Fagiolo a suricchio o inceratiello PAT Lazio

Nei comuni di Paliano (FR), in cui ricade la Riserva Naturale de La Selva, e di San Vito Romano (RM) viene coltivato da sempre una specie di legume che localmente viene chiamato “fagiolo a suricchio” il cui nome deriva dalla forma a falce del baccello. Fino a circa 50-60 anni fa il seme del fagiolo a suricchio rappresentava merce di scambio fra gli agricoltori e le signore del posto, ognuna con il proprio orticello che lo coltivavano e lo vendevano direttamente presso la propria abitazione o presso la piazza del paese. Molte sono le testimonianze orali che raccontano di questo fagiolo, che per secoli ha rappresentato un’importante risorsa alimentare per il periodo invernale, ma che era anche fonte di guadagno.

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Fagiolo a pisello PAT Lazio

Si tratta di un fagiolo di forma rotondo-ovale e di piccole dimensioni, tanto da ricordare un pisello (da cui la denominazione); di colore bianco, con buccia particolarmente sottile che, con la cottura, diventa quasi impercettibile ma resta aderente al seme. Ha un gusto delicato, una consistenza pastosa e tempi di cottura estremamente rapidi. La pianta ha portamento rampicante ed altezza superiore a 3 m con i legumi allegati sulla parte superiore. Tutte le operazioni di coltivazione vengono eseguite a mano. A mano si esegue anche la sgranatura dei baccelli dopo l’essiccazione. Si consuma lesso, condito con olio, sale, pepe e limone. Il prodotto Fagiolo a pisello proviene dalla coltivazione della varietà autoctona a rischio di erosione genetica, Fagiolo a pisello, tutelata dalla L.R. 1 marzo 2000 n. 15.

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Fagiolo a carne PAT Lazio

Varietà locale denominata “Fagiolo a carne”; appartenete alla famiglia delle Papilionaceae, genere
Phaseolus, specie Phaseolus vulgaris L. La pianta, dalle foglie color verde brillante, presenta accrescimento determinato (che dà luogo ad altezze ridotte) e colore dello stendardo bianco, bianco-rosato. Il seme si caratterizza per un peso medio: 290 g /1000 semi; forma ellittica e medio corto in lunghezza e stretto. Il colore principale è marrone/bruno con assenza di venature e screziature.

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Fagiolina arsolana PAT Lazio

La Fagiolina arsolana è un particolare ecotipo di fagiolo, appartenente alla famiglia delle Papilionaceae, genere Phaseolus, specie P. Vulgari L. o fagiolo comune. I semi della fagiolina arsolana, presenti in numero di 3-4 per baccello, si presentano di colore bianco, forma reniforme molto appiattita e
calibro variabile dai 5 ai 7 mm. Il contenuto proteico è del 24-26 %. Il prodotto Fagiolina Arsolana proviene dalla coltivazione della varietà autoctona a rischio di erosione genetica, Fagiolina Arsolana, tutelata dalla L.R. 1 marzo 2000 n. 15.

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Cocomero pontino PAT Lazio

Il cocomero Pontino, meglio conosciuto anche come anguria, è una pianta annuale della famiglia
Cucurbitacee (Citrullus lanatus). Presenta un fusto ramoso, prostrato, con grandi cirri semplici, foglie a contorno cuoriforme, profondamente divise, fiori monoici a corolla gialla. Dal punto di vista botanico può essere definito una falsa bacca o peponide: un frutto rivestito da un pericarpo duro (buccia) e un endocarpo carnoso, morbido, acquoso e ricco di semi (polpa). Il Cocomero Pontino si caratterizza per la buccia liscia o leggermente rugosa, uniforme o con leggere solcature regolari longitudinali, di colore verde grigio o verde scuro per il tipo tondo e verde medio brillante per i tipi ovale e allungato. La polpa, soda e croccante, presenta, a maturazione completa, un colore rosso per il tipo ovale e rosso vivo per i tipi tondo e allungato. Il sapore è particolarmente dolce. Il peso è compreso tra i 5-12 kg per il tondo, 7-16 kg per la tipologia ovale e 7-20 kg per l’allungato

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Farro dei Monti Lucretili PAT Lazio

Il Parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili presenta un paesaggio di tipo spiccatamente pre-appenninico, che ha concorso alla formazione e alla coesistenza di particolari produzioni come quella del Farro. Elemento essenziale nella dieta delle popolazioni arcaiche, tanto che anche i prigionieri o gli schiavi della Roma Repubblicana, si narra, avessero diritto a una libbra (circa trecento grammi) di Farro al giorno, e persino i legionari di Cesare si dice che partissero con un pugnetto di Farro nella bisaccia. Nel territorio in esame il Farro dei Monti Lucretili ha trovato il microclima ideale da tempo immemore anche se oggi se ne registra la produzione a livello privato e solo per autoconsumo. Dal 1989 presso il comune di Licenza nella prima decade di ottobre, si tiene la storica Sagra Elle Sagne ‘e Farre.

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Cipolle peperoni e pere sott’aceto PAT Lazio

Le pere e i peperoni sono lavati e tagliati a pezzi, alle cipolle vengono eliminati gli strati superficiali ed accorciate le radici e, successivamente, vengono immersi in barattoli di vetro contenenti aceto, prodotto dal vino rosso preparato artigianalmente. La frutta e le verdure da usare per le preparazioni sott’aceto devono essere leggermente acerbe, sode e senza parti ammaccate.

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Cipolla di Nepi PAT Lazio

In passato, la produzione di cipolle nel territorio del comune di Nepi era florida. Attorno alla cipolla ruotava l’intera economia del paese, tanto che i nepesini erano conosciuti, in tutta l’area dell’alto Lazio, come “cipollari”. Per secoli, infatti, in questo territorio etrusco ricco di acque minerali, la principale fonte di reddito era rappresentata dalla produzione ortofrutticola: coltivare le cipolle significava avere un capitale. La storia della cipolla nepesina affonda le sue radici in epoca lontana. Sembra che a introdurre la coltivazione di questo bulbo nella zona dei monti Cimini, siano stati proprio i romani che ne avevano importato il seme dalla Grecia e che intorno al 350 a.C conquistarono ai propri domini tutto l’agro falisco. I romani, attratti dalla presenza di acque minerali, sfruttarono, come è noto, queste zone per i bagni termali. Con il tempo i nepesini divennero esperti coltivatori di questo ortaggio.

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Ciliegia Ravenna della Sabina PAT Lazio

Ai tempi del Papa Re, sulle colline della Romagna comprese nello Stato Pontificio, iniziava un processo di specializzazione produttiva rivolto alla coltivazione di ciliegie che si sarebbe protratto fino al XX secolo. A fine ‘800 una ciliegia tonda, dalla polpa rosa e dal sapore dolcissimo, anche se originaria di Ravenna, trovò nel clima dolce della Sabina romana, a monte delle anse del Tevere, il suo sito di elezione. La Ciliegia Ravenna della Sabina o “Ravenna del Papa”, è presente sul territorio da oltre 100 anni, come testimoniato dalle piante secolari presenti sul territorio e come attestato dalla prima sagra tenutasi a Palombara Sabina nel lontano 1933, di cui rimane traccia, oltre che su un articolo del Messaggero di quell’anno, in due locandine della “Festa delle Cerase” del 1936 e del 1937. Il suo pregio è nella polpa gustosa, che rimane croccante anche dopo qualche giorno dalla raccolta.

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Ciliegia di Celleno PAT Lazio

Le piante di ciliegio (Prunus avium L.), coltivate nel comune di Celleno appartengono a varietà di antica tradizione locale, del tipo Maggiolina, Ravenna a gambo corto, Ravenna a gambo lungo e, in maniera minore, Buonora e Cuore (Durona). Presentano alberi mediamente vigorosi, a portamento espanso. I frutti si presentano, in genere, di pezzatura medio-piccola, con polpa poco soda, dal sapore particolarmente gradevole.

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