Savoiardi di Verona PAT del Veneto

Varie aziende in provincia di Verona producono i “savoiardi” secondo le loro ricette originarie, in alcuni casi come attività strettamente artigianale e familiare, in altri con produzione più ampia di livello industriale. Bisogna considerare che i savoiardi erano già presenti a Verona sin dal 1894; in occasione di un incontro culturale dell’epoca vennero serviti “vino passito e dolcetti savoiardi” (dal quotidiano veronese “L’Arena”).

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San Martino PAT del Veneto

Nei primi anni dell’Ottocento gli “scaletteri”, gli attuali pasticceri, recuperando la consuetudine di festeggiare San Martino (11 novembre), giornata che storicamente decreta l’apertura del nuovo anno agrario, iniziarono a confezionare appetitose e fantasiose riproduzioni del Santo. Ancora oggi, grazie al lavoro degli artigiani pasticceri, vive la tradizione di San Martino.

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Rufiolo di Costeggiola PAT del Veneto

Il “rufiolo di Costeggiola” è una sorta di raviolo dolce disegnato su una mezzaluna di pasta, ha dunque la forma del sole nascente (o come la cresta di un gallo) ed è composto da un ripieno avvolto dalla pasta liscia e sottile. Per il ripieno si utilizzano: amaretti, uva appassita, pane grattugiato, brodo di carne, cedrini, mandorle, zucchero, uova, pinoli, rhum, noce moscata, formaggio grana; gli ingredienti della pasta sono farina, uova, latte, sale.

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Rofioi di Sanguinetto PAT del Veneto

La storia dei “rofioi” risale dalla seconda metà dell’800 ed è nata a sud del paese e precisamente al “Cao de Soto”, una delle 4 contrade di Sanguinetto. Si dice che un tempo, in occasione del 12 settembre, ricorrenza del S. Nome di Maria, la contrada “Cao de Soto” di fronte alla chiesetta della Rotonda, si animasse a festa con banchetti di dolciumi e che nell’antistante locanda ”alla Posta” i proprietari ospitassero momenti di allegria con balli. Le donne di Sanguinetto venivano chiamate alla locanda per tirare a mano la pasta, poi il gestore si appartava per inserire un ripieno segretissimo, la cui antica ricetta era conservata gelosamente.

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Pevarin PAT del Veneto

I “pevarin” appartengono all’antica tradizione chioggiotta della produzione di dolci secchi che potessero durare a lungo. Prendono il loro nome dall’aggiunta del pepe nell’impasto, esso dona al prodotto un gusto leggermente piccante che contrasta con quello del cioccolato e delle mandorle. Nell’antica ricetta si aggiungeva all’impasto una fialetta d’anice. Testimonianze della sua tradizionalità sono reperibili nel testo “La cucina Chioggiotta. Tradizioni e Curiosità nell’800”. Anche a Padova, nell’immediato dopo guerra, sopra il banco di mescita delle osterie, faceva bella mostra un grande vaso di vetro con dentro i “pevarini”; se ne trovano ancora nelle vecchie osterie e nei negozi di pasticceria nei dintorni di Piazza del Santo.

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Pastina de Bortolin PAT del VENETO

Le origini di questa ricetta risalgono alla fine dell’Ottocento. Fu creata a Villafranca di Verona da Bortolo Dainese che, nella sua gelateria denominata “Bortolin”, inventò una particolare pastina che prese il nome di “pastina de Bortolin”; questa ricetta fu poi copiata da altri pasticceri e la troviamo tuttora nelle pasticcerie con il nome di “pasta italiana” o “pasta diplomatica” che differiscono però dall’originale nell’altezza, negli ingredienti e nella crema. La produzione di questa pastina si è via via consolidata, tramandata di padre in figlio con gli stessi tradizionali e genuini sapori di un tempo.

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Pane al mais PAT del VENETO

È un pane rustico e casereccio che fa parte della cultura tradizionale contadina da molto tempo. Nel Veneto, dove il consumo di polenta è stato più diffuso che in altre regioni, il pane di frumento non era sempre un alimento abituale. Quindi, soprattutto nei paesi di montagna e in quelli più isolati il pane “bianco” arrivava da grossi centri e, quando il pane era prodotto in loco era realizzato anche con farina di mais, chiaramente molto più facile da reperire.

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Pandoro di Verona PAT del VENETO

Le origini del pandoro si legano al “pan de oro” un dolce conico della Serenissima, riservato ai nobili, che veniva ricoperto da sottili foglie d’oro zecchino. Tuttavia la morbidezza dell’impasto fu importata da Vienna dove pasticceri italiani producevano brioche per la Casa Reale Asburgica. Questo dolce vede la nascita ufficiale alla fine dell’Ottocento; una pubblicità apparsa sulla rivista “Can della Scala”, promossa dal pasticcere Giuseppe Cometti, in Verona, reclamizzava il suo “Pan d’Oro” il 20 marzo 1894. Viene ora da pensare che, lontano dal Natale, questo prodotto fosse pubblicizzato per le imminenti festività pasquali, o venisse comunemente consumato in importanti occasioni familiari (compleanni, ricorrenze, ecc.).

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