Dolci preparati mescolando farina, uova, zucchero, latte, grappa, sale, strutto e lievito chimico fino ad ottenere una sfoglia, da cui si ritagliano dei pezzi di forma e grandezza variabile che vengono fritti in olio extravergine e cosparsi di zucchero a velo. Si tratta di una preparazione domestica la cui tradizione, tramandata oralmente da generazioni, è legata alla ricorrenza natalizia ed ai festeggiamenti del carnevale. Il nome deriva da una località del Cicolano, Girgenti, fondata da agrigentini che avrebbero introdotto tale preparazione nella zona.
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Crostate e Paste di visciole di Sezze PAT Lazio
Crostate e Paste di visciole di Sezze presentano la medesima forma ovale o tonda e si differenziano solo per le dimensioni. Gli ingredienti e la metodologia di preparazione sono i medesimi. Composte da uova, zucchero, strutto, buccia di limone grattugiato, farina e marmellata di visciole. Uniscono alla dolcezza della pasta frolla il gusto ricco, pungente e leggermente amaro della marmellata di visciole.
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Varia è l’etimologia del nome riconducibile a questo gustoso panino. Alcuni autori fanno riferimento alla locuzione latina cereola (candela), che richiamerebbe il colore giallo della mollica; secondo altri è forte il richiamo alla ciriola, un tipo di anguilla che anticamente si pescava nel Tevere. Da qui, anche, la parola romana ‘ciriolare’, ovvero sgusciare di mano come un’anguilla. Inoltre proprio per il suo accostamento ad un’anguilla, la Ciriola romana, viene detta anche “anguilletta”. Grazie alla sua fragranza e abbondanza di mollica, la Ciriola romana, era il panino dei lavoratori manuali; era il panino che in molti bar veniva preparato con ogni sorta di pietanza: prosciutto, mozzarella, formaggio, tonno, carciofi.
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Ciambella salata di Casperia in provincia di Rieti
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Ciambella di San Filippo frazione di Contigliano in provincia di Rieti
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Il Ciammellone morolano è un dolce tipico della tradizione pasquale di Morolo. In nessun altro paese dei Monti Lepini si trova, infatti, un prodotto come questo. La peculiarità fondamentale risiede nella lavorazione, lunga e articolata, che richiede ben due giorni, ma grazie alla quale si può gustare un dolce morbido, fragrante, aromatico e facilmente abbinabile sia con il dolce che con il salato.
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Il Ciammellocco di Cretone, particolarmente ricco di ingredienti, quali farina, lievito madre di antica produzione, anice, olio extravergine di oliva, vino bianco, buccia di limone grattugiato e spremuto, liquore di anisetta, mistrà, sale, lievito per dolci, uova, si caratterizza per una lievitazione naturale e piuttosto lunga. Occorrono circa due giorni per preparare il Ciammellocco di Cretone. Presenta la classica forma a ciambella, pasta friabile, colore interno giallastro e colore esterno dorato tendente al marrone scuro e sapore non particolarmente dolce in cui prevale il sentore di anice.
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Il Ciambellone di Sant’Antonio presenta forma a ciambella con le due estremità intrecciate al centro (chiamata forma a nodo). L’uso dell’anice nei biscotti salati è diffuso in Italia centrale fin da tempi antichi. Il consumo del ciambellone e le ritualità laiche ad esso connesse (sagre) sono state associate in passato (non è possibile per ora capire in che momento storico) alla festa di S. Antonio Abate, che cade il 17 gennaio. Per questa ragione la particolarità della festa di S. Antonio a Gallicano è che viene distribuito direttamente dal parroco benedicente a tutti i credenti che portano a benedire animali e macchine.
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CIammella ellenese Si ha notizia della preparazione di questa singolare ciambella sin dal 1800, secondo quanto affermano i pasticceri locali, i quali raccontano di aver ereditato la ricetta dai loro avi. È un dolce tipico delle festività natalizie e ancora oggi spicca, bianca e tenera, tra le altre preparazioni di dolci, nel bancone delle pasticcerie gaetane, esorcizzando il timore dello scrittore locale Pasquale di Ciaccio che nel 1970 in “Gaeta d’altri tempi” temeva che si potesse presto perdere la tradizione: “E così, di pensiero in pensiero, ci vien fatto di domandarci per quanto tempo ancora le deliziose Ciambelle ellenesi, dal bianco giulebbe nuziale, avranno un posto nelle vetrine dei nostri pasticcieri”.
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Le Ciambelline al vino nocciolate di Cori vantano una lunga tradizione fondate su antiche ricette. A Cori è consuetudine offrirle in occasione delle varie ricorrenze, delle feste private (matrimoni, battesimi e comunioni) o a fine pasto. Anche la produzione di queste ciambelline è legata alla storia della famiglia Ciardi che dal 1950 dedica la sua vita alla produzione del pane e dei biscotti con il nonno Ciardi che con il primo panificio, nel centro di Cori, riempiva di profumo di pane appena sfornato il piccolo paese e con nonna Luisetta che con gli ingredienti che il territorio di Cori offriva, comincia ad impastare piccoli dolcetti a forma di ciambella.
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