Castagna di Mezzomonte PAT Friuli Venezia Giulia

Il nome di questa cultivar, e quindi quello del relativo frutto (castagna), deriva dalla frazione di Mezzomonte di Polcenigo, indicando la sua antica presenza in zona e il suo forte legame con il territorio. Al pari di altre varietà coltivate nella stessa zona, ha trovato ottimali condizioni pedoclimatiche nella fascia prealpina in esame, grazie all’adeguata altitudine, alla buona esposizione al sole e al terreno sub-acido, fattori che permettono alle piante di castagno di vegetare in modo ottimale e di fornire buone produzioni sia in termini quantitativi che qualitativi.

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Castagna obiacco PAT Friuli Venezia Giulia

La varietà è indigena delle Valli del Natisone (UD), ove il castagno – come in altre zone caratterizzate da terreni acidi delle Alpi – costituiva un importante apporto amilaceo alla dieta delle popolazioni locali. Le imponenti dimensioni di molti alberi testimoniano la loro età avanzata, sicuramente ultracentenaria. La tecnica colturale è immutata, rispetto al passato, e fa affidamento a piante sparse, allevate in forme libere ai bordi del bosco e nei prati.

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Castagna canalutta PAT Friuli Venezia Giulia

La varietà di castagna è indigena, come attesta il nome, della località di Canalutto, sita in comune di Torreano (UD), ove il castagno –  come in altre zone caratterizzate da terreni acidi delle Alpi – costituiva un importante apporto amilaceo alla dieta delle popolazioni locali. Le imponenti dimensioni di molti alberi testimoniano la loro età avanzata, sicuramente ultracentenaria. La tecnica colturale è immutata, rispetto al passato, e fa affidamento a piante sparse, allevate in forme libere ai bordi del bosco e nei prati.

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Blave di Mortean PAT Friuli Venezia Giulia

Farina da polenta ottenuta da varietà autoctone di mais coltivato in terreni del comune di Mortegliano. I terreni del Comune di Mortegliano nei quali avviene la coltivazione del mais “Blave di Mortean” devono essere irrigui. Il seme utilizzato, idoneo ad ottenere sfarinati per polenta di qualità, è selezionato valorizzando di preferenza varietà “autoctone”, cioè quelle tradizionalmente coltivate in Friuli, con granella a colorazione gialla, bianca o rossa.

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Asparago verde in agrodolce PAT Friuli Venezia Giulia

Gli asparagi verdi in agrodolce sono asparagi verdi interi, lunghi circa 16 cm, conservati in vaso di vetro con il liquido di governo. Il liquido di governo è a base di acqua, aceto di vino, zucchero e sale. Nella soluzione vengono aggiunte delle spezie che danno un caratteristico gusto ed aroma.

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Tartufo nero pregiato PAT Emilia Romagna

Forma per lo più rotondeggiante, dimensioni variabili da una nocciola a una grossa patata. Emana profumo delicato e gradevole che lo rende particolarmente apprezzato. E’ preferibile consumarlo allo stato fresco. Matura da dicembre a marzo nei boschi caratterizzati da un discreto grado di naturalità e nelle tartufaie controllate e in quelle coltivate. Ha peridio o scorza nera rugodsa con verruche minute, poligonali depresse in sommità e gleba o polpa nero-violacea a maturazione, con venature bianche fini che diventano un po’ rosseggianti all’aria e nere con la cottura. Vive in simbiosi con numerose specie forestali (querce, pini, faggi, frassini, carpini, noccioli,…).

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Tartufo nero estivo PAT Emilia Romagna

Forma per lo più rotondeggiante, dimensione varia, ha peridio o scorza nera molto grossolana e polpa dal giallastro al bronzo, con velature chiare, numerose, arborescenti che compaiono dopo la cottura. L’odore è delicato e gradevole, ricorda le nocciole. Predilige terreni calcarei, vive in simbiosi con numerose specie forestali (querce, pini, faggi, frassini, carpini, noccioli,…). Matura da giugno a fine agosto. La tartufaia coltivata viene costituita “ex novo” in un’area dove non vi sono piante che producono naturalmente tartufi. Le prime produzioni si hanno a 10-12 anni dall’impianto. Per la raccolta è indispensabile l’ausilio di cani particolarmente addestrati.

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Tartufo nero di Fragno PAT Emilia Romagna

ll tartufo nero di Fragno è una varietà di tuber uncinatum, di raccolta autunnale. L’habitat nel quale cresce e si sviluppa il tartufo nero di Fragno è rappresentato da terreni morbidi, privi di ristagni d’acqua perché posti prevalentemente in pendenza, generalmente esposti a Nord, che si trovano ai margini o all’interno di boschi misti di latifoglie e compresi in una fascia altitudinale che va dai 500 ai 1000 m s.l.m. Non tutte le essenze del bosco sono però adatte alla fruttificazione del tartufo; generalmente lo si può trovare ad una profondità compresa fra i 5 e i 20 cm fra le radici delle roverelle, dei carpini neri, dei cerri, dei faggi, dei noccioli e delle conifere.

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Tartufo bianco PAT Emilia Romagna

La probabile origine del nome, ma non definitiva, è che tartufo derivasse da territùfru, volgarizzazione del tardo latino terrae tufer (escrescenza della terra), dove tufer sarebbe usato al posto di tuber. lo storico Giordano Berti, fondatore dell’Archivio Storico del Tartufo, ha dimostrato in modo convincente che il termine tartufo deriverebbe da terra tufule tubera. Il termine tartufo deriva quindi, secondo Berti, dalla somiglianza che si ravvisava tra questo fungo ipogeo e il tufo, pietra porosa tipica dell’Italia centrale. Il termine si contrasse poi in terra tufide e nei dialettali tartùfola, trìfula, tréffla, trìfola. Il termine tartufo cominciò a diffondersi in Italia nel Seicento.

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