Marrone dei monti Cimini PAT Lazio

Il comprensorio dei Monti Cimini rappresenta un luogo storicamente vocato alla castanicoltura; la specie si è diffusa a tal punto da caratterizzare il paesaggio. Sin dal Medioevo nella zona erano presenti vecchie costruzioni a due piani, chiamate “metati” o “raticci”, in cui le castagne venivano essiccate. Nelle vallate, lungo i torrenti, numerosi mulini con mole in pietra ricavavano farina di marroni secchi già sbucciati e spellati. Un altro storico legame con l’ambiente si rileva nelle antiche grotte tufacee per la cura in acqua che permettono la conservazione dei marroni con metodi assolutamente naturali

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Marrone di Arcinazzo romano PAT Lazio

Nell’economia dell’area dei Monti Simbruini il marrone ha sempre avuto un ruolo fondamentale, tanto che il castagno era chiamato “albero del pane” e la castagna “pane dei poveri”. La coltivazione del castagno è presente nel comune di Arcinazzo Romano da tempi remoti. Numerosi sono, infatti, oltre alle testimonianze orali e fotografiche, gli esemplari di piante secolari presenti nel territorio comunale. Ancora oggi le metodiche di lavorazione e conservazione del prodotto rispettano i tempi e i modi della tradizione storica, prova ne è la tecnica, ancora in uso, della “curatura” in acqua fredda. La riconoscenza ed il rispetto della popolazione locale nei confronti dei castagneti è testimoniata dall’annuale “Sagra del Marrone” che, dal 1974, ogni anno è ospitata dal comune di Arcinazzo Romano.

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Marrone antrodocano PAT Lazio

I comuni affacciati alla Valle del Velino presentano un paesaggio fortemente connotato dalla presenza di castagneti. È questa la zona d’elezione del Marrone Antrodocano, risultato di un secolare, intelligente lavoro dell’uomo. Fin dall’VIII secolo la castagna diviene una componente principale della dieta delle popolazioni montane della zona. Nella metà del secolo XII, all’indomani della conquista normanna, inoltre, si assiste all’impianto di nuovi castagneti da frutto, ridisegnando quasi completamente il paesaggio della valle.

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Marmellata di agrumi, di castagne, di mele, al mosto cotto, di uva fragola, di viscioli PAT Lazio

La preparazione delle Marmellate è legata sia alla conservazione di un prodotto facilmente deperibile come la frutta, sia alla possibilità di utilizzare il trasformato nella farcitura dei dolci. Si tratta, quindi, di una conserva, analogamente a quanto si faceva con la salatura delle carni o dei pesci. La conservabilità è garantita dalla lunga cottura a cui si sottopone il prodotto e dalla presenza dello zucchero. La preparazione di queste Marmellate si è difusa nei territori interessati alla produzione intorno agli anni ‘50 del ‘900 in concomitanza con la difusione dello zucchero, quando questo ingrediente, da bene di lusso, diviene accessibile a molti grazie anche alla diffusione, in territorio italiano, di grandi zuccherifici e all’introduzione della coltura della barbabietola, ogni preparazione è strettamente legata all’abbondanza dei frutti di cui è composta la confettura, nel territorio di riferimento.

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Mais agostinella PAT Lazio

In passato la granella di mais era particolarmente utilizzata nell’alimentazione degli animali e per l’ingrasso di agnelli e vitelli. Oggi il suo utilizzo sia nella alimentazione umana che animale è minato dalla possibile introduzione di varietà ibride molto produttive. Grazie alla granella vitrea questo mais è da lungo tempo utilizzato per la produzione della farina (ottenuta dalla frantumazione e successiva macinazione delle cariossidi) e la successiva preparazione della polenta, tipica di Vallepietra.

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Lenticchia di Ventotene PAT Lazio

La Lenticchia di Ventotene è un ecotipo appartiene alla famiglia delle Leguminose, genere Lens, specie Lens culinaris Med. Si caratterizza per le dimensioni medio-piccole, colore marrone chiaro con leggere venature rosate, a volte verde o giallo verdastro. La semina avviene dal mese di gennaio fino a febbraio, a seconda della tipologia di terreno: prima i terreni sabbiosi, poi quelli argillosi. Il prodotto Lenticchia di Ventotene proviene dalla coltivazione della varietà autoctona a rischio di erosione genetica, Lenticchia di Ventotene, tutelata dalla L.R. 1 marzo 2000 n. 15.

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Lenticchia di Rascino PAT Lazio

La Lenticchia di Rascino, ecotipo autoctono, appartiene alla famiglia delle Leguminose, genere Lens, specie Lens culinaris Med. Presenta dimensioni piccole e colore non uniforme che va dal rosa al rossiccio, al giallo verdastro, marrone chiaro, raramente ocra, con o senza ornamenti (a chiazze, a punti). Viene coltivata sull’Altopiano di Rascino a circa 1.200 m s.l.m.; presenta un ottimo tenore in sostanza proteica. Il sapore gradevole e la caratteristica di conservare l’integrità del seme con la cottura, ne fanno un prodotto di nicchia particolarmente pregiato. Il prodotto Lenticchia di Rascino proviene dalla coltivazione della varietà autoctona a rischio di erosione genetica, Lenticchia di Rascino, tutelata dalla L.R. 1 marzo 2000 n. 15.

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Lenticchia di Onano PAT Lazio

Altra citazione ci è data dal Senatore Giulio Andreotti nel suo libro “La sciarada di Papa Mastai”, ove si ricorda che, a seguito della perdita del potere temporale, avvenuta nel 1870, Pio IX, alla vigilia del capodanno del 1871, si consolava “domani alla sua mensa avrebbe avuto sempre le buone lenticchie onanesi del Cardinale Prospero Caterini”. Ecco a che cosa poteva paragonare il potere perduto, ad “un piatto di lenticchie”.

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Lattuga signorinella di Formia PAT Lazio

Il nome Lattuga Signorinella deriva dall’aspetto simile “ad una giovane donna vestita di gonne e merletti”. Viene anche chiamata “Erba dei saggi” o “Erba dei filosofi”. È un ortaggio di antica origine su cui numerose sono le testimonianze orali degli agricoltori locali che attestano, fin da tempi remoti, la coltivazione di questo prodotto

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Fragolina di Nemi PAT Lazio

La Fragolina coltivata tradizionalmente a Nemi appartiene alla specie Fragaria vesca varietà semperflorens Duch. (fragola di bosco di origine europea). I frutti primari e secondari hanno forma allungata e fusiforme, a volte conico arrotondata, sono di dimensioni piuttosto ridotte ed hanno un peso medio ponderato di 1,2 g (minimo 0,5-massimo 2,2). Il colore superficiale del frutto è rosso vivo, la polpa è biancastra, spesso tinta di rosso a completa maturazione. Il sapore è mediamente dolce e mediamente acidulo. L’aroma è molto intenso.

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