprese tra i 2000 e i 4000 metri.
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GEOTERMIA – Linee guida
9. Requisiti per il riconoscimento di impianto geotermico pilota sperimentale
Ai fini del riconoscimento di un impianto geotermico pilota, appare opportuno richiamare i contenuti dell’art. 1 comma 3-bis del D. Lgs. 11 febbraio 2010, n. 22: “3-bis. Al fine di promuovere la ricerca e lo sviluppo di nuove centrali geotermoelettriche a ridotto impatto ambientale di cui all’articolo 9 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, sono altresì di interesse nazionale i fluidi geotermici a media ed alta entalpia finalizzati alla sperimentazione, su tutto il territorio nazionale, di impianti pilota con reiniezione del fluido geotermico nelle stesse formazioni di provenienza, e comunque con emissioni di processo nulle, con potenza nominale installata non superiore a 5 MW per ciascuna centrale, per un impegno complessivo autorizzabile non superiore ai 50 MW; per ogni proponente non possono in ogni caso essere autorizzati più di tre impianti, ciascuno di potenza nominale non superiore a 5 MW.
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8. Monitoraggio e controllo del campo geotermico, della microsismicità, della subsidenza e delle pressioni di poro
Le presenti Linee Guida hanno l’obiettivo di definire in questo Capitolo, specificatamente per la geotermia, gli standard iniziali di osservazione degli effetti delle attività antropiche a seguito di operazioni di reiniezione di fluidi nel sottosuolo e, in particolare, di stabilire le procedure e i protocolli di monitoraggio, e l’analisi dell’evoluzione spazio-temporale di alcuni parametri descrittivi della sismicità, della deformazione del suolo e della pressione di poro. Tali standard dovranno comunque essere aggiornati e perfezionati mediante una fase sperimentale su casi pilota rappresentativi di diverse casistiche, prima di una loro applicazione generalizzata.
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7. Qualità dell’Aria
Le emissioni inquinanti dalle centrali geotermoelettriche tradizionali, che non prevedono la reimmissione integrale dei gas nel serbatoio, sono dovute alla presenza dei contaminanti nei fluidigeotermici, che in massima parte si ritrovano nei gas incondensabili. Il principale composto monitorato per le aree geotermiche è l’H2S (acido solfidrico o idrogenosolforato). È una sostanza che ad alte concentrazioni è estremamente tossica poichè è irritante e asfissiante.
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6. Tutela del suolo e delle risorse idriche
In generale sono state già descritte le misure di tutela a protezione delle falde durante la perforazione, che prevedono l’esecuzione di un adeguato isolamento delle formazioni attraversate tramite tubaggio (discesa e installazione dei casing) e relativa cementazione delle tubazioni mediante cementazione eseguita a regola d’arte. In tal modo, si realizza una adeguata barriera idraulica tra il pozzo e le formazioni soprastanti, che possono essere sedi di acquiferi, anche ad uso idropotabile. I monitoraggi del suolo, delle acque di falda e delle acque superficiali (sorgenti e corsi d’acqua) con i relativi elementi distintivi, rappresentano un efficace sistema di controllo di eventuali insorgenze di anomalie, per verificarne i potenziali effetti ambientali e, eventualmente, i possibili legami di causa-effetto da correlare alle limitrofe attività, derivanti dalle diverse fasi dell’attività di ricerca e sfruttamento della risorsa geotermica.
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5. Studio di fattibilità
I risultati dei primi pozzi esplorativi di cui al capitolo precedente, e quelli dei diversi studi e prospezioni di dettaglio (geologici, geofisici e geochimici), delle analisi di laboratorio e degli eventuali “slim holes” prima descritti, ottenuti durante la fase esplorativa, concludono le ricerche necessarie per caratterizzare la zona di interesse, per giungere al relativo modello tridimensionale di campo geotermico e quantificarne i parametri: profondità, spessore, estensione e volumetria del serbatoio, temperatura, permeabilità e porosità delle rocce serbatoio, tipo e caratteristiche chimicofisiche dei fluidi in esse contenuti.
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4. Perforazione
Nella prima fase susseguente lo studio di pre-fattibilità, vengono perforati i cosiddetti pozzi esplorativi. Il disegno, la posizione e la profondità dei pozzi da perforare sono stabiliti sulla base dei risultati delle indagini preliminari e della fase di ricerca, riassunti nello studio di pre-fattibilità. Questi pozzi costituiscono la prima occasione di ottenere informazioni dirette sul serbatoio e sulle formazioni geologiche interessate, nel caso non esistano precedenti campagne di indagine.
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3. Ricerca – Esplorazione di superficie
L’obiettivo della fase di ricerca è quello di raccogliere dati e informazioni scientifiche tali da minimizzare le incertezze che riguardano il sistema geotermico (temperatura, profondità, estensione, permeabilità, ecc.) prima di passare alla fase di perforazione, che risulta decisamente la più impegnativa dal punto di vista economico. La ricerca in questa fase inizia con la raccolta di dati su base bibliografica e di letteratura e prosegue con l’esplorazione del suolo e del sottosuolo, utilizzando le metodologie geologiche, geochimiche e geofisiche che si ritengono necessarie per approfondire ed integrare le conoscenze disponibili relativamente alle aree interessate.
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2. Ricognizione preliminare
Lo scopo della fase di ricognizione preliminare è quello di appurare se la zona di interesse possieda le condizioni e le caratteristiche geologiche idonee per la presenza di sistemi geotermici economicamente utilizzabili, prioritariamente per la produzione di energia elettrica.Una volta accertato che la zona di interesse effettivamente possiede i requisiti per un possibile rinvenimento di risorse geotermiche utilizzabili, è necessario verificare la possibilità di ottenere i necessari permessi e, nell’ipotesi che il progetto possa essere realizzato, stabilire in che modo l’energia prodotta può essere inserita nel contesto delle infrastrutture energetiche esistenti.
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1. Campo di applicazione
In questo approccio alle Linee Guida, vengono affrontate in primo luogo le problematiche di maggior interesse che riguardano il processo logico finalizzato ad individuare, in una determinata area geologicamente indiziata, un possibile serbatoio di fluido geotermico industrialmente utilizzabile. Sono inoltre descritte, ancorché sinteticamente, le metodologie per l’attraversamento in sicurezza delle formazioni geologiche interposte tra la superficie di campagna e la roccia che contiene il fluido geotermico, specie in presenza di acquiferi ad uso idropotabile.
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