Prodotto dolciario a base di farina, zucchero, uova, latte, strutto, limone grattugiato e lievito. Presenta colore dorato, forma rotonda con una incisione ad X, da cui il nome, sulla parte superficiale. Gli ingredienti vengono impastati manualmente fino al raggiungimento di un aspetto omogeneo e compatto. Parte dell’impasto viene recuperato e lavorato a formare delle pagnottelle rotonde. Sopra il prodotto viene spennellato con uovo e cosparso di zucchero. Si cuoce in forno a 200°C per 30 minuti. Si tratta di un dolce tradizionalmente preparato presso le pasticcerie ed i forni locali da almeno 30 anni.
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Polentini PAT Lazio
Biscotti dolci dalla caratteristica forma ad S, di colore nocciola scuro, ottenuti dalla lavorazione di farina di mais, rossi d’uovo, strutto, zucchero, rhum, alchermes. Dopo aver amalgamato a mano gli ingredienti in un contenitore, si passa alla lavorazione delle forme, effettuata con un coltello, per ottenere la classica pezzatura ad S, lunga circa 10 cm. La cottura avviene in forno preriscaldato a 220°C. La tradizionalità di questi biscotti è attestata da fonti scritte in cui si fanno risalire a metà del 1800, quando le classi più povere preferivano la farina di mais a quella più costosa di frumento anche nella preparazione dei dolci. Ottimi per la colazione o per essere sbocconcellati a fine pasto con un buon vino passito.
View More Polentini PAT LazioPizza d’ova PAT Lazio
Pizza dolce a base di uova, zucchero, farina, scorza di limone grattugiato. Il nome deriva dal gran numero di uova necessarie per la preparazione dell’impasto. La preparazione inizia battendo le uova insieme allo zucchero a alla scorza di limone per circa un’ora, fino a quando la pasta non è abbastanza amalgamata da scendere a nastro; a questo punto si aggiunge la farina, facendo attenzione a non versarla troppo in fretta, perché l’impasto potrebbe sgonfiarsi. Si versa l’impasto in una teglia alta, precedentemente imburrata e si pone in forno preriscaldato a 180°C per 40 minuti circa. La sua presenza è attestata in zona sin dagli inizi del ‘900 e col tempo è passata da una preparazione casalinga a una aziendale, legata ai forni ed alle pasticcerie locali.
View More Pizza d’ova PAT LazioPizza di Pasqua della Tuscia (dolce e al formaggio) PAT Lazio
La Pizza di Pasqua è un dolce tradizionale della gastronomia viterbese legato alle festività pasquali. Nell’aspetto è molto simile al panettone, ma con un cappello a forma di fungo. Attualmente viene prodotta in due diverse tipologie, “dolce” e “al formaggio”. Quest’ultima si diferenzia dalla prima perché fra gli ingredienti viene aggiunto il formaggio pecorino, che conferisce un sapore di torta salata.
View More Pizza di Pasqua della Tuscia (dolce e al formaggio) PAT LazioPizza “bbotata” PAT Lazio
La Pizza bbotata è legata alle tradizioni culinarie e contadine di Sant’Angelo Romano, paesino a soli 30 km dal centro di Roma, che sorge su una delle tre colline dei Monti Cornicolani e Monte Padulo, che è una delle prime colline che si incrociano partendo da mare e andando verso l’Appennino. La ricetta e la particolare lavorazione è tramandata di generazione in generazione ed ancora oggi alcuni forni locali la producono quasi ogni giorno.
View More Pizza “bbotata” PAT LazioPizza a gli mattono pizza a gli soio di Sezze PAT Lazio
L’utilizzo della farina di mais per la preparazione di queste pizze ascrive la loro origine ad un periodo in cui i ceti meno abbienti preferivano il mais al più costoso frumento. Vittorio Del Duca racconta come nell’‘800, nel mese di agosto “…si stutarava, o c’erano i tuteri da svagorà”, ovvero le pannocchie di mais da sgranare. Gli uomini portavano il mais in paese con i carretti, ed erano le donne a compiere a mano questa operazione. Afferma, inoltre, che “il mais fu importantissimo nell’alimentazione umana, e a Sezze la pizza, fatta con farina di mais costituiva il cibo di massa, perché il pane bianco fatto con la farina di grano, non tutti potevano permetterselo”.
View More Pizza a gli mattono pizza a gli soio di Sezze PAT LazioPaste di viscioli di Sezze PAT Lazio
Le paste di viscioli di Sezze sono una sorta di crostatine a base di marmellata di visciole. Si forma un impasto morbido con gli ingredienti (farina, uova, zucchero, strutto, buccia di limone grattugiata), si imburrano gli stampini quindi e vi si pone un po’ di pasta, allargandola con le dita fino a coprire tutta la superficie dello stampino, quindi si fa cadere all’interno di questo impasto un cucchiaino abbondante di marmellata, di decora con striscioline di pasta, si spennella con uovo battuto e si mette in forno preriscaldato a 200°C per mezz’ora.
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La Pizza a Fiamma si presenta nella tradizionale forma ovale e con spessore della crosta di almeno 1 mm. La mollica è praticamente inesistente e comunque non superiore a 3 mm. Il profumo è intenso e il gusto è leggermente acidulo riconducibile all’impiego nella fase di preparazione del lievito madre. L’umidità della Pizza a Fiamma non supera il 33%.
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L’impasto delle pizze in esame è quello del pane, quindi, farina, acqua, lievito naturale, olio extravergine di oliva e sale. Si lascia lievitare tale impasto per un’ora a temperatura ambiente, poi, la Pizza bianca viene cotta in forno a 260- 270°C, quella fritta si cuoce in olio extravergine di oliva bollente per 5 minuti, quella rossa viene condita con il pomodoro a pezzi e passata in forno a 260-270°C; quella con gli sfrizzoli ha tra gli ingredienti gli sfrizzoli sminuzzati, appunto, ossia la parte che resta dopo aver fatto sciogliere i residui carnei e cartilaginei del maiale per ricavare lo strutto, è cotta in forno a legna e non ha tra gli ingredienti l’olio.
View More Pizza rossa Pizza Bianca Pizza con gli sfrizzoli Pizza fritta PAT LazioPizza bianca romana alla pala del fornaio PAT Lazio
Secondo gli storici dell’alimentazione, le origini della “Pizza Bianca Romana alla Pala del Fornaio” risalgono alla fine della seconda guerra mondiale quando il prodotto impalato serviva a verificare la temperatura del forno, il piccolo impasto bianco e semplice, ottenuto dalla veloce preparazione a mano, schiacciato con le dita delle mani, di un lembo di impasto, serviva a verificare se il forno era pronto per la panificazione. Il prodotto ottenuto con un po’ d’olio e sale veniva offerto agli avventori dei forni in attesa del pane. Il prodotto così ottenuto conobbe favorevole accoglimento nel pubblico che un po’ alla volta cominciò a richiederlo con le prime farciture con fichi freschi, dei primi anni del dopoguerra fino a quelle attuali a base di salumi e formaggi. Secondo diverse tradizioni, il vero cittadino della Capitale ha conosciuto la pizza bianca alla romana sin da bambino con la cosiddetta “mortazza”, il salume che più spesso si accompagna alla pizza bianca romana.
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