Carciofini sott’olio PAT Lazio

La preparazione dei Carciofini sott’olio vanta un’antica tradizione. La lavorazione era piuttosto particolare: si lessavano i carciofini in una piccola “caldarella” con acqua ed aceto, si lasciavano ad asciugare sopra grossi panni e, quando erano ben asciutti, si mettevano dentro buste di plastica per venderli a Roma. In passato era un’attività che le famiglie svolgevano sotto casa o in cantina

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Broccolo romanesco PAT Lazio

Ortaggio poco aristocratico, il Broccolo romanesco non ha timore di dichiarare la sua età. Fin dai tempi del console romano Cincinnato, che lo coltivava nel suo orticello, Roma lo tenne in grande considerazione sulle sue mense. Catone raccontava di mangiarlo crudo con l’aceto; Plinio il Vecchio consigliava di nutrirsi di broccoli domestici quale cibo genuino e salutare. Catullo si impegnò addirittura in una invettiva al Senato in difesa del prezioso ortaggio. Cicerone sosteneva che possedesse tutti e sette gli elementi individuati da Pitagora come base per l’equilibrio degli organismi viventi: caldo, freddo, umido, secco, dolce, amaro e acre. L’importante ruolo alimentare, la facilità di coltivazione, le sue proprietà nutritive e, soprattutto, il costo ridotto ne facevano il protagonista dell’alimentazione quotidiana del popolino, ma forse tanta quotidianità risultava talvolta indigesta, tanto che il celebre romanziere francese Stendhal, nelle sue Passeggiate Romane, si rammarica disturbato dell’ “odore di broccolo marcio che avvelena la bellissima via del Corso”.

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Broccoletto di Anguillara Sabbazia PAT Lazio

La pianta del Broccoletto di Anguillara presenta un fusto centrale da cui dipartono ampie foglie irregolarmente lobate e dentate di colore verde intenso. Alla base di ciascuna foglia si sviluppa lo scapo fiorale che, una volta sviluppato, viene raccolto tagliando il fusto a 8-10 cm da terra. Le varietà che vengono utilizzate si possono dividere in due categorie: precoci (cinquantino, sessantino); tardive (novantino, centoventino, aprilatico). Le due varietà precoci vengono autoriprodotte utilizzando seme di oltre 30 anni. Il sapore è dolce con retrogusto di cavolfiore.

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Fichi sciroppati con nocciole PAT Lazio

I Fichi, divisi a metà, dopo essere stati essiccati al sole vengono farciti con nocciole, collocati in vasi di vetro e conditi con succo di limone, zucchero e liquore, quindi, serrati ermeticamente e bolliti a bagnomaria per un’ora. Si tratta di una preparazione tipica di alcuni paesi afacciati sul lago di Bracciano la cui presenza è attestata da più di 25 anni. Molti conventi della zona ancora oggi mantengono il primato nel confezionamento di questi gustosi frutti dall’alto valore energetico e nutrizionale per gli oligoelementi presenti sia nelle nocciole che nel fico. I fichi, integri e ben lavati, vengono ancora oggi disposti su tavole al sole e lasciati asciugare per alcune ore.

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Farro PAT Lazio

La caratteristica del Farro di Posta (RI) risiede nella granella che presenta i tegumenti seminali fortemente aderenti all’endosperma. La semina avviene in autunno e la raccolta nel mese di agosto. Prima che si conoscesse il grano duro, il farro (grano vestito) era l’elemento essenziale nella dieta delle popolazioni arcaiche. Nella penisola italica cominciò a circolare intorno al VII sec. a.C. e fu certamente il primo cereale coltivato nel Lazio, diventando il cibo preferito di Etruschi e Romani. La coltivazione del farro non è mai stata del tutto abbandonata nelle zone montane della provincia di Rieti. La granella, intera o macinata, costituisce l’ingrediente principale di numerosi piatti tipici.

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Ceci PAT Lazio

Leguminosa da granella caratterizzata da semi di forma globosa e bitorzoluta. La forma del seme, di colore beige, ricorda la testa di ariete. La semina avviene in primavera, la raccolta si effettua nella seconda metà di agosto. Così come le altre leguminose da granella, il Cece viene da sempre coltivato per il fondamentale apporto proteico alla dieta. Come la maggior parte dei legumi, veniva utilizzato in sostituzione della carne, soprattutto durante il periodo invernale; era difatti considerato “la carne dei poveri” e animava nei modi più svariati la quotidianità dei piatti di tutti i giorni. A memoria d’uomo se ne rammenta la diffusione nell’areale di produzione in esame.

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Broccoletti sezzesi sini PAT Lazio

È un broccoletto verde chiaro, sottile, a foglia allungata, caratterizzato da sapore amaro e piacevolissimo. Si semina in agosto ed è raccolto fra gennaio e febbraio. Secondo le testimonianze orali raccolte il Broccoletto sezzese “sini” è coltivato nel territorio del comune di Sezze da tempo immemorabile. Oggi la coltivazione avviene a livello familiare.

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Asparago verde di Canino e Montalto di Castro PAT Lazio

Asparagus officinalis L., appartenente alla famiglia della Liliaceae, tipologia verde. Le varietà impiegate sono: Atlas, Grande, UC157, quest’ultima considerata la più “antica”. L’Asparago verde di Canino e Montalto di Castro è un ortaggio destinato al consumo alimentare fresco e surgelato e, solo in minima parte, al trasformato. Presenta dimensioni medio/grandi, ha portamento eretto, con apice sempre stretto e chiuso. La caratteristica qualitativa che rende peculiare il prodotto è il suo colore verde brillante su tutto il gambo con sfumature violacee, soprattutto all’apice. Per l’uniformità di tutta la parte edule e per l’assenza di scarto, viene definito “mangiatutto”. Presenta, inoltre, una considerevole precocità della maturazione rispetto ad asparagi coltivati in altre zone e buone qualità organolettiche e nutrizionali, dato il tenore in carboidrati (circa 3,2%) e proteine (3%), e la ricchezza di vitamine A, B1, B2 e C, calcio, fosforo e ferro.

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Asparago delle acque albule di Tivoli e Guidonia Montecelio PAT Lazio

Nell’antichità era già apprezzato in cucina dai greci e dai romani, che nei loro scritti ne hanno lasciato numerose testimonianze. Tra i romani fu Catone, nel suo De agru cultura intorno al 200 a.c. ad illustrarne la coltivazione con molta chiarezza alpunto che possiamo dire che le tecniche di allora non erano molto diverse da quelle utilizzate per la coltura dell’asparago delle Acque Albule; secondo Catone e Plinio era l’erba coltivata con più assiduità ed attenzione. (da L’Asparago di P. Morganti e C.Nardo). Giovenale e storici tiburtini ne hanno in ogni epoca decantato il valore: l’asparago delle Acque Albule era davvero un ortaggio di pregio nel paniere della Campagna romana.

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Arancio biondo di Fondi PAT Lazio

Dal punto di vista storico, il maggior numero di testimonianze si registra intorno al XVIII secolo, periodo in cui il prodotto assume un’importanza commerciale tale che Fondi diviene sinonimo di arancio. Gli aranceti di Fondi caratterizzavano a tal punto il territorio che i famosi viaggiatori dell’800, in Italia per i Gran Tour, non poterono fare a meno di decantarli. Lo fanno Madame de Steel, Chateaubriand e Goethe.

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