La pesca Triestina deve la sua tradizionalità alla elevata diffusione, in particolare nell’Isontino, nel periodo compreso fra le due guerre e oltre; la varietà venne costituita nel 1937 in loco dal cav. Pietro Martinis (1902 – 1969). Questa e altre cultivar di pesco costituite dal Martinis (denominate in modo collettivo “varietà isontine”) hanno svolto un ruolo determinante nello sviluppo dell’agricoltura nelle aree vocate alla peschicoltura della pianura friulana (Zandigiacomo, 2000).
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Pesca isontina PAT Friuli Venezia Giulia
La pesca Isontina deve la sua tradizionalità alla elevata diffusione, in particolare nell’Isontino, nel periodo compreso fra le due guerre. Questa e altre cultivar di pesco (denominate in modo collettivo “varietà isontine”) hanno svolto un ruolo determinante nello sviluppo dell’agricoltura nelle aree vocate alla peschicoltura della pianura friulana (Zandigiacomo, 2000). Questa varietà di pesco è coltivata da molti decenni in varie zone del Friuli-Venezia Giulia, anche se nel corso degli ultimi anni la coltivazione ha subito una forte riduzione dovuta principalmente alla diffusione di nuove varietà.
View More Pesca isontina PAT Friuli Venezia GiuliaPesca iris rosso PAT Friuli Venezia Giulia
La pesca Iris rosso deve la sua tradizionalità alla elevata diffusione, in particolare nell’Isontino, nel secondo dopoguerra; la varietà venne costituita e selezionata in loco dal cav. Pietro Martinis (1902 – 1969) che la diffuse nel 1950. Questa e altre cultivar di pesco costituite dal Martinis (denominate in modo collettivo “varietà isontine”) hanno svolto un ruolo determinante nello sviluppo della peschicoltura nelle aree vocate della pianura friulana (Zandigiacomo, 2000). Questa varietà di pesco è coltivata da molti decenni in varie zone del Friuli-Venezia Giulia, anche se nel corso degli ultimi anni la coltivazione ha subito una forte riduzione dovuta principalmente alla diffusione di nuove varietà. Viene tuttora coltivata per diverse caratteristiche positive, quali: costanza di produzione, polpa soda, bianca, semiaderente, caratteristiche estetiche (frutti medio-grossi, buccia estesamente soffusa di rosso) e organolettiche buone.
View More Pesca iris rosso PAT Friuli Venezia GiuliaPera Pêr Martìn PAT Friuli Venezia Giulia
La presenza di peri della varietà Pêr Martìn è attestata nella regione FVG da tempi molto antichi. Intorno al 1880, il Pêr Martìn (nominato come pere “Martini”) è presente in Carnia, come dimostrano due elenchi cartacei (Archivio privato) che illustrano le varietà di fruttiferi coltivate rispettivamente da Luigi De Cillia, di Siaio di treppo carnico, e da una famiglia Morassi di Cercivento (Molfetta, 1998).
View More Pera Pêr Martìn PAT Friuli Venezia GiuliaPatatis cojonariis, patatis di vidiel, cartufulis cojonariis, patate colonarie, patate topo PAT Friuli Venezia Giulia
I tuberi delle Patatis cojonariis sono di piccole dimensioni, a volte piccolissime; hanno una forma allungata (reniforme), talora leggermente ricurva. La buccia è sottile, in genere di color giallo paglierino, gli “occhi” sono superficiali, la polpa è a pasta gialla. Le piante sono di piccola taglia, con fusti eretti nelle prime fasi di sviluppo e poi più o meno assurgenti. Le piante di norma non emettono fiori; talora compaiono pochi fiori violetti.
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La coltivazione della patata a pasta bianca nel comune di Reana del Rojale risale a tre generazioni, e negli anni ha subito qualche variazione; negli anni cinquanta le patate da seme venivano acquistate dalla Carnia, dove venivano coltivate solo varietà a pasta bianca (Bianca carnica, Slava). Negli anni sessanta, con l’arrivo sul mercato delle varietà certificate, questo seme fu soppiantato da un’altra varietà sempre a pasta bianca: la Kennebec.
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La varietà deve ritenersi autoctona : il nome deriva da “Seuza”, frazione del comune di San Leonardo (UD), posto nel cuore delle Valli del Natisone. Alla fine del 1800 essa costituiva i due terzi della produzione melicola del Mandamento di Cividale – allora una delle più importanti zone frutticole del Friuli – ed assommava a 2.000 t/anno (Dorigo, 1909). Sebbene nel corso degli ultimi anni la coltivazione della Zeuka abbia subito una forte riduzione, dovuta principalmente alla diffusione delle nuove costituzioni straniere, essa costituisce tuttora la varietà di origine locale più diffusa in Friuli. La tecnica colturale è immutata, rispetto al passato, e fa affidamento a piante sparse, allevate in forme libere o a vaso, senza fare ricorso, generalmente, a trattamenti antiparassitari.
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Il nome di questa cultivar, e quindi quello del relativo frutto (marrone), deriva dalla valle del Landre a Mezzomonte di Polcenigo, indicando la sua antica presenza in zona e il suo forte legame con il territorio. Al pari di altre varietà coltivate nella stessa zona, ha trovato ottimali condizioni pedoclimatiche nella fascia prealpina in esame, grazie all’adeguata altitudine, alla buona esposizione al sole e al terreno sub-acido, fattori che permettono alle piante di castagno di vegetare in modo ottimale e di fornire buone produzioni sia in termini quantitativi che qualitativi.
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In molte aziende, in particolare quelle zootecniche, da generazioni si tramandano l’uso del mais locale per la preparazione della farina di polenta. Si ricorda inoltre che nei periodi di “miseria e fame” (le due guerre mondiali) la polenta era il companatico principale per accompagnare tutto il misero mangiare quotidiano delle popolazioni del Friuli.
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Il Mais Bianco Perla Friulano è un’antica varietà coltivata da diversi decenni, soprattutto nell’Italia nord-orientale, ovvero in Veneto e in Friuli (Bressan et al., 2003); nonostante l’avvento dei mais ibridi, più produttivi, è rimasta in coltivazione per le particolari caratteristiche della granella e per la peculiare qualità della farina.
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