Il prodotto ottenuto è piacevolmente granuloso e sicuramente magro. Il séras in particolare viene citato fin dal 1477 dal medico Pantaleone da Confienza che ne decanta le sue particolari qualità e dimensioni nel suo libro: “Summa Lacticinum”. Per chi ama i sapori forti, si può “fare evolvere” il séras fresco in salignoùn, con l’aggiunta di olio, aceto, un pizzico di sale e spezie varie: aglio, ginepro, finocchio, cumino o erbe e fiori essiccati. bovino può essere aggiunta una piccola parte di latte caprino.
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Toma di Gressoney PAT Valle d’Aosta
La Toma di Gressoney si presenta con una crosta liscia, rossiccia o grigio-marrone, pasta di colore giallo paglierino e occhiatura piccola e ben distribuita. Proprio per la sua derivazione da piccoli allevamenti le forme sono medio-piccole, con un peso che varia da 3 ai 6 chili e un diametro che va dai 20 ai 30 centimetri. La pasta è semi-dura, pressata, semi-cotta. Al latte bovino può essere aggiunta una piccola parte di latte caprino.
View More Toma di Gressoney PAT Valle d’AostaReblec de Crama PAT Valle d’Aosta
Il Reblec de Crama è un formaggio fresco tradizionale della Valle d’Aosta, prodotto principalmente con latte crudo di mucca. Il nome deriva dal termine dialettale valdostano “reblocher,” che significa “ri-mungere”: infatti, questo formaggio è tipicamente ottenuto dalla seconda mungitura, quando il latte è più ricco di grasso. È un formaggio fresco, cremoso e leggermente acidulo, noto per la sua produzione artigianale che avviene ancora oggi nelle piccole latterie e nelle “crame,” le cantine delle malghe di montagna
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Come per tanti altri formaggi, la tecnica di trasformazione del formaggio misto non è mai stata codificata; le “regole” sono state tramandate oralmente attraverso i secoli. Tuttavia, grazie a diversi latti prodotti ed alla professionalità dei nostri allevatori, un buon formaggio misto non manca mai nel plateau di ristoranti e agriturismi. Perché malgrado non abbia un nome specifico, un’etichetta, un disciplinare o quant’altro, il “misto” c’è sempre, con quella sua pasta dura e la sua crosta frastagliata.
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Capra, capra+pecora, capra+mucca! Che sia a base di latte di capra o pecora “puro” o a base di latte bovino a cui viene aggiunto il latte delle “colleghe minori”, la tecnica di trasformazione è sempre la stessa… Ma guai a sbagliare tempi e temperature! Ai canonici 34-36 °C si aggiunge il caglio, si aspetta, si rompe la cagliata, si spurga in circa 15-20 minuti scaldando la massa ad un massimo di 40-42 °C; si mette in fascera e si pressa con le mani o applicando un peso.
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Possiamo distinguere due grandi famiglie all’interno dei formaggi caprini: le “lattiche” e le “presamiche”. Ad attirare maggiormente l’attenzione e la curiosità dei consumatori sono, generalmente, le produzioni “lattiche”, ossia formaggi di capra a coagulazione lenta, da consumare freschi, a cui i produttori aggiungono aromi particolari o li rivestono per renderli più“sfiziosi”: carbone vegetale, spezie, foglie di castagno. La pasta, bianca e delicata, viene così racchiusa in speciali protezioni naturali, che ne esaltano l’aspetto, ma soprattutto il gusto. Una delizia per la vista e per il palato!
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La brossa è una “crema” piacevolmente granulosa e morbida ottenuta dal siero del latte riscaldato ad una temperatura di 83-84 °C al quale si aggiunge dell’aceto o acido citrico. Quando lo strato superficiale ha raggiunto una certa consistenza viene recuperato con mestolo in legno, rame o acciaio. Il prodotto, lasciato raffreddare, è poi sbattuto dolcemente con un frustino e conservato a una temperatura uguale o inferiore a 6 °C.
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L’origine del nome “stracon” è da ricercare nella parlata dialettale veronese che significa “tanto stanco”, e veramente stanco doveva essere il latte che un tempo veniva utilizzato per la produzione di questo formaggio, perché proveniente da animali in transumanza. In una “Convenzione perpetua” datata due luglio 1793, relativa ad un pascolo in Campofontana, si trova scritto “Vivendo ab immemorabile in comune d’una pezza di terra pascoliva, boschiva sassosa… della quantità di campi ottocento circa… fu necessità di dover tal beneficio affittarlo per supplire a tante spese incontrate, riservandosi solo ad uso di pascolare comune alle nostre montagne … sia caricata di vacche …”, dove per “caricata da vacche” s’intende, in termini popolari, la pratica secolare della transumanza attuata nella provincia di Verona. Tra l’ultima decade di maggio, per le malghe più basse, e la prima decade di giugno, per quelle ad altitudine più elevata, si portava a compimento l’operazione di “carico” dei pascoli estivi. La monticazione, per consuetudine altrettanto secolare aveva termine il giorno di San Michele, il 30 settembre.
View More Stracòn PAT VenetoFurmai nustran PAT Veneto
Il “furmai nustran” è un tipico formaggio di latteria, prodotto in tutte le zone montane del Veneto. Il formaggio prodotto nell’Alto Comelico si distingue per la peculiarità dell’alimentazione delle vacche e dall’uso di latto-innesto specifico prodotto in loco. Il prodotto è dunque molto apprezzato per le sue caratteristiche organolettiche che lo differenziano da altri formaggi simili.
View More Furmai nustran PAT VenetoCaciocapra PAT Veneto
La produzione del Caciocapra Veneto riflette la ricca tradizione casearia della regione Veneto. L’uso di latte di capra e la lavorazione artigianale garantiscono un prodotto di alta qualità, che rispetta la tradizione e valorizza il territorio. Questo formaggio è un esempio di come le tecniche tradizionali possano essere mantenute vive e rilevanti, offrendo prodotti autentici e gustosi.
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