Dalla caratteristica forma triangolare, il guanciale amatriciano è tra i PAT – Prodotti Agroalimentari Tradizionali, con il suo sapore intenso e deciso e il tipico colore bianco nella parte grassa e rosso vivo nella parte magra.
View More Pecorino di Nule PATTag: Prodotto agroalimentare tradizionale
Guanciale Amatriciano PAT Lazio
Dalla caratteristica forma triangolare, il guanciale amatriciano è tra i PAT – Prodotti Agroalimentari Tradizionali, con il suo sapore intenso e deciso e il tipico colore bianco nella parte grassa e rosso vivo nella parte magra.
View More Guanciale Amatriciano PAT LazioLa carne arrosto di Laterza PAT
La Carne arrosto di Laterza è un Prodotto Agroalimentare Tradizionale della Puglia consistente in un mix di carne di agnello e pecora proveniente da animali allevati nei territori intorno al paese di Laterza.
View More La carne arrosto di Laterza PATAgnello Sambucano PAT
La razza ovina Sambucana, detta anche Demontina, è una razza tradizionale tipica della Valle Stura di Demonte. La taglia è media, con un peso di circa 90 kg nei maschi e di 70 kg nelle femmine. La testa si presenta allungata, a profilo lievemente montonino, generalmente priva di corna. Il vello è bianco, con lana di qualità discreta; raramente è presente la pigmentazione nera.
View More Agnello Sambucano PATBaccalà e cavolfiore arracanato PAT del Molise
Prodotto realizzato con baccalà, cavolfiore, aglio, uva passa, gherigli di noce tritata, filetti di alici sott’olio, mollica di pane raffermo ed aromi vari. Il baccalà viene conservato sotto sale e prima di essere cucinato viene messo in acqua per due o tre giorni per fare allontanare il sale in eccesso. Il cavolfiore viene lessato ed impastato con pane, prima tostato in forno e poi sbriciolato unitamente a gherigli di noci. Gli ingredienti messi in una teglia sono infornati per 40 – 45 minuti.
View More Baccalà e cavolfiore arracanato PAT del MoliseCarciofo spinoso di Pompeiana PAT
Il Carciofo spinoso di Pompeiana è un prodotto tipico di questo piccolo borgo della provincia di Imperia, i cui terreni che non sono coltivati a “fiori e foglie ornamentali” o a “mazzeria”, sono infatti per lo più occupati dalle coltivazioni di questo ortaggio.
View More Carciofo spinoso di Pompeiana PATAglio rosso di Proceno PAT
In queste zone del comune in provincia di Viterbo, la pianta viene coltivata da novembre a febbraio, in lunghi solchi dentro cui vengono inseriti bulbilli. Successivamente (dopo la raccolta) si lascia asciugare al sole, per poi lavorare, le piante secche, in lunghe trecce. La tradizione vuole che parte della produzione sia conservata, come seme, per l’anno successivo. Questo ha garantito nel tempo che l’aglio rimanesse di provenienza di queste terre.
View More Aglio rosso di Proceno PATSalsiccia al coriandolo di Monte San Biagio (fresca, conservata e secca) PAT
La salsiccia è ricavata dall’impasto ben amalgamato della carne dell’intero suino, tagliata preferibilmente a mano con il coltello. Il grasso contenuto nell’impasto non supera il 25 per cento e gli altri ingredienti usati sono: sale, peperoncino piccante, pepe rosso dolce, vino moscato di Terracina e semi di coriandolo passati in forno per essere più croccanti e più facili da schiacciare.
View More Salsiccia al coriandolo di Monte San Biagio (fresca, conservata e secca) PATSalame di Sant’Olcese PAT
Il Salame di Sant’Olcese si produce in Valle Scrivia e Val Polcevera; si tratta di un insaccato da mangiare entro poche settimane dalla sua preparazione, in quanto non può essere stagionato oltre i trenta, quaranta giorni. Viene preparato con una miscela di carne bovina e suina in parti uguali, sgrassata e non troppo aromatizzata; la grana dell’impoasto del Salame di Sant’Olgese è piuttosto grossolana ed il prodotto risulta morbido.
View More Salame di Sant’Olcese PATPrigiotto PAT
Il “Prigiotto”, quanti sanno cosa è ? E’ il nome nostrano e storico del ben più celebre culatello.Cosi ,infatti, viene denominato in modo particolare nelle aree interne della Campania, in special modo nel Sannio. Del Prigiotto si hanno testimonianze storiche negli annali del 1700 in vari monasteri sanniti e non solo.
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