Ciliegie di Puglia PAT

Le ciliegie sono così golose che una tira l’altra e fermarsi diventa sempre tanto difficile. L’oro rosso di Puglia, un concentrato di gusto e vitamine per uno dei frutti più amati di questo periodo. Con l’arrivo della primavera e l’affacciarsi del periodo estivo, il delizioso frutto rosso colora le tavole dei pugliesi tra maggio e giugno. Nella nostra regione si producono diverse varietà di ciliegie, dalle succose ciliegie ferrovia alle ciliegie Giorgia con il loro caratteristico colore rosso brillante.

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Cicorie selvatiche o cicorielle PAT Puglia

La cicoria selvatica o campestre ha foglie basali a rosetta, divise in lobi profondi che decrescono in grandezza dall’apice verso la base e hanno lobi acuti rivolti verso il basso (roncinato-pennate); il lobo terminale è generalmente più grande. Sono di colore verde scuro e inferiormente hanno pelosità rudimentale, in particolare sulle nervature. Si trova ai margini delle strade e nei seminativi incolti. 

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Cicoria all’acqua o Otrantina PAT

Varietà di cicoria della specie Cichorium intybus simile alla Catalogna La coltura si attua in primavera seminando le cicorie in semenzaio; le piantine vengono poi messe a dimora a distanza di circa 35-40 centimetri fra e sulle fila.  La raccolta del prodotto inizia generalmente in maggio e si protrae per tutta l’estate. Non vi è alcun dubbio che si tratti di una varietà orticola coltivata da qualche secolo in tutto il Salento, soprattutto in quelle aree caratterizzate dalla presenza di falda acquifera molto superficiale, quale quella della Valle dell’Idro a Otranto.

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Cicoria di Galatina e Cicoria “puntarelle” di Molfetta PAT

Le piante del gruppo “catalogna”, come le altre tipologie di C. intybus, sembrano provenire dall’Asia occidentale (Lucchin et al., 2008; Bianco e Calabrese, 2011); una delle aree di domesticazione pare sia la Puglia, con particolare riferimento alle province di Lecce e Brindisi. Nelle varie località del territorio pugliese vengono indicate con diversi nomi, tra cui “catalogna puntarelle”, “Brindisina”, “di Galatina”, “pugliese” e “Molfettese”;

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Cicerchia PAT

La cicerchia ( Lathyrus sativus L.) è un’antica leguminosa da granella simile alla pianta dei ceci, più rustica, coltivata quasi sempre in terreni marginali con scarso livello di tecnica colturale,resiste alla siccità ed alle basse temperature. I semi sono cuneiformi, angolosi, di colore biancastro, marrone-grigiastro o giallo crema. Il peso di mille semi varia da 300 a 500 g. I legumi vengono venduti sfusi o confezionati in sacchetti di diversi formati.  Prima della cottura necessita di un lungo periodo di ammollo.

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Cetriolo mezzo lungo di Polignano PAT

Il cetriolo di Polignano è anche conosciuto come il “cetriolo mezzo lungo”, in virtò delle sue dimensioni contenute rispetto a quelle di un normale cetriolo. Come indica il nome, la coltivazione è tipica del territorio di Polignano a Mare in Puglia. Appartenente alla famiglia delle Cucurbitaceae, i cetrioli sono noti per le loro proprietà depurative, rinfrescanti ed emollienti.

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Cece nero PAT

Uno dei legumi più particolari e gustosi che esistano sono sicuramente i ceci neri: si tratta di una tipologia di legumi di origini molto antiche, tanto che le prime testimonianze della sua coltivazione risalirebbero addirittura all’età del bronzo. I ceci neri vengono coltivati per lo più nel Sud Italia, dove vengono particolarmente apprezzati e utilizzati per realizzare molte ricette tradizionali. In molti però non sanno che, non molto tempo fa, i ceci neri hanno seriamente rischiato di estinguersi: ciò è dovuto al fatto che alcune loro particolari caratteristiche li rendevano difficili da coltivare e, soprattutto, da cucinare, e quindi per gli agricoltori risultava più facile e redditizio coltivare altri tipi di legumi.

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Cece di Nardò PAT

Il Cece di Nardò, oltre alle riconosciute caratteristiche organolettiche è caratterizzato da una spiccata cocibilità. Ha la caratteristica di generare sempre una piccola percentuale di semi bruni e neri (melanici) che in passato venivano eliminati, in quanto leggermente più restii alla cottura, e denominati con il termine “giudei” considerato all’epoca gravemente dispregiativo. Tale difetto (se così può essere considerato), non costituisce in realtà un problema considerata la piccolissima percentuale degli stessi, ma è invece un carattere distintivo, che riteniamo debba essere salvaguardato.

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