Fallacciano di Bellegra PAT Lazio

Nell’economia agricola bellegrana, per secoli, il fico secco è stato d’importanza fondamentale, infatti veniva prodotto ed utilizzato come merce di scambio con le popolazioni delle zone più interne fino a quasi tutta la metà del ‘900. A partire dagli anni ’40-’50 del XX secolo, invece si è manifestato un notevole
interesse economico per il fico come prodotto fresco, denominato “Fallacciano”, con una crescita esponenziale nella coltivazione e produzione fino agli anni ’80. Già dalla metà degli anni ’70 si svolsero le prime sagre del Fallacciano nel comune di Bellegra. Durante il periodo della raccolta, nell’ultimo fine settimana di luglio, che precede tra l’altro la festa del patrono del paese San Sisto II P.M., viene dedicata a questo dolce e pregiatissimo frutto la famosa e tradizionale “Sagra del Fallacciano” durante la quale, tra spettacoli popolari e folkloristici, è possibile degustare il gustoso fico in tutte le sue diverse modalità di preparazione.

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Fagiolone di Vallepietra fagiolo ciavattone PAT Lazio

Il Phaseolus coccineous è nettamente diverso dal Phaseolus vulgaris. Originariamente questa specie era coltivata solo a scopo ornamentale per il gran numero di fiori scarlatti che compaiono alla fioritura. Successivamente sono stati selezionati per il consumo umano i tipi a fiore bianco come, appunto, il ‘fasciolone’. Il nome deriva dalla forma del seme bianco, molto grosso, da cui la consuetudine di indicarlo con l’accrescitivo. Le notizie raccolte in loco, dai vecchi agricoltori, non hanno però consentito di definire né l’epoca di inizio della coltivazione di questo ecotipo, né la sua provenienza. Il seme è custodito da agricoltori anziani del posto che lo tramandano da generazioni.

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Fagiolo regina di Marano Equo PAT Lazio

Il Fagiolo Regina di Marano Equo è una varietà locale appartenente alla famiglia delle Papilionaceae, genere Phaseolus specie P. Vulgari L.. Si tratta di un ecotipo a sviluppo indeterminato; anche la fioritura termina con l’inizio della senescenza. La pianta, a portamento prostrato-rampicante, presenta foglie trilobate con foglioline cuoriformi di medie dimensioni e fiore papilionaceo, di colore rosa/viola con l’infiorescenza a racemo che porta solitamente dai 3 ai 5 fiori. Il frutto è un baccello di grandi dimensioni contenente da 5 a 8 semi; i semi sono reniformi ed il baccello è striato di rosso a maturazione cerosa ed i semi presentano un fondo nocciola e screziature che vanno dal rosso al marrone scuro.

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Confettura di uva Cesanese nero di Castelfranco PAT Lazio

Il nome “cesanese” deriva probabilmente da “cesarese” a significare appunto la sua millenaria presenza sul territorio laziale. Il Cesanese di Castelfranco è una variante tipica e autoctona delle colline che sormontano la Città di Rieti.

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Fagiolo di Sutri PAT Lazio

Sutri, situata su un colle tufaceo, tra due torrenti che scorrono in profondissimi valloni con pareti a strapiombo, è caratterizzata da terreni sciolti, di origine vulcanica, ricchi di elementi nutritivi, molto fertili lungo le vallate alluvionali, poste a circa 280 m di quota e datate di acqua per uso irriguo. L’acidità dei terreni della zona, carenti di calcare attivo, l’elevata umidità dell’aria e le temperature basse, tipiche delle piccole valli, costituiscono l’ambiente ideale per la coltivazione del Fagiolo di Sutri, detto anche “Regina”, appartenente alla tipologia borlotto. Si caratterizza per le dimensioni medio-grandi, colore bianco-crema con venature rosso scure e buccia tenera. La cottura è rapida; il Fagiolo di Sutri risulta particolarmente tenero al palato. Consumato fresco fino a settembre, continua la sua vita come prodotto secco o conservato per tutto il periodo invernale, mantenendo inalterate le sue caratteristiche nutritive.

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Fagiolo del purgatorio di Gradoli PAT Lazio

Particolare considerazione per i legumi mostrano, nel XIV secolo, gli Statuti di Gradoli, i quali dedicano un’apposita rubrica a “de pena colligentium cicera et alia legumina”. I fagioli prodotti in questo comune sono legati storicamente all’uso che se ne fa nel Pranzo del mercoledì delle Ceneri, organizzato dalla Confraternita del Purgatorio, reiterando un’antichissima tradizione.

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Fagiolo cioncone PAT Lazio

Il Fagiolo Cioncone è un ecotipo locale appartenente alla famiglia delle Papilionaceae, genere Phaseolus, specie P. Vulgari. Il seme del Fagiolo Cioncone presenta forma ovale, colore beige e calibro da 8 a 10 mm. Il contenuto proteico è intorno al 23%. Attualmente la coltivazione del Fagiolo cioncone avviene prevalentemente in orti a conduzione familiare pertanto con forte orientamento all’autoconsumo.

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Fagiolo ciavattone piccolo
Fagiolo giallo
Fagiolo solfarino
Fagiolo Verdolino PAT Lazio

I fagioli diffusi nella provincia di Viterbo rappresentano antiche varietà locali i cui semi sono stati gelosamente custoditi per anni e riprodotti per uso personale da anziani agricoltori della zona. Le loro particolari caratteristiche organolettiche e nutrizionali sono determinate dalle condizioni climatiche e dalla composizione dei suoli in cui crescono. La coltivazione avviene su terreni vulcanici caratterizzati da una forte presenza di potassio totale e assimilabile, assenza di fosforo, una granulometria ottimale, una buona presenza di sostanza organica, assenza di calcio.

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Fagiolo giallo
Fagiolo solfarino
Fagiolo Verdolino PAT Lazio

Fagiolo cappellette di Vallepietra PAT Lazio

Il territorio interessato alla produzione del Fagiolo Cappellette di Vallepietra si trova all’interno del territorio del Parco Regionale dei Monti Simbruini e della Comunità Montana dell’Aniene, alle pendici del monte Autore (1855 m slm) e a valle del centro abitato, lungo la stretta lingua di terreno formatasi in seguito all’azione del fiume Simbrivio ove vengono coltivati i diversi ecotipi di Fagiolo originari di Vallepietra. In questi terreni di origine carsica, ricchi di scheletro, tendenzialmente sciolti, anche se con buona dotazione di sostanza organica, la coltivazione del fagiolo viene praticata da lungo tempo. Lungo le sponde del fiume, si possono osservare una serie di microaziende che costituiscono parte integrante del paesaggio, nelle quali la popolazione locale coltiva le ortive utilizzando tecniche tradizionali.

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