Pomodoro grinzoso sanminiatese PAT Toscana

Il prodotto è conosciuto sin dall’antichità nel territorio sanminiatese, data certa la possiamo trovare nella pubblicazione del Canonico Don Luciano Marrucci “Come tacevano le cicale in quell’estate del 1944” e dalle dichiarazioni verbali di alcuni anziani agricoltori del territorio di San Miniato. Prova certificata che la zona del comune di San Miniato era interessata fin dai primi dell’ottocento alla coltivazione di ortaggi e alberi da frutta è data dalla costituzione di una scuola pratica di Orticultura e Pomologia promossa dalla Provincia di Firenze nell’anno 1882. Il seme autoctono proviene da una selezione naturale, è stato recuperato grazie alla solerzia di alcuni contadini sanminiatesi, che dal primo dopoguerra hanno continuato di anno in anno a seminare il prodotto.

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Pomodoro fragola di Albiano Minucciano PAT Toscana

Prodotto tradizionalmente coltivato nella zona di Albiano di Minucciano seguendo i metodi tradizionali delle colture locali. Il seme di questa varietà è stata portata, alla fine degli anni ’60, da un abitante di Albiano (Minucciano) di rientro dall’Australia. Di buone proprietà organolettiche, si affermò subito negli orti della zona, inizialmente con il nome di “pomodoro di pastasciutta”, dal soprannome attribuito all’emigrante che lo aveva introdotto. La denominazione “fragola” deriva dall’insieme del colore particolare (fra vermiglio e cardinale), del profumo e del sapore dolce, molto gradevole. Questa varietà è inserita nell’elenco per la tutela e la valorizzazione delle razze e varietà locali (L.R. n°64/04).

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Pomodoro cuore di bue PAT Toscana

Il frutto è grosso e irregolare (raggiunge mediamente un peso di 300-400 g), con buccia liscia. La polpa è carnosa, di consistenza simile a quella del cachi, molto saporita e aromatica, quasi piccante, con pochissimi semi. Ha un ciclo primaverile-estivo e si semina più tardivamente rispetto alle altre cultivar. Il trapianto in pieno campo viene effettuato nel mese di maggio su terreno lavorato e ben concimato con sostanza organica.

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Pomodoro costoluto fiorentino PAT Toscana

Elemento caratteristico della bacca sono le costole, le cui pareti spesso rientrano anche di molto all’interno del frutto, dando origine alla tipica conformazione da cui prende il nome questo ortaggio. La polpa interna, omogenea e abbastastanza consistente, è molto rossa, succosa, saporita e aromatica. La bacca è ottima per il consumo fresco, ma si presta bene anche alla preparazione di sughi (previa scottatura e spellatura). Un tempo questo tipo di pomodoro era consirato la base per la preparazione della pappa con il pomodoro e di altri piatti tipici fiorentini.

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Pomodoro ciliegino toscano PAT Toscana

Pomodorino tondo, piccolo con buccia fine “da serbo”. La pianta, ad accrescimento indeterminato, viene trapiantata in giugno e produce frutti tondi e piccoli con buccia più fine del pomodoro da inverno da appendere (pendolino).Richiede normali trattamenti a base di rame.Il frutto si conserva appeso in locali arieggiati per l’inverno, ma ha minore durata del pendolino.

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Pomodoro canestrino di Lucca PAT Toscana

Il successo del canestrino è dovuto alla sua versatilità dato che può essere usato in insalata, fresco su piatti di pasta, per conserve o sughi pronti, e data la scarsa presenza di acqua e la forza della polpa si presta ad essere anche congelato. Non era diffuso prima della guerra. Ha sostituito il pomodoro detto Molgogle francese, che aveva la caratteristica di essere estremamente resistente al freddo ( la produzione arrivava fino a natale salvo forti gelate). Questa varietà è inserita nell’elenco per la tutela e la valorizzazione delle razze e varietà locali (L.R. n°64/04).

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Pomodoro Borsa di Montone PAT Toscana

Questo pomodoro in Vallata viene chiamato “Borsa di Montone” ed è stato coltivato fin dagli anni ’50. Le prime piantine vennero coltivate nel dopoguerra, da semi provenienti dalla Francia. Negli anni quaranta e cinquanta alcuni abitanti della Valbisenzio emigrarono in Corsica per l’attività di taglio della legna, e si ipotizza che la varietà possa essere arrivata grazie a questo fenomeno. La varietà si diffuse rapidamente grazie alle ottime caratteristiche organolettiche dei frutti, molto apprezzate dagli abitanti della zona e nel 1984, attraverso l’agraria locale il pomodoro si diffuse ancor di più. Venivano vendute migliaia di piantine e durante la stagione produttiva anche i pomodori maturi. Con l’arrivo degli ibridi commerciali a metà degli anni ’90 la varietà è stata progressivamente abbandonata, fino quasi a scomparire.

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Pomodorino da inverno da appendere PAT Toscana

La pianta produce grappoli con 6-8 pomodorini piccoli, lisci, leggermente allungati ed appuntiti. Sono pomodori “da serbo”, vengono conservati appesi in locali arieggiati fino a Natale, a volte fino a febbraio. Hanno una buccia piuttosto spessa di colore arancione, l’interno è carnoso, il sapore dolce. La pianta è ad accrescimento indeterminato e si trapianta agli inizi di giugno. Il pomodorino da inverno viene coltivato prevalentemente in collina e predilige i terreni argillosi; le concimazioni organo-minerali sono leggere, gli interventi irrigui di cui necessita sono esigui. Cultivar di buona produzione, richiede diversi trattamenti con prodotti a base di rame ed è suscettibile alla spaccatura dei frutti.

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Pisello mugellano PAT Toscana

Si dice che tali piselli, chiamati “nostrali”, sono veramente diversi dagli altri ed assai apprezzati dai consumatori perché molto dolci e saporiti. Essendo una varietà a rischio di erosione genetica, il pisello mugellano è stato iscritto nel repertorio regionale delle risorse genetiche autoctone. Un campione del seme è conservato presso la Banca Regionale del Germoplasma (B.R.G.) di Lucca. Al fine di mantenere e valorizzare il patrimonio del germoplasma vegetale locale, nel rispetto del quadro normativo regionale vigente, è in corso la conservazione anche “in situ” ad opera dei Coltivatori Custodi iscritti nell’apposito elenco regionale.

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Pisello a tutta frasca aretino PAT Toscana

È un legume piccolo, liscio e di colore verde chiaro. Pianta ad accrescimento indeterminato; la sua coltura richiede terreni sabbiosi e leggermente concimati. Si semina in solchi nei periodi di settembre-ottobre oppure marzo. Le semine autunnali, rispetto a quelle primaverili, danno maggiore garanzia di sopravvivenza al gelo. La rincalzatura va effettuata prima che spuntino le frasche. Le piante crescono altissime e ricadono dalla frasca. I legumi, piccoli ma molto teneri e di sapore dolce (più di quello nano), maturano da maggio a giugno. Non richiedono trattamenti.

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