Tartufo bianco pregiato PAT Emilia Romagna

Tuber Magnatum Pico è la sua denominazione scientifica, ben conosciuto come trifola o, semplicemente, tartufo bianco pregiato. Caratteristiche del tubero: peridio liscio, per niente verrucoso, di forme non perfette, quasi arzigogolato, frastagliato, tendente al tondo in giovane età.  Alcuni esemplari sono piatti, fossili. La polpa passa dalla tonalità dell’ocra scuro al caffè, l’esterno è giallo ocra in piena maturazione, in giovane età giallo paglierino, più scuro se avanti con la maturazione. Aroma sconvolgente: fortissimo, di grande intensità, ma gradevolissimo

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Susina Vaca Zebeo PAT Emilia Romagna

Il nome “Vacazza Zabeo” appare per la prima volta nel 1920 in un catalogo di vivaisti padovani, gli Sgaravatti di Saonara (PD). La definizione in Romagna di una prugna come “Vacca” sembra essere limitata alle prugne europee del tipo Regina Claudia (tale uso semantico non sembra essere diffuso in altre zone d’Italia). La sua presenza nel territorio romagnolo risale agli anni ’60, ed è pertanto relativamente recente. Piuttosto diffusa fino alla fine degli anni ’80, si è molto ridimensionata causa dei numerosi abbattimenti di vecchi impianti da parte dei frutticoltori locali.

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Susina di Vignola PAT Emilia Romagna

Le prime testimonianze scritte che esplicitano la presenza della coltura del susino in Vignola risalgono alla fine del secolo scorso. Un primo documento è rappresentato da una lettera del Sindaco al direttore della cattedra ambulante di agraria di Modena, datata 22 luglio 1899; da essa si ricava che le coltivazioni legnose erano abbastanza sviluppate con prevalenza di ciliegi, susini, peschi, meli e peri. La susinicoltura si è andata ulteriormente espandendo a partire dall’immediato dopoguerra, con l’introduzione delle prime varietà cino-giapponesi provenienti dagli Stati Uniti. Si assiste quindi ad una crescente specializzazione degli agricoltori e degli altri operatori del settore che, nel giro di pochi anni, riescono a creare, come per le ciliegie, quell’identificazione tra il territorio in questione, di cui Vignola è il baricentro, e le susine.

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Sughi d’uva reggiani PAT Emilia Romagna

Si tratta di una sorta di budino fatto con il mosto dell’uva, zucchero e farina. Il mosto utilizzato di solito era quello ricavato da uva Lancellotta, tipico della regione di Reggio Emilia. Si fa bollire il mosto per parecchio tempo indi si aggiunge lentamente la farina e lo zucchero. Si cuoce ancora e lo si versa in stampi per essere raffreddato e quindi successivamente consumato.

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Sugali PAT Emilia Romagna

Sono dei budini realizzati con il mosto d’uva. Mosto d’uva, farina gialla, farina di frumento, pane grattugiato, semolino, scorza di limone e semi di anicini. Si mette a bollire il mosto d’uva per qualche ora e si aggiungono la farina e gli altri ingredienti. Si versa negli stampi e si conserva in frigorifero.ravennate.orissero il gusto dolce.

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Stridoli o silene rigonfia PAT Emilia Romagna

Nel mondo mitologico greco-romano il Silenus, che vive in mezzo a selve, boschi e foreste, appare come un vecchio satiro, amante della musica, del suo flauto, del vino, quindi con il ventre sempre gonfio e tiepido. E’ facile così trovare un nesso preciso tra il Silenus del mito e la pianta dallo stesso nome botanico. Forse in passato gli stridoli si trovavano un po’ dappertutto, lungo i sentieri, tra i sassi, lungo gli argini delle strade e in campagna negli appezzamenti non ancora lavorati. Molto popolare nel ravennate.orissero il gusto dolce.

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Saporetto dell’Appennino reggiano PAT Emilia Romagna

Il Savurett rientra in pieno fra i prodotti matildizzabili, in quanto nasce dall’esigenza antica di conservare la frutta ed evitare la sua dispersione con la marcescenza. A tale bisogno si deve la nascita di marmellate, conserve, confetture e sciroppature, consumate poi nella dolciaria come ripieni di torte ed altre pietanze da farcire, oppure in accompagnamento. In tale modo per tutto l’anno, risultava possibile avere quindi la possibilità di consumare frutta, spesso affiancata a miele, che offriva oltre al consueto apporto vitaminico, anche un notevole numero di calorie, in un periodo di fame atavica. Non si deve poi tralasciare, l’importanza di simili preparazioni dolcificanti a trecentosessanta gradi, in un momento storico, nel quale oltre al miele, era molto difficile avere differenti preparazioni che favorissero il gusto dolce.

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Sapore PAT Emilia Romagna

E’ un prodotto che nel dopo guerra, con l’avvento della produzione industriale, si rischiava di perdere la produzione. Da diversi anni si cerca di rivalorizzare in quanto unico e ineguagliabile. Già il nome conferma il suo sapore intenso. Antica marmellata diffusa un tempo in Romagna, conservata in piccole damigiane dal collo largo e usata come energetico companatico.

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Saba o sapa PAT Emilia Romagna

E’ tradizionalmente preparato nelle campagne dal secolo scorso fino alla fine degli anni Cinquanta. Saba è il termine dialettale usato in Emilia-Romagna per indicare questo prodotto a base di mosto, anche conosciuto con il nome Sapa. Nelle Georgicae è descritta in maniera accurata la tecnica enologica in uso nell’agro bolognese ai tempi di Columella, nella quale si parla, tra le altre cose, anche della Sapa, impiegata addirittura per nutrire le lumache, alla cui carne sembrava conferire un gusto più delicato.

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Raperonzolo PAT Emilia Romagna

Sono piante erbacee perenni, che crescono prevalentemente nelle zone montane temperate di entrambi gli emisferi ai bordi delle strade e dei vicoli di campagna fino agli 800 metri di altezza. Frequente nei prati incolti, nei luoghi erbosi e boschivi dove il muschio la protegge dal freddo. In estate, all’epoca della fioritura, nei boschi e nei prati, questa pianticella, si presenta come uno stelo sottile di 60 – 70 cm. con delle campanule azzurro chiaro. In primavera quando la si raccoglie per le migliori insalate di campo, è una rosellina di foglie verdi, con una radice ingrossata di color bianco.

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