Il Pomodorino giallo costoluto di Castronuovo di Sant’Andrea (PZ) fa parte della cultura alimentare del piccolo borgo. Per anni ha rappresentato l’elemento insostituibile delle frugali cene contadine
View More Pomodorino giallo costoluto di Castronuovo di Sant’Andrea PATTag: PAT Basilicata
Casieddo o Casieddu PAT
Il “casieddo”, denominato anche “casieddu”, è un formaggio grasso realizzato con latte ovino, acquistabile fresco oppure a breve stagionatura.
View More Casieddo o Casieddu PATGilò di Maratea PAT
Melanzana rossa allungata di Maratea ( Solanum Aethiopicum var Gilo)
View More Gilò di Maratea PATFagiolo di Muro Lucano PAT
Il fagiolo è un prodotto storicamente legato alla cultura e alla cucina di Muro lucano, confermato dalla memoria storica di anziani agricoltori della zona attraverso fatti e proverbi. Secondo la tradizione contadina, i fagioli si cucinavano esclusivamente nelle pignate di terracotta; si adagiavano accanto al focolare e si lasciavano ore ed ore a bollire, avendo cura di aggiungere di tanto in tanto acqua calda facendo attenzione a girare i fagioli con un cucchiaio di legno e non di metallo per non bloccarne la cottura.
View More Fagiolo di Muro Lucano PATU’ Zuzumaglie PAT prodotto da forno, tipico di LATRONICO
Simile al più noto “Biscotto ad otto” di Latronico, “U’ Zuzumaglie” si diversifica per la forma, le dimensioni, la consistenza e gli ingredienti. Anticamente si usava la farina di segale o lo scarto della farina utilizzata per pane e biscotti (faritieddu), sale, acqua e lievito madre. All’impasto segue la spezzatura e la formatura, poi la lievitazione che dura circa un paio di ore, la bollitura in acqua e infine la cottura in forno a legna o alimentato a legna.
View More U’ Zuzumaglie PAT prodotto da forno, tipico di LATRONICOCapocollo della Basilicata PAT
il capocollo subisce un processo di “salagione a secco” con sale marino a mezza grana condito con diverse spezie.
successivamente, in seguito ad un riposo al freddo, essenziale per far penetrare alla perfezione il sale e gli aromi nella carne, il salume viene massaggiato meticolosamente;
quindi avvolto in uno specifico involucro denominato “pelle di sugna”.
dopodiché, viene legato e sistemato ad asciugare per 10 giorni circa in appositi locali, dove il salume si disidrata perdento gran parte dell’acqua contenuta al suo interno.
Il processo di lavorazione si completa con un periodo di stagionatura per un tempo minimo di 3 mesi.
‘Ncandarata PAT
L’agnello delle Dolomiti Lucane è dotato di uno speciale “marchio” denominato esattamente “Agnello delle Dolomiti Lucane” che ne specifica la tipicità. Detto “marchio” nasce in virtù di garantire al consumatore l’origine della carne. Per rafforzare ancora di più le garanzie dovute al consumatore, l’agnello delle Dolomiti Lucane si fregia altresì di un altro marchio denominato “Italialleva”, nato dall’intesa tra l’Associazione Italiana Allevatori e il Ministero delle Politiche Agricole.
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Si prendono le estremità del maiale: orecchie, coda, muso, zampe.
Dopo averle accuratamente lavate e depilate, anche con una leggera bruciatura alla fiamma, si dispongono in un vaso di terracotta alternate a strati d sale a grana grossa. Successivamente si pone su di esse un disco di legno dello stesso diametro della bocca del vaso e si pone sullo stesso una pietra che lo tenga adeguatamente compresso. Il tutto viene depositato in un magazzino fresco per una breve stagionatura.