Stinchetti PAT Umbria

“Gli stinchetti riproducono in marzapane tibie umane, la qual cosa faceva scrivere a Paul Valéry nel suo libro L’Italie confortable: «Cet horrible bonbon, qui a sa moelle comme les ossements humains, rappelle, par sa forme et son nom, l’ancienne réputation de férocité des habitants, heureusement fort adoucie!». Evidentemente il Valéry ignorava che il mondo dei dolci in Umbria e in Italia è dominato dalla magia simpatica e che nel caso specifico degli stinchetti c’è una concezione animistica secondo la quale il mangiare le riproduzioni fortifica l’organo riprodotto”

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Pan nociato PAT Umbria

La ricetta, molto vicina a quella ancora in uso, compare nell’Annuario di Todi del 1927, come testimonia il testo di Remo Coppini, Umbria a tavola, Edizioni Guerra, Perugia 1983. Il pane condito con formaggio è un’eredità del mondo classico: infatti lo nomina già Sofrone, patriarca di Gerusalemme nel VI secolo, nella tarda latinità, quando invita ad assaggiare “un pane al formaggio per i bambini”. Il pan caciato (o nociato) è nominato anche in una poesia di Guido Discepoli, “Novembre” da Saggio di poesie e canti popolari religiosi di alcuni paesi umbri, di Oreste Grifoni.

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Pampepato PAT Umbria

Nel testo citato di Remo Coppini, Umbria a tavola, viene riportata la più antica ricetta del pampepato risalente al 1851. Il pampepato ha un’origine contadina, è considerato un alimento “ricco” perché in passato per la sua preparazione la gente semplice impegnava gran parte dei propri risparmi.

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