Bisi de Lumignan PAT Veneto

Secondo la monografia che Ferdinando Tescari scrisse sui “Piselli di Lumignano”, ad introdurre questa coltivazione furono i frati Benedettini i quali, attorno all’anno Mille, diedero inizio alla bonifica dei terreni posti ai piedi dei Colli Berici ed Euganei; in quest’area il dolce legume trovò un habitat ideale. Alle favorevoli condizioni climatiche, si aggiunse poi l’abilità dei coltivatori, che nei secoli seppero selezionare un prodotto di eccezionale qualità dal sapore prelibato, tanto che i Dogi di Venezia lo richiedevano per celebrare, con il tipico piatto dei “Risi e bisi”, la festa di San Marco. Cent’anni fa questi semi raggiunsero Chioggia e la varietà “chioggiotta”, attualmente scomparsa, portata nei Berici sulla schiena di muli, era richiestissima, tanto che non mancavano mai nelle ricette delle migliori famiglie del tempo. È scomparsa anche la varietà Monselesana, mentre la Principe Alberto, Senatore ed Express trovano ancora buoni cultori. Famosissima è la “sagra dei bisi de Lumignan” che cade la seconda domenica di maggio dove è possibile gustare le “tajadele coi bisi” o i “risi e bisi” secondo antica ricetta.

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Bietola di Bassano PAT Veneto

La bietola è una pianta orticola originaria del bacino del mediterraneo. La varietà di Bassano è coltivata nel territorio da oltre cent’anni. La coltivazione nella zona è favorita dal microclima mite, ventilato e non umido caratteristico del bassanese e della zona del Brenta, che ostacola la formazione di muffe e di marcescenze, privo dei repentini abbassamenti della temperatura e delle gelate, che interessano invece la pianura. Nel comune di Bassano sono presenti produttori che coltivano il prodotto dagli anni quaranta del secolo scorso.

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Barbabietola rossa di Chioggia PAT Veneto

La barbabietola, come la rapa, è alimento umile e antichissimo. Coltivata regolarmente e con continuità in tutta Europa già dal XVI secolo, ha trovato nella zona di Chioggia il luogo ideale per una produzione primaverile di particolare precocità, che ne consente una possibile seconda produzione autunnale, mentre altrove è ortaggio solo estivo. Un tempo era molto conosciuta, apprezzata e largamente consumata e non è certo un caso se nella statistica del Mercato Ortofrutticolo di Chioggia dell’anno 1975 sono riportati ben 791 tonnellate annue di “erbette” commercializzate, una quantità quindi notevolmente più elevata rispetto alle circa 300 tonnellate degli ultimi anni. Un tempo il seme era prodotto solo in azienda ed era d’uso comune indicare la tipologia locale più pregiata come “erbetta del Doge”.

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Asparago verde amaro Montine PAT Veneto

L’asparago verde amaro Montine, chiamato volgarmente “sparesea”, appartiene alla varietà “Asparagus maritimus”, la forma spontanea più diffusa nei litorali adriatici dall’Istria alle Marche. Infatti la varietà oggi coltivata deriva da quelle selvatiche selezionate nel tempo e incrociate con varietà più comuni fino ad ottenere un aumento delle rese e l’ingentilimento dei caratteri organolettici, conservando tuttavia il caratteristico gusto amarotico, la rusticità, la resistenza alle malattie e la precocità tipica di quelle originarie autoctone. Questa varietà di asparago ha quindi una secolare tradizione di coltivazione, tant’è che già gli atti del catasto austriaco dell’inizio Ottocento, indicano la coltura di questo ortaggio come tipica della zona.

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Asparago di Rivoli PAT Veneto

In provincia di Verona una zona in cui si sviluppa con successo la coltivazione dell’asparago, grazie soprattutto alle particolari condizioni geomorfologiche del terreno, è quella di Rivoli Veronese. L’asparago di Rivoli vanta una storia che si accompagna agli eventi della campagna d’Italia di Bonaparte nel 1779 che con la sua armata, ha introdotto anche delle zampe di asparago incrociandole con gli asparagi selvatici del prospiciente Monte Pastello di Rivoli, dando così origine a questo particolare ecotipo. Si dice, inoltre, che durante la Prima Guerra Mondiale gli ufficiali superiori in servizio presso la linea del fronte fossero soliti pasteggiare, quando si trovavano nella vicina località di Chiusa, al confine con la provincia di Trento, con gli asparagi di Rivoli. La cultura gastronomica della zona trova nell’asparago di Rivoli il prodotto tipico primaverile e annualmente si tiene a Rivoli la tradizionale Festa dell’asparago.

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Asparago di Palazzetto PAT Veneto

Nella gronda lagunare veneziana, la coltivazione dell’asparago risale ai tempi della Repubblica Veneta e si è diffusa lungo gran parte del litorale, trovando condizioni pedoclimatiche particolarmente favorevoli, che hanno dato luogo a produzioni locali di particolare interesse e qualità. L’asparago bianco di Palazzetto è coltivato per uso familiare nell’area di San Donà di Piave ed Eraclea sin dall’800. Ha conosciuto la massima espansione produttiva intorno al 1920-30. Negli anni ’70 l’introduzione di varietà di origine francese, sfortunatamente molto sensibili alle più comuni malattie, ha portato alla distruzione della quasi totalità degli impianti e da allora la produzione non si è più ripresa, pur mantenendo un certo interesse da parte degli estimatori di questo prodotto. Dalla metà degli anni ’70, in località Palazzetto del comune di San Donà di Piave si tiene la tradizionale “Sagra dell’Asparago”.

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Asparago di Mambrotta PAT Veneto

L’asparago a Mambrotta era presente già dalla fine del 1800, anche se una certa importanza da un punto di vista colturale cominciò ad assumerla negli anni ‘50 del secolo scorso. È proprio in quegli anni che alcuni agricoltori pionieri decisero di sfruttare questo pregiato ortaggio, non solo come prodotto da autoconsumo, ma anche come coltura da reddito mettendo in atto le prime vere coltivazioni di asparago. Così, lungo la sponda dell’Adige, in località “Giaron” e “Gazzivi”, nacquero le prime “asparagiaie”. Le particolari caratteristiche dei terreni situati lungo questa sponda del fiume Adige, hanno fatto sì che questa coltura in pochi anni si diffondesse nelle aziende agricole della zona.

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Asparago di Giare PAT Veneto

La zona costiera della laguna veneta è ideale per la coltura dell’asparago, al punto che sono molto comuni anche le forme selvatiche o rinselvatichite che vegetano naturalmente vigorose. La coltivazione risale ai tempi della Serenissima Repubblica. Nella seconda metà degli anni quaranta del secolo scorso la coltura, diventata specializzata aveva raggiunto superfici di notevole estensione; ora la superficie coltivata si è molto ridotta. Per opera e passione dei produttori della zona, dal 1979 si tiene a Mira la Festa dell’Asparago di Giare, momento di incontro, di promozione, di riscoperta di un legame antico con la propria terra.

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Asparago di Arcole PAT Veneto

La coltivazione dell’asparago di Arcole era, sino alla fine degli anni ‘60, particolarmente abbondante nella vallata dell’Alpone, poi soppiantata in favore dei vigneti atti a produrre il vino “Bianco di Soave DOC”. Di conseguenza la coltura dell’asparago venne spinta a diffondersi pochi chilometri più a sud, nel comune di Arcole, trovando terreni ideali, in quanto sciolti, profondi e freschi. Qui la maggior parte della popolazione era ancora dedita all’agricoltura, con colture tradizionali. L’industrializzazione era però alle porte, il territorio d’Arcole subì notevoli trasformazioni e mutarono anche le colture. Da questa situazione l’asparago, ha tratto notevoli vantaggi raggiungendo risultati impensabili e consensi da parte dei produttori. Questa coltura ha giovato anche all’equilibrio sociale e lavorativo della zona, contrastando il fenomeno dell’abbandono della coltivazione della terra e offrendo la possibilità di integrare il reddito familiare gestendo l’asparagiaia anche a tempo parziale

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