Lattuga signorinella di Formia PAT Lazio

Il nome Lattuga Signorinella deriva dall’aspetto simile “ad una giovane donna vestita di gonne e merletti”. Viene anche chiamata “Erba dei saggi” o “Erba dei filosofi”. È un ortaggio di antica origine su cui numerose sono le testimonianze orali degli agricoltori locali che attestano, fin da tempi remoti, la coltivazione di questo prodotto

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Fragolina di Nemi PAT Lazio

La Fragolina coltivata tradizionalmente a Nemi appartiene alla specie Fragaria vesca varietà semperflorens Duch. (fragola di bosco di origine europea). I frutti primari e secondari hanno forma allungata e fusiforme, a volte conico arrotondata, sono di dimensioni piuttosto ridotte ed hanno un peso medio ponderato di 1,2 g (minimo 0,5-massimo 2,2). Il colore superficiale del frutto è rosso vivo, la polpa è biancastra, spesso tinta di rosso a completa maturazione. Il sapore è mediamente dolce e mediamente acidulo. L’aroma è molto intenso.

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Fragola di Terracina PAT Lazio

Il prodotto deriva dall’impiego di una varietà di origine francese “Favette”, introdotta nel territorio in esame circa 50 anni fa e ancora oggi presente, grazie alle favorevoli condizioni pedo-climatiche che le hanno consentito di attecchire esclusivamente in questa zona. Ciò potrebbe essere erroneamente ritenuto un punto debole del sistema, considerato il rapido turnover degli standard varietali che caratterizza le altre aree fragolicole italiane, invece, è decisamente un punto di forza dettato proprio dalla specificità e storicità di questa varietà, coltivata a livello mondiale solo in questo areale. La Fragola Favette di Terracina si presenta con una forma tonda-circolare, di colore rosso intenso e con un sapore molto più dolce rispetto alle altre varietà che risultano anche meno profumate e più consistenti. Il periodo di produzione va a fine marzo in serra a fine giugno in pieno campo, permettendo al prodotto di
arrivare sul mercato in forma scaglionato nel corso della campagna commerciale.

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Finocchio della maremma viterbese PAT Lazio

Sodo, particolarmente croccante e decisamente bianco, il Finocchio della maremma viterbese presenta una pianta di forma compatta e taglia media, con apparato radicale fittonante, a produzione medio-tardiva, con una buona resistenza al freddo e alla pre-fioritura. Il fusto è cilindrico, le foglie sono lungamente picciolate, tri o tetra pennatosette, con larga guaina basale ispessita ed avvolgente di colore bianco a formare il “grumolo”. Il grumolo, di taglia media, presenta colore bianco e foglie raccolte. Le varietà che concorrono alla produzione del Finocchio della maremma viterbese sono quelle riconducibili alla tipologia “finocchio Romanesco”

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Peperone alla vinaccia PAT Lazio

Per questa preparazione si utilizzano i peperoni seminati tardivamente, in modo da posticipare la raccolta e farla coincidere con la vendemmia. Dopo la raccolta, i peperoni si dispongono in un unico strato, su ripiani di legno mantenuti in ambiente fresco e ventilato per circa 10 giorni, al fine di farli asciugare. Successivamente si trasferiscono in contenitori a bocca larga, alternandoli a strati di vinaccia non torchiata. Dopo la stratificazione, il contenitore viene colmato con una soluzione in parti uguali di acqua ed aceto a cui si aggiunge del sale grosso. Si tratta di una preparazione familiare di antichissima tradizione culturale.

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Fichi secchi di Sonnino PAT Lazio

I fichi del terzo fiore (quelli più piccoli che si sviluppano da luglio in poi) vengono essiccati, interi o divisi in due, prima al sole e successivamente in un forno a legna. Vengono conservati infilzandoli in una
canna, tagliata a listarelle: in questo modo possono essere consumati anche fino alla successiva stagione. La metodologia di trasformazione e conservazione del prodotto è tramandata da generazioni. Consumati prevalentemente nel periodo natalizio, i fichi secchi si conservano per molto tempo, mantenendo inalterate le loro numerose proprietà nutritive. L’essiccazione è uno dei metodi classici di conservazione del prodotto fresco, che si assembla in maniera tale da dar vita a simpatiche figure di dame e cavalieri o altro

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Ferlengo o finferlo di Tarquinia PAT Lazio

Ferlengo è il nome con il quale nel Viterbese si identifica il Pleurotus eryngii, varietà pherulae, della famiglia delle Pleurotacee, genere Pleurotus, noto come “fungo della ferla”, perché cresce nelle ceppaie di ferula, piante spontanee diffuse nei campi incolti del territorio di Tarquinia e Monteromano, simili al finocchio selvatico. Il Ferlengo ha un cappello carnoso, liscio, a forma di ventaglio o di ostrica; un gambo non molto lungo, color bianco sporco, lamelle fortemente decorrenti sul gambo, mediamente fitte. Ha carne biancastra, odore trascurabile, sapore dolce.

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Favetta di Aquino PAT Lazio

Ad Aquino, il 2 novembre di ogni anno si svolge nella piazza di San Tommaso, una manifestazione che richiama numerose persone attratte dalla storia dell’evento. Il rito ha origini antiche e risale ad oltre 200 anni quando un’antica famiglia di Aquino i Pelagalli, preparava nella notte tra il 1 ed il 2 novembre, una minestra a base di fave. In merito al tempo trascorso, si riportano le riflessioni di Don Battista Colafrancesco, parroco di Aquino per molti anni: “Questa tradizione, purtroppo è scomparsa ed è durata anni ed anni: forse cento, forse duecento anni. Nessuno lo può dire; neppure i Pelagalli che di questa tradizione sono stati gli iniziatori!

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