Fagiolo cesarins PAT Friuli Venezia Giulia

Una delle migliori varietà locali; adattata anche a stagioni relativamente calde.  Il seme piccolo, il legume poco appariscente e l’elevato numero dei baccelli per pianta si adattano alla produzione di granella secca. Presenta tegumento molto sottile, che predispone ad ottime caratteristiche culinarie.

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Fagiolo “dal santisim”, da l’aquile, tricolore di cavazzo PAT Friuli Venezia Giulia

Antica varietà locale, non molto produttiva ma di ottime caratteristiche nutrizionali e di utilizzazione, valida sia  per la produzione di granella da sgrano che secca. La denominazione popolare molto probabilmente deriva dalla forma della macchia che circonda l’ilo; a seconda che questa ricordi l’ostensorio o la forma di un rapace, la varietà viene detta rispettivamente “Fasui dal Santisim” (fr. Piano d’Arta Terme) o “Da l’Aquile” ( fr. Imponzo di Tolmezzo). Nella fase di raccolta del germoplasma, per lo stesso fagiolo è stata altresì usata una denominazione provvisoria, quale  “Tricolore di Cavazzo”.

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Fagioli borlotti di Carnia PAT Friuli Venezia Giulia

Prodotto ovale o quasi tondo, screziato o striato di rosso o viola sull’intera superficie. Lunghezza media del baccello: 20 – 22 cm, con normalmente internamente 8-9 semi. I più comuni sono i fagioli identificati con l’appellativo di “borlotto Carnia”, frutto di selezioni naturali e autoctone che durano da moltissimi decenni. Essendo il fagiolo una pianta autogama, la produzione di seme avviene in loco, gestita direttamente dalle aziende. Dalle numerose “popolazioni” di fagioli borlotti carniche, il CRSA di Pozzuolo ha selezionato una varietà locale denominata Val Chiarsò (riferimento geografico ad una valle della Carnia).

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Dondolo o tartufo di mare PAT Friuli Venezia Giulia

La pesca del dondolo, tradizionale attività di pescatori professionali e non, è segnalata attraverso racconti di vecchi pescatori dall’immediato dopo guerra, ad opera di unità di palombari in servizio portuale che avevano il compito di riparare i moli e le dighe foranee dai danni causati dai bombardamenti. In tale occasione, nelle aree antistanti alle opere danneggiate sono stati individuati consistenti banchi di dondoli che , nel periodo successivo, sono stati sfruttati commercialmente. Ulteriori aree, individuate lungo la costiera triestina, sono state trovate idonee ed ancora adesso, a diversi decenni di distanza, danno lavoro a diversi operatori subacquei autorizzati.

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Cuincir PAT Friuli Venezia Giulia

La preparazione del Cuincir è una delle più consolidate tradizione dell’attività di alpeggio e trasformazione dei prodotti dello stesso. Tutte le malghe e le aziende della montagna Friulana producevano e conservavano tale prodotto che, per sapore  e gusto particolare risulta gradevole al consumo soprattutto nei periodi invernali. Nel ricettario compilato nei primi dell’ottocento dalla co. Gemma di Caporiacco Nais è descritta la ricetta già da allora utilizzata per la preparazione del cuincir.

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Craut garp PAT Friuli Venezia Giulia

I crauti sono ottenuti mettendo “in concia” sotto sale o nell’aceto le foglie dei cavoli cappucci. Le varietà di cavolo utilizzate possono provenire da seme locale (famosi i cavoli cappucci di Collina di Forni Avoltri) oppure da seme di tipo commerciale con spiccate caratteristiche per essere trasformato.

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Crafus PAT Friuli Venezia Giulia

Si utilizza il fegato del maiale macinato, avvolto nel mesentere. Il prodotto (crafut) si presenta sotto forma di piccola polpetta. Il “crafut” si ricava macinando, a grana fine, il fegato del maiale con l’aggiunta di pane grattugiato, uva sultanina, scorza di limone, scorza di arancia, mele a cubetti. Il tutto viene salato e mescolato manualmente dai norcini con l’aggiunta di pepe e spezie. Il prodotto, dopo la macinatura, viene porzionato nella misura voluta e quindi avvolto nel mesentere dello stesso maiale. Si consuma, entro 10 giorni dalla preparazione, previa cottura nello strutto del medesimo suino.

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Cotto d’Oca PAT Friuli Venezia Giulia

“Nella pianura friulana l’oca deve essere da molto tempo allevata ed è molto apprezzata per la sua piuma, il grasso, la carne è più gustosa se messa in conserva che mangiata fresca; tuttavia si prepara anche arrostita ed in umido’’: frase tratta da “Mangiare e bere friulano” di Giuseppina Peressini Antonini, (Franco Angeli Editore, 1988, 8a edizione).

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Colaz PAT Friuli Venezia Giulia

La descrizione del processo di fabbricazione e le dosi sono tratte da una pubblicazione dell’Accademia Italiana della Cucina che, circa 10 anni or sono, ha raccolto ricette tradizionali inviate dalle delegazioni provinciali dell’Accademia stessa. Nella tradizione friulana i colaz erano dolci che si regalavano ai cresimandi e, al termine delle sedute, ai consiglieri comunali.

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