Pane ammollo PAT del Lazio

La preparazione del Pane ammollo si concentra soprattutto nei mesi compresi tra marzo e agosto. Si tratta di un piatto fortemente legato alla tradizione contadina, in quanto preparato con prodotti poveri della terra. Il pane raffermo viene arricchito dall’aggiunta di verdure e legumi (fagioli, ceci, patate, verza, bietola, cicoria, radicchio selvatico ed altre erbette di campo, ricche di sapore, e sostanze attive) precedentemente lessate in acqua e sale. Alla minestra di verdure, insaporita con un osso di prosciutto, viene aggiunto anche olio extravergine di oliva e due spicchi di aglio.

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Gricia o griscia PAT del Lazio

La ricetta della pasta alla Gricia ha origine nella frazione di Grisciano. Nel comune di Accumoli, che è l’ultimo avamposto laziale sulla via Salaria, l’antica via del sale, in direzione di Ascoli Piceno. La storia vuole che in questo territorio, i pastori in transumanza portassero nei loro zaini solo pochi ingredienti per soddisfare le proprie esigenze alimentari e che sfruttassero a tal fine i prodotti ‘offerti’ dagli animali: guanciale e pecorino appunto, in aggiunta alla pasta secca e al pepe nero. Il vino che consumavano era ricavato soprattutto da uve di vigneti “pecorino”, varietà autoctona del territorio compreso tra alto Lazio e Piceno. La Gricia può essere ritenuta, a ragione, la progenitrice dell’Amatriciana che ebbe origine più tarda quando a metà del 17° secolo, mentre il territorio aquilano era sotto il regno di Napoli, fu aggiunta alla preparazione il pomodoro.

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Frascategli ciociari PAT del Lazio

La pasta si lavora con l’ausilio di una “spianatora”, dove si sistema la farina di grano e si versa l’acqua un pò alla volta, facendo dei movimenti rotatori con le dita per creare dei piccoli ‘pallocchi’, chiamati “frascategli”, che vengono man mano tolti e posti su un vassoio. Una volta ultimata l’operazione, si prepara l’acqua con il sale per la cottura. Quando l’acqua o il brodo giungono a ebollizione si aggiungono un pò alla volta i frascategli e si mescola l’insieme in maniera costante e decisa. Per la preparazione del sugo si procede nel modo seguente. Nella pentola si versa l’olio, in cui si immerge l’aglio ad imbiondire. Si aggiunge poi il pomodorino fresco tagliato a pezzettini o la passata di pomodoro, si sala e si fa cuocere per una mezz’ora. Tradizionalmente, al pomodoro si aggiungono le uova.

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Ceciarello di Vejano PAT del Lazio

Il Ceciarello di Vejano è una versione “locale” della più comune pasta e fagioli, che a Vejano viene
preparata da tempo immemorabile. Il nome “ceciarello” deriva dalla forma a piccoli ceci della pasta, appunto ‘ceciarelli’, impastata con acqua e farina di grano duro e bolliti nel brodo di fagioli. Si tratta di
una gustosissima minestra di fagioli borlotti, insaporita con salvia, alloro, aglio, sedano, pancetta.

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Cavatello vitorchianese con il finocchietto selvatico PAT del Lazio

I Cavatelli vitorchianesi con il finocchietto selvatico sono un piatto povero delle tradizione culinaria di Vitorchiano, a base di spaghettoni morbidi fatti con acqua e farina, sugo al pomodoro, preparato con un soffritto di aglio intero o a pezzetti, olio extravergine di oliva, peperoncino, sale e “mappette”, ovvero ciuffi di fiore di finocchietto selvatico essiccati. Il risultato è un primo piatto gustoso e saporito, con aroma di finocchietto, la cui caratteristica è proprio il condimento con l’aggiunta del finocchietto selvatico. Di quest’ultimo si utilizza il fiore che, nel mesi estivi, si mette ad essiccare in penombra dentro cesti di vimini.

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Carciofo alla maticella di Velletri PAT del Lazio

Il carciofo, cotto alla brace, viene servito preferibilmente su una fetta di pane, che s’imbeve dell’olio di condimento residuo che cola dal carciofo stesso. A fine cottura, prima di essere servito, si eliminano le foglie esterne, di norma bruciate, in modo tale da scoprire la corona di foglie più interne, di cui si mordicchia la porzione basale più tenera. Procedendo verso il centro del frutto, le foglie diventano totalmente commestibili e racchiudono il cuore del carciofo, la parte più tenera, che si può gustare in un sol boccone, eventualmente eliminando prima l’eccesso di condimento rimasto. Per la preparazione, viene impiegato il carciofo romanesco, che di norma si raccoglie nel periodo compreso tra aprile e maggio, quando la potatura della vite è appena terminata.

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Uova stregate PAT Lazio

Le uova stregate, censite presso una pasticceria artigianale di Arpino (FR), sono una rielaborazione di un’antica ricetta che risale al 1870 circa. La signora Maria Martino, che oggi le realizza presso la sua pasticceria, racconta che le uova stregate venivano preparate dalle monache Benedettine del Monastero di Santa Maria dei Franconi in Veroli esclusivamente nel periodo di Pasqua, perché proprio in questo periodo le galline sono molto “generose” e producono molte uova. Le monache per non buttare i gusci delle uova si sono inventate un modo per riutilizzarli creando i contenitori per questo dolce cremoso e molto particolare che poi vendevano ai pellegrini durante le festività pasquali. La signora Maria racconta di conoscere questo dolce fin da piccola e che era un regalo usuale presso le famiglie di Arpino e Veroli in occasione della Pasqua. Il nome “uova stregate” è legato a due ipotesi: perché in passato veniva utilizzato il liquore Strega per insaporire la pasta genovese: perché sembra un uovo sodo ma in realtà è un delizioso dolce…. “quindi si viene ingannati dall’aspetto dell’uovo”.

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Zippole PAT Lazio

La preparazione delle Zippole avviene tradizionalmente l’ultimo giorno dell’anno ma si trovano ancora presso le famiglie locali fino alla Befana. Un tempo, infatti, andavano a riempire le calze destinate ai bambini, insieme alla frutta secca. Altra antichissima tradizione di origine contadina, legata a questi dolci, riscoperta e valorizzata nei primi anni ottanta dalla Ludoteca Comunale, è il Sasso di Capodanno: la sera del 31 dicembre i bambini, per le vie del centro storico del paese, vanno di casa in casa augurando buon anno e donando alle famiglie un sasso ornato di nastri. Prima di entrare, fuori ai portoni, recitano le filastrocche, fino a quando non sono accolti in casa. Una di queste dice: “Bonì, bonì bon’anno, teccot’i sasso di capodanno. Damme ‘na zippola e dammela bona, puzzi fa ‘na figlia signòra”. In cambio del “sasso”, poi, i bambini ricevono dei dolci e quello più ambito è proprio la Zippola.

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Turchetti PAT Lazio

Le tradizioni gastronomiche regionali tramandano diverse versioni dei Turchetti che, a seconda della zona di provenienza, venivano e vengono preparati in modo molto differente. L’antica ricetta laziale si rifà ad un mondo culinario in cui nulla veniva sprecato: in passato per la preparazione venivano utilizzati residui di biscotterie, torte e paste invendute. Il tutto veniva lasciato seccare; poi si pestava e si passava al setaccio per ricavarne la farina. Questa era la base per i Turchetti, alla quale si aggiungevano poi zucchero, farina, uova e latte. Come ogni tradizione che si rispetti la ricetta è stata tramandata oralmente di generazione in generazione, anche se oggi sono presenti diverse varianti sia nell’uso degli ingredienti, sia nella forma. I Turchetti sono i classici biscotti che da sempre si consumano prevalentemente con il latte, in occasione della prima colazione o imbevuti nel vino, davanti al focolare, dopo i pasti.

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Treccia all’anice di Civitella San Paolo PAT Lazio

Pane salato a base di anice dalla caratteristica forma a treccia. Nel corso della lavorazione sono previsti due cicli di lievitazione a temperatura ambiente. La Treccia all’anice presenta una consistenza più o meno morbida, crosta sottile di colore marrone chiaro, pasta interna bianca. Aroma tipico di anice.

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