Il chinotto è ritenuto una mutazione (gemmaria) dell’arancio amaro. La coltura più estesa, che ha fama mondiale, è quella che si fa in Liguria, nel territorio di Savona, da circa tre secoli. Qui i chinotti si estendono in una zona litoranea dai 2 ai 300 metri sul livello del mare, tra Varazze e Finale, spingendosi nelle vallate retrostanti.
View More Chinotto di Savona PATTag: Prodotto agroalimentare tradizionale
Antiche pesche di Mogliano Veneto PAT
La coltivazione delle “antiche pesche di Mogliano Veneto” risale agli ultimi decenni dell’800, partendo da incroci naturali di varietà locali dimostratesi particolarmente saporite e profumate.
View More Antiche pesche di Mogliano Veneto PATAntiche varietà di castagne piacentine: Domestica di Gusano, dmestiga d’Gusan, e Marrone di Vezzolacca, maron d’ Vesulaca PAT Emilia Romagna
Una tradizione legata alla coltivazione del castagno era quella conseguente alle operazioni necessarie per ottenere farina di castagno, che, conservata per buona parte dell’anno, costituiva l’alimento principale per la sopravvivenza delle popolazioni di montagna. Allo scopo erano presenti vicini ai castagneti, apposite costruzioni dette “castagnere”, piccoli edifici provvisti di un locale con forno da pane in un angolo, e soffitto con travatura fitta su cui si adagiavano le castagne che rimanevano continuativamente nel calore del fuoco per circa 30-40 giorni fino a completa essiccazione.
View More Antiche varietà di castagne piacentine: Domestica di Gusano, dmestiga d’Gusan, e Marrone di Vezzolacca, maron d’ Vesulaca PAT Emilia RomagnaAcqua d’orcio o d’orzo PAT Emilia Romagna
Acqua d’orcio Fare prima macerare in abbondante acqua le radici di liquirizia, successivamente fare bollire il tutto, con l’estratto di liquirizia ed eventualmente semi di finocchio, anice e buccia di arancia. Dopo lunghissima bollitura (anche fino a 24 ore) fare raffreddare e poi filtrare. Il prodotto ottenuto si allunga con acqua in proporzione uno a dieci.
View More Acqua d’orcio o d’orzo PAT Emilia RomagnaPassatelli, passatini, pasadein, pasadòin in bròd PAT Emilia Romagna
Si chiamano passatelli perché prendono la forma particolare passando dai buchi dello specifico strumento. In passato era la minestra delle feste e delle grandi occasioni: Pasqua, Ascensione, battesimi, cresime, matrimoni, tranne il Natale in cui erano sostituiti dai cappelletti in brodo. Erano considerati un piatto pregiato poiché fatti con pane bianco. Pangrattato e parmigiano andavano in egual misura ma nelle case dei ricchi prevaleva il parmigiano, mentre in quelle dei poveri prevaleva il pane.
View More Passatelli, passatini, pasadein, pasadòin in bròd PAT Emilia RomagnaPasta di tartufo bianco PAT
Le materie prime sono: tartufo bianco, sale, pepe, olio (semi/oliva). La pasta di tartufo si presenta come una crema dalla consistenza morbida, dal colore chiaro e dal forte aroma tartufato.
View More Pasta di tartufo bianco PATSciroppo di Sambuco PAT di Trento
Lo sciroppo di sambuco (Holersirup in tedesco) è un prodotto tipico diffuso nell’Alto Adige – Südtirol, che viene preparato con i fiori del sambuco (Sambucus nigra), pianta estremamente diffusa nel territorio.
View More Sciroppo di Sambuco PAT di TrentoStrudel PAT di Trento
Dolce a forma vaga di cilindro, fatto con pasta tirata a sfoglia e arrotolata con un ripieno di frutta, solitamente mele tagliate a fettine e zuccherate, uva sultanina, pinoli o noci.
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È un ottimo liquore da dessert che bene si accompagna a frutta in macedonia e caffé. Pur essendo prodotto ormai su scala industriale, è fedele alla ricetta originale, del lontano 1850, quando nacque come liquore familiare.
Esiste anche l’amaro, che si differenzia dal precedente amaretto per la maggiore gradazione alcolica (30°) e per il suo utilizzo come digestivo. Si consiglia di gustarlo a temperatura ambiente.
Amaretto PAT (Gavenola, Sassello, Rocchetta)
Amaretto è uno strano nome per un dolcetto. Eppure non è uno scherzo e neppure un gioco di parole, ma uno dei pasticcini più noti e diffusi nel nord Italia, nato probabilmente alla corte dei dogi di Venezia. L’amaro gli è donato dalle mandorle, ma la sapienza dei pasticceri crea un biscotto dal dolce gusto inconfondibile.
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