Fiocchetto PAT Emilia Romagna

Salume stagionato ricavato da una parte della coscia del suino Dal pezzo di coscia ove è già stata tolta la parte destinata al culatello, si procede al disosso, il muscolo così ricavato viene rifilato per dargli una forma tondeggiante. Il processo di salagione è il medesimo del culatello, viene rivestito con vescica, legato, asciugato e posto a stagionare. Preparazione completamente manuale, il periodo sotto sale avviene in cella frigorifera, l’asciugatura in stufa climatizzata, la stagionatura in celle climatizzate che riproducano l’esatto microclima delle antiche cantine “a volta” con pavimenti in terra naturale o mattoni di terracotta

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Culatello PAT Emilia Romagna

Il Culatello deriva dalla coscia del suino pesante italiano adulto a cui sono aggiunti sale, aromi e spezie varie. Dopo il sezionamento della parte anatomica, questa è sottoposta a rifilatura o toelettatura, tutte le fasi della lavorazione sono effettuate rigorosamente a mano. Prima della salagione e successivo passaggio in cella frigorifera, è legato con lo spago, a spirale, in modo tale da conferirgli la caratteristica forma a “pera”. Dopo i primi tre giorni di salagione il culatello subisce una ulteriore leggera salatura con massaggiatura. Terminato il periodo di salagione e tolte le eventuali spezie in eccesso, è rivestito con budello suino, forato e quindi legato a spirale, con passi fermati su ogni briglia.

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Coppa arrosto PAT Emilia Romagna

Si utilizzano le parti del maiale come per la preparazione della classica coppa. La coppa fresca di maiale viene messa arrosto dopo la conciatura (cun la cônsa) e la frollatura, la quale dura un paio di giorni. E’ un secondo piatto molto utilizzato in sostituzione degli arrosti più tradizionali

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Ciccioli PAT Emilia Romagna

II prodotto deriva da carne e grasso di suino nazionale, con aggiunta di sale, aromi. La preparazione è effettuata tramite la cottura dell’impasto formato da tagli di grasso e cotenne in caldaia ad una temperatura di circa 120 °C per circa 4 ore. Successivamente si effettua la pressatura per separare il prodotto dallo strutto, quindi si procede alla salatura con l’impiego di sale, aromi.

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Castrato di Romagna PAT Emilia Romagna

Il castrato probabilmente nasce con la transumanza, i pastori che si fermavano a riposare qualche giorno nelle colline e nel piano romagnolo offrivano a fine soggiorno come ricompensa per l’ospitalità ricevuta, alcuni dei loro agnelli che venivano fatti ingrassare dai contadini e macellati nel periodo estivo.

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Carne della razza bovina marchigiana PAT Emilia Romagna

La razza bovina marchigiana, come la conosciamo oggi, inizia verso la metà del XIX secolo quando gli allevatori marchigiani incrociarono il bovino podolico autoctono (derivato dal “Bovino dalle grandi corna”, giunto in Italia nel VI secolo d.C.) con tori Chianini, per ottenere una razza con maggior attitudine al lavoro e alla produzione di carne. L’effetto di questo incrocio fu una trasformazione evidente del bovino: miglior sviluppo muscolare, mantello più chiaro, corna più corte e testa più leggera. Agli inizi del XX secolo si realizzarono ulteriori incroci con la razza bovina romagnola per abbassare la statura e rendere la razza adatta al lavoro nei campi.

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Carne bovina di razza Romagnola PAT Emilia Romagna

La razza Romagnola deriva dal Bos Taurus Macrocerus (Uro dalle grandi corna), originario delle steppe dell’Europa centrale e orientale, giunto sino a noi tra il IV e il V secolo d.C. con le invasioni dei Longobardi.  E’ riconoscibile per il mantello grigio chiaro tendente al bianco, e le corna a lira nella femmina e a mezzaluna nei maschi. I primi veri scritti su questa razza sono datati alla fine del 1800 primi del 1900 con la presentazione di questi soggetti alla Fiera Internazionale di Parigi del 1900. Per lungo tempo sono stati allevati soprattutto per il lavoro nei campi e per il trasporto di materiali pesanti, negli anni trenta è iniziato anche una attività selettiva avente per oggetto non più il lavoro ma la produzione di carne, questa attività si è decisamente intensificata negli ultimi 30-40 anni ottenendo un soggetto molto apprezzato per le sue caratteristiche.

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Cappello del prete PAT Emilia Romagna

Fra le specialità piacentine primeggiano non solo salumi crudi da degustarsi a fine stagionatura, ma anche salumi cotti. Si dice che l’aneddotica storica del Cardinale Giulio Alberoni, grande diplomatico piacentino e primo ministro presso la corte di Filippo V Re di Spagna, ricorda che la consorte di Filippo V, Elisabetta Farnese, oltre ai salumi piacentini crudi, prediligeva anche quelli da servirsi in tavola cotti – tra cui rientra il cappello del prete.

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Bondiola PAT Emilia Romagna

Carne suina fresca macinata (coppa fresca, cotenna, goletta), aromi naturali, spezie e vino bianco secco. Macinatura della carne mescolando: vino, aromi e le spezie. Insaccare in vescica di maiale ed essiccare i budelli in apposita camera di asciugatura. La stagionatura minima 15-20 giorni a temperatura controllata

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Bel e cot PAT Emilia Romagna

Carne muscolosa di maiale, tutta la golela, testa disossata e senza orecchie, cotenna. Le carni vengono condite con sale grosso, pepe, chiodi di garofano, cannella, noce moscata e zucchero. Queste sono le fasi di lavorazione: si prende la golela, la testa disossata e priva delle orecchie di un suino e la cotenna (dal 30 al 40%); si taglia quest’ultima e la si tira con uno stampo da salame o da mortadella. La cotica, messa nel “bèl e còt”, ha la funzione di produrre il cosiddetto inciach, il collante. Si lavora a dadi grossi la carne, che verrà mescolata con la cotenna tritata e si versa il tutto nello stampo del tritacarne. Per il condimento occorrono: sale, pepe, noce moscata, chiodi di garofano e cannella. Il tutto viene condito, impastato e mescolato; a questo punto si può procedere all’operazione di insaccatura in budella di pecora o vitellone. Si consuma previa cottura.

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