‘mbriachelle al mosto di Cori PAT Lazio

Prodotto dolciario a base di farina, lievito naturale e lievito di birra, limone grattugiato e in succo,
uvetta, latte, sambuca, mandorle, pinoli, acqua, vanillina, cannella e sale. L’impasto, ben amalgamato, viene fatto lievitare fino a quando non ha raggiunto un aspetto voluminoso. Vengono preparati dei bastoncini, successivamente fritti in olio e cosparsi di zucchero.

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Crespelle di Maenza PAT Lazio

Prodotto dolciario a base di farina, lievito naturale e lievito di birra, limone grattugiato e in succo,
uvetta, latte, sambuca, mandorle, pinoli, acqua, vanillina, cannella e sale. L’impasto, ben amalgamato, viene fatto lievitare fino a quando non ha raggiunto un aspetto voluminoso. Vengono preparati dei bastoncini, successivamente fritti in olio e cosparsi di zucchero.

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Murzelli PAT Lazio

Tipico dolce natalizio realizzato nel territorio di Genazzano, i Murzelli sono ottenuti da un impasto di farina, miele e nocciole da cui, dopo una lunga lavorazione a mano, si tagliano piccoli rombi che sono poi cotti in forno a media temperatura. Il prodotto deve la sua tradizionalità alla combinazione degli ingredienti (frutta secca e miele), alla particolare manualità e abilità di persone che hanno acquisito un’esperienza nel tempo e all’originalità del gusto e della forma. La ricetta ha origini orientali.

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Lu cavalluccio e la puccanella PAT Lazio

Tradizionale dolce laziale abruzzese di colore leggermente scuro, preparato da un impasto simile a quello del pane, arricchito con l’uova, che si trova nelle due forme alternative di cavallo e di bambolina. Cotto in forno a legna, si consuma nell’arco di 5-10 giorni. Si tratta di una preparazione ancora oggi limitata all’ambito domestico, la cui storia sembrerebbe risalire agli inizi del ‘900, quando i giocattoli non erano così diffusi, pertanto, i biscotti destinati ai bambini assumevano forme vicine al gioco: il cavalluccio per i maschietti e la bambolina (in dialetto “puccanella”) per le bambine. Si preparavano in occasione delle festività pasquali.

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Copeta PAT Lazio

Il dolce nella tradizione gastronomica della Tuscia non era certo un alimento di uso quotidiano, infatti, la preparazione di queste ghiottonerie era sempre legata ad una festività, che nel passato rappresentava l’unica occasione per mangiare più abbondantemente e, soprattutto, piatti più elaborati e costosi. Alle festività natalizie del comune di Acquapendente è legata la tradizione delle Imbriachelle che devono il nome, all’aggiunta nell’impasto, di un buon bicchiere di vino.

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Rescresciuti PAT Lazio

I Rescresciuti di Maenza sono dolcetti a forma di ciambella, composti da farina tipo 00, uova, zucchero, lievito naturale, limone, sambuca o rhum o alchermes; in alcuni casi è prevista anche l’aggiunta di latte e strutto. L’impasto ben amalgamato, liscio e compatto viene lasciato lievitare, per 2 ore o per una notte intera a seconda della procedura seguita dal produttore. Dall’intero impasto viene recuperato un certo quantitativo che viene lasciato “ricrescere” per 2 ore circa e successivamente lavorato a formare delle ciambelle più o meno grandi. La cottura avviene nel forno per qualche minuto a 250°C circa. Sono i dolcetti della Pasqua la cui produzione avviene da più di trent’anni presso i produttori locali.

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Imbriachelle PAT Lazio

Il dolce nella tradizione gastronomica della Tuscia non era certo un alimento di uso quotidiano, infatti, la preparazione di queste ghiottonerie era sempre legata ad una festività, che nel passato rappresentava l’unica occasione per mangiare più abbondantemente e, soprattutto, piatti più elaborati e costosi. Alle festività natalizie del comune di Acquapendente è legata la tradizione delle Imbriachelle che devono il nome, all’aggiunta nell’impasto, di un buon bicchiere di vino.

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Lacna stracciata di Norma PAT Lazio

La parola “lacna” ha, nel basso Lazio, il significato generale di impasto ammassato e successivamente steso con il matterello. Numerose citazioni dalla letteratura greca e latina fanno dedurre che questo piatto sia esistito con continuità dall’epoca classica: Aristofane e Orazio usano i termini làganon (greco) e laganum (latino) per indicare un impasto di acqua e farina, tirato e tagliato a strisce. Il laganum, considerato inizialmente cibo dei poveri, acquisisce col tempo tanta dignità e popolarità da entrare nel quarto libro del De re coquinaria di Apicio.

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Gliu Sangonato PAT Lazio

Si tratta di una preparazione prettamente invernale, legata all’uccisione del maiale, di cui come tutti sanno “non si butta niente”. L’origine si deve far risalire agli inizi dell’800, quando la cucina ciociara era il risultato dei continui scambi commerciali e culturali con Napoli, capitale del Regno delle Due Sicilie. Da allora la ricetta si è tramandata di generazione in generazione e ancora oggi è possibile gustare questa specialità presso le famiglie in cui ancora continua il rito della macellazione casalinga del maiale

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Gnocchi di tritello di Valmontone PAT Lazio

Gli gnocchi di tritello appartengono sicuramente alla tradizione culinaria di Valmontone, antica città in provincia di Roma a circa 40 km dalla Capitale, che sembra sia stata fondata da Glauco, figlio di Minosse e chiamata Labicum, dalla denominazione dello scudo di battaglia. Il nome Valmontone appare per la prima volta in un documento del 1139, e significa “valle soprastata da un monte”, in virtù del fatto che il centro abitato sorge su un colle tufaceo a 330 m s.l.m., sovrastante la valle

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