Frascategli ciociari PAT del Lazio

La pasta si lavora con l’ausilio di una “spianatora”, dove si sistema la farina di grano e si versa l’acqua un pò alla volta, facendo dei movimenti rotatori con le dita per creare dei piccoli ‘pallocchi’, chiamati “frascategli”, che vengono man mano tolti e posti su un vassoio. Una volta ultimata l’operazione, si prepara l’acqua con il sale per la cottura. Quando l’acqua o il brodo giungono a ebollizione si aggiungono un pò alla volta i frascategli e si mescola l’insieme in maniera costante e decisa. Per la preparazione del sugo si procede nel modo seguente. Nella pentola si versa l’olio, in cui si immerge l’aglio ad imbiondire. Si aggiunge poi il pomodorino fresco tagliato a pezzettini o la passata di pomodoro, si sala e si fa cuocere per una mezz’ora. Tradizionalmente, al pomodoro si aggiungono le uova.

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Ceciarello di Vejano PAT del Lazio

Il Ceciarello di Vejano è una versione “locale” della più comune pasta e fagioli, che a Vejano viene
preparata da tempo immemorabile. Il nome “ceciarello” deriva dalla forma a piccoli ceci della pasta, appunto ‘ceciarelli’, impastata con acqua e farina di grano duro e bolliti nel brodo di fagioli. Si tratta di
una gustosissima minestra di fagioli borlotti, insaporita con salvia, alloro, aglio, sedano, pancetta.

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Cavatello vitorchianese con il finocchietto selvatico PAT del Lazio

I Cavatelli vitorchianesi con il finocchietto selvatico sono un piatto povero delle tradizione culinaria di Vitorchiano, a base di spaghettoni morbidi fatti con acqua e farina, sugo al pomodoro, preparato con un soffritto di aglio intero o a pezzetti, olio extravergine di oliva, peperoncino, sale e “mappette”, ovvero ciuffi di fiore di finocchietto selvatico essiccati. Il risultato è un primo piatto gustoso e saporito, con aroma di finocchietto, la cui caratteristica è proprio il condimento con l’aggiunta del finocchietto selvatico. Di quest’ultimo si utilizza il fiore che, nel mesi estivi, si mette ad essiccare in penombra dentro cesti di vimini.

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Carciofo alla maticella di Velletri PAT del Lazio

Il carciofo, cotto alla brace, viene servito preferibilmente su una fetta di pane, che s’imbeve dell’olio di condimento residuo che cola dal carciofo stesso. A fine cottura, prima di essere servito, si eliminano le foglie esterne, di norma bruciate, in modo tale da scoprire la corona di foglie più interne, di cui si mordicchia la porzione basale più tenera. Procedendo verso il centro del frutto, le foglie diventano totalmente commestibili e racchiudono il cuore del carciofo, la parte più tenera, che si può gustare in un sol boccone, eventualmente eliminando prima l’eccesso di condimento rimasto. Per la preparazione, viene impiegato il carciofo romanesco, che di norma si raccoglie nel periodo compreso tra aprile e maggio, quando la potatura della vite è appena terminata.

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Teglia al forno con patate riso e cozze PAT

Lavare bene 1 kg di cozze di Taranto (le più buone e grosse sono quelle che crescono tra maggio e settembre). Poi con il coltello adatto aprirle a mezzo guscio e sistemarle nel fondo di un tegame, dopo averle ricoperte di acqua e aver cosparso un po’ di riso. Tagliate a fette spesse le patate di pasta gialla, disporle su questo strato. Condire con sale, pepe, prezzemolo tritato e formaggio pecorino grattugiato. Tanto si ripete fino all’orlo del tegame. Guarnire con qualche filetto di pomodoro e infornare. Controllare che vi sia sempre dell’acqua sufficiente per la cottura, aggiungendo, se occorra, un goccio per volta.

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Spezzatu PAT

Il profumo del mare si incontra in questo piatto dai colori vivaci e dal sapore incredibilmente esclusivo. Gli spaghetti con le cozze sono un piatto apparentemente impegnativo, ma in Puglia si prepara anche nella routine settimanale, giusto per assaporare un ottimo primo di mare. La fortuna di vivere in una regione affacciata sul mare è proprio quella di poter trovare frutti di mare freschi, appena pescati, direttamente nei mercati rionali, o dal proprio pescatore di fiducia. Il gusto delle cozze combinato a quello del pomodoro dà origine ad un connubio perfetto per il pranzo o la cena.

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Spaghetti con le cozze PAT

Il profumo del mare si incontra in questo piatto dai colori vivaci e dal sapore incredibilmente esclusivo. Gli spaghetti con le cozze sono un piatto apparentemente impegnativo, ma in Puglia si prepara anche nella routine settimanale, giusto per assaporare un ottimo primo di mare. La fortuna di vivere in una regione affacciata sul mare è proprio quella di poter trovare frutti di mare freschi, appena pescati, direttamente nei mercati rionali, o dal proprio pescatore di fiducia. Il gusto delle cozze combinato a quello del pomodoro dà origine ad un connubio perfetto per il pranzo o la cena.

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Spaghetti alla Sangiovannello PAT

La ricetta “Spaghetti alla sangiovannello”, con la traduzione in dialetto barese (“Vermeciidde a la sangeuanniidde”), viene descritta da Giovanni Panza nel libro “Le checine de nononne” (Schena editore, 1982) alle pagine 134 e 135 («Gli spaghetti “alla sangiovanniello” è una specialità tipica barese diventata famosa in tutto il mondo anche se sotto nomi diversi. In un tegame metti a rosolare in olio piuttosto abbondante un po’ di aglio; aggiungi, poi, qualche acciuga dissalata e diliscata. Quando l’acciuga si sarà ben disfatta, aggiungi un bel po’ di pomodori e lascia cuocere. All’ora del pranzo, metti l’acqua sul fuoco in un tegame alto e quando l’acqua andrà in ebollizione, cala la pasta. Attenzione alla cottura: gli spaghetti debbono essere “al dente”, come tutta la pasta che si cuoce a Bari, ad evitare che diventi colla per manifesti.»).

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