La ricciolina è un dolce di forma circolare, con spessore di circa 3-4 cm, secco all’esterno e morbido all’interno, con superficie non uniforme, di colore bianco, screziato di marrone scuro. I sapori evidenti sono quelli del cioccolato e delle mandorle. Il confezionamento avviene di solito in dischi metallici con pezzature variabili da 500 gr a 1,5 kg.
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Ricciarelli, R. di Pomarance, R. di Massa Marittima PAT Toscana
Il prodotto deve la sua tradizionalità sia ai sistemi di lavorazione, rimasti inalterati grazie alla manualità di persone che hanno acquisito esperienza nel tempo, sia alla particolarità del gusto tipico della pasta di mandorle, sia a quella della forma. Anche la confezione risulta tipica, perché vengono confezionati con una carta azzurra nella quale sono rappresentati due cavalli etruschi che rivestono un particolare significato storico. La ricetta dei ricciarelli ha sicuramente origini orientali. La leggenda narra che fu un senese, tale Ricciardetto Della Gherardesca, ad introdurre questi dolci, che ricordava d’avere visto arricciati come le “babbucce” dei Sultani, al ritorno dalle crociate, nel suo castello vicino a Volterra.I ricciarelli al cioccolato in un primo tempo furono chiamati “ricciarelli rozzi” per il loro aspetto un po’ irregolare. Si consumano con vini da dessert, soprattutto con Vin Santo toscano.
View More Ricciarelli, R. di Pomarance, R. di Massa Marittima PAT ToscanaQuaresimali PAT Toscana
I quaresimali sono biscottini augurali a forma di lettere dell’alfabeto. I quaresimali vengono preparati con farina, uova, zucchero, cacao amaro, pasta di nocciole o nocciole tritate e cannella in polvere. Le lettere dell’alfabeto vengono disegnate utilizzando una tasca da pasticcere.
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Per celebrare san Bartolomeo la sera del 24 agosto, a Bozzano, l’usanza antichissima prevede che le donne del paese preparino un dolce rotondeggiante che ricordi, nell’immaginario collettivo un seno: la pupporina. Una volta pronto, il dolce viene consegnato ai bambini che lo portano, in processione, alla cappella di San Bartolomeo, dove verrà benedetto e poi mangiato. La tradizione popolare riteneva che questo dolce avesse la proprietà di dare molto latte alle donne che dovevano allattare: da qui il nome e la forma del dolce.
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I pici, che a Montalcino e dintorni sono chiamati “pinci”, sono una pasta antica. La traccia viene fin dagli Etruschi,da quella matassa di fili affrescati nella tomba dei Leopardi a Tarquinia. Una volta erano fatti solo con farina ed acqua: erano il tipico piatto povero dei contadini, mentre oggi si possono aggiungere le uova nell’impasto. Nella ricetta diffusa nella provincia di Siena si utilizza sempre la farina di grano tenero (e non semola o semolato).Si consumano come primo piatto conditi con ragù, oppure al pomodoro, con aglio o all’aglione, olio e peperoncino o con il sugo di anatra. Sono famosi anche i pici cacio e pepe.
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Le pesche di Prato sono dei dolcetti tondi fatti di farina, zucchero, lievito, burro e succo di arancia, inzuppati nell’alchermes, divisi a metà e riempiti di crema pasticcera. Sono morbidi e molto dolci, con un intenso sapore di crema. Si producono tutto l’anno.
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La pattona è un pane di farina di castagne che viene cotto nel forno a legna avvolto in foglie di castagno e questo contribuisce a determinarne il tipico sapore. Ha una forma tondeggiante di circa 6-8 cm di diametro e circa 1-2 cm di spessore.
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In Garfagnana invece viene fatta con burro, vino santo, uova, farina grano 00, zucchero, lievito, anaci, uva passa. In questo caso la pasimata ha una forma circolare con diametro della dimensione di circa 25-30 cm, spessore di circa 10 cm. È di colore marrone tendente al nero e la pasta è di un giallo dorato.
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Il prodotto deve la sua tradizionalità ai sistemi di lavorazione, rimasti invariati grazie alla particolare manualità di persone che hanno acquisito esperienza nel tempo. L’utilizzo di foglie di fico durante la cottura in forno a legna conferisce un gusto ed una fragranza unici.I panini di granturco erano il dolce di una volta, grazie al sapore dolciastro della farina di granturco: i contadini li mangiavano a merenda o a colazione. Si preparavano ogni volta che si faceva il pane normale.
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La panina viene ancora oggi prodotta secondo le ricette tradizionali tramandate da più generazioni. Le varie combinazioni fra gli ingredienti o l’uso esclusivo di alcuni di essi rispetto ad altri, rendono questo prodotto peculiare e leggermente diverso fra le varie località e fra le varie ricette familiari. Negli ultimi anni è frequente trovare un tipo di panina con accentuato gusto dolce per l’uso dello zucchero nell’impasto. Tale tipo di lavorazione si è diffuso per rendere questo prodotto da forno molto più simile ad un classico dolce. Era tradizione che la mattina di Pasqua i “cavallai” casentinesi si ritrovassero a fare una ricca colazione a base di panina dolce e salata, uova sode, insalata, cotolette d’agnello ed affettati tra i quali spicca il tradizionale “capicollo”.
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